ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Queen Cleopatra – Regina Cleopatra, la nuova docu-serie targata Netflix!!
Sveglia, intelligente, determinata, indipendente: il mito della regina Cleopatra ha attraversato i secoli, intingendo le penne dei più celebri scrittori di tutti i tempi, soggiogando studiosi e artisti, affascinando gli appassionati di storia e arrivando fino a noi con tutto il carico di suggestioni e magnetismo che una figura del genere si trascina dietro. Personaggio storico e letterario, abile stratega ed eroina senza tempo, la regina Cleopatra è una figura che si staglia a metà tra storia e leggenda, affondando le radici del suo mito in un’epoca lontana, riesumata spesso dagli autori cinematografici di pellicole storiche. Malgrado la fama del personaggio, di opere audiovisive sulla regina egiziana non ne sono state realizzate così tante (resta celebre il volto di Elizabeth Taylor nel film del 1963 di Joseph L. Mankiewicz): ragion per cui Jada Pinkett-Smith ha pensato bene di scrivere e narrare la sua storia, nella prospettiva di un progetto molto più ampio che andrà ad occuparsi del racconto di una serie di regine africane che hanno fatto la storia. L’intento è dunque dichiaratamente celebrativo prima che documentaristico.
Queen Cleopatra, più che un documentario, è infatti un tributo al potere delle donne.
La serie in quattro episodi è arrivata su Netflix il 10 maggio, preceduta da un’ondata di polemiche sul blackwashing che hanno scomodato persino il Supremo Consiglio per le Antichità egiziano, che ha accusato Netflix di falsificazione storica. Le ragioni delle proteste di una parte del mondo accademico sono riferibili alla scelta di Adele James come interprete della regina Cleopatra. Il colore della pelle della sovrana egizia è stato al centro di numerosi dibattiti. Secondo Queen Cleopatra, la regina era nera. La regista Tina Gharavi ha difeso il documentario dalle critiche, anche se il preambolo iniziale con cui si tenta di affermare una verità storica risulta piuttosto debole, almeno da un punto di vista documentaristico. Ma, polemiche a parte, Queen Cleopatra fa parte di un’operazione culturale che Jada Pinkett-Smith ha messo in piedi per promuovere il black power e per far arrivare al grande pubblico delle piattaforme le storie dimenticate di grandi figure femminili africane che hanno fatto la storia. Regina Cleopatra è solo il primo di una serie di progetti già in cantiere.
Ma il documentario Netflix riesce a colpire nel segno?
Dipende probabilmente dai punti di vista, anche se il risultato finale è un prodotto di difficile collocazione. Pur presentandosi come una docu-serie, infatti, Queen Cleopatra spinge molto sulla drammaturgia, dando alla fiction più spazio di quanto ci si aspetterebbe da un documentario classico. La serie è divisa in quattro parti, che ripercorrono la vita della regina dal momento della sua ascesa al trono insieme al fratello Tolomeo fino alla tragica morte dopo la battaglia di Azio del 31 a.C. Cleopatra, ultima monarca della dinastia tolemaica a regnare in Egitto, dopo la morte del padre, deve destreggiarsi tra reticenze interne e questioni familiari. Alla fine però, la sua figura svetterà su quella dei fratelli come l’unica in grado di regnare con giudizio e scrupolosità sull’Egitto. Dopo l’uccisione di Pompeo e le ire dei Romani, la regina dovrà assumersi l’onere di scendere a patti con il nemico/alleato e trarne quanti più benefici possibili per la sua gente. Il suo legame con Giulio Cesare sarà una tappa cruciale nella relazione tra i due popoli e un momento determinante delle guerre alessandrine. Ma sono proprio le sue esperienze amorose – con Giulio Cesare prima, con Marco Antonio poi – ad averne adombrato il peso politico e le sue doti di fine stratega. L’obiettivo di Queen Cleopatra è proprio quello di restituirci la figura di una donna capace di imporsi in un mondo ancora decisamente maschilista, giocando d’astuzia e ponendosi come fine ultimo la sopravvivenza della sua famiglia e della sua gente.
Tra fiction e nozioni storiche però c’è un bel salto, che disorienta lo spettatore e gli lascia il dubbio se quello che ha appena visto sia un period drama classico o una docu-serie vera e propria.
La confusione è comprensibile se si pensa che le notizie storiche trasmesse da Queen Cleopatra non aggiungono praticamente nulla di nuovo a quel che secoli di letteratura ci hanno già mostrato. Su questo punto, la docu-serie è carente, forse eccessivamente scolastica. Ma il taglio documentaristico non è il cruccio principale degli autori. Il fulcro degli episodi si cristallizza quasi esclusivamente attorno alle storie d’amore della protagonista. Ai suoi tormenti e alle sue angosce. È una scelta narrativa che non svilisce la personalità della sovrana, ma punta a filtrarne la storia attraverso espedienti di intrattenimento piuttosto che mediante certezze storiografiche. Ne viene fuori la figura di un personaggio tragico, appassionato e tormentato, un’effige presa a prestito dalle pagine dei libri di scuola che però assume poi la fisionomia di un’eroina televisiva. Queen Cleopatra è dunque la sponsorizzazione di un soggetto femminile forte, che mette in secondo piano la ricostruzione dettagliata di eventi del passato e punta invece più sulla fiction. Questa disarmonia allontana un certo tipo di pubblico e non soddisfa appieno l’altra parte. La serie Netflix sembra però non curarsene più di tanto. Il fine divulgativo si lascia scalzare da quello celebrativo. Cleopatra appare come una donna indipendente e forte, in grado di prendere decisioni politiche importanti, di tessere trame e soggiogare nemici, di imporre la propria visione e comportarsi come un sovrano lungimirante e lucido, che non ha nulla da invidiare alle grandi personalità maschili della storia.
Effettivamente, cinema e televisione non si sono occupate più di tanto della figura di Cleopatra, se non come soggetto di contorno, relegato sullo sfondo. Questa serie tenta di mettere in atto un’operazione che ha poco di documentaristico, ma molto di propagandistico. Il fine ha comunque a che fare con una manovra culturale, ma non in senso accademico e storiografico. L’idea da cui prende le mosse Queen Cleopatra è quella di glorificare una figura femminile forse troppo spesso sottovalutata dalle produzioni televisive e cinematografiche e renderle un tributo quasi encomiastico. Regina Cleopatra non è all’altezza delle altre docu-serie di Netflix – che sta puntando molto sul genere con prodotti di qualità – ma l’operazione culturale pensata da Jada Pinkett-Smith sembra interessante e ne vanno seguiti in ogni caso gli sviluppi.