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Questo Mondo non mi renderà Cattivo: In equilibrio per non affondare – La Recensione

Questo Mondo non mi renderà Cattivo
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In questo anno se ne sono dette tante. Il nuovo BoJack Horseman in versione italiana, Nanni Moretti. Zerocalcare è stato qualsiasi aggettivo, qualsiasi attributo che ricordasse il connubio tra cinismo e vita vera. Strappare Lungo i Bordi, d’altronde è diventata questa cosa qua. Assumendosi la responsabilità totale di parlare a nome di tutti, ci ha raccontato la vita attraverso diverse tematiche che ci rendevano tutti uguali, tutti annientati su un letto di disillusioni che una volta erano illusioni, su un letto di errori che si accavallano senza tregua e con un solo obiettivo: renderci, almeno, umani. Non buoni o cattivi, non forti o invincibili. Umani. Tornare dopo la prima produzione era difficile. Sembrava che il fumettista italiano avesse detto tanto e troppo, e che un secondo atto potesse non essere paragonabile al primo. Ma Zerocalcare non è uno che torna se non sa come farlo. Non è uno che si butta solo per fare la seconda stagione. Per questa ragione Questo Mondo non mi renderà Cattivo arriva su Netflix nel migliore dei modi continuando quanto detto durante la prima stagione. Lo fa attraverso un nuovo argomento, una tematica difficile che riesce a far luce su una questione che riguarda tutti in modo sia collettivo che individuale.

Cerchiamo sempre di comportarci in modo tale da guadagnarci una medaglia al valore, ma Zerocalcare ci mostra che anche in quel caso non riusciamo a smettere di annegare nel nostro narcisismo, nel nostro egocentrico modo di vedere il mondo. Quel mondo che, speriamo, non ci renderà mai il risultato di ciò che consuma e distrugge

Questo Mondo Non mi renderà Cattivo (640×360)

Questo Mondo Non mi renderà Cattivo sa bene cosa vuole dire, ma per farlo si assume la responsabilità di affrontare un tema delicato che ogni giorno divide il paese in due fazioni che si urlano addosso ciò che vorrebbero e che, in modo quasi maniacale, si tormentano cercando di decretare cosa sia giusto e cosa invece sbagliato. La prima puntata della seconda stagione Netflix si apre infatti con uno Zero turbato da alcuni manifesti che minacciano di voler cacciare gli immigrati da un centro d’accoglienza di un quartiere di Roma abbandonato a se stesso in cui non vuole andare nessuno e le scuole non vengono frequentate. Per un secondo, tutti gli abitanti della zona dimenticano i problemi effettivi per ricordarsi soltanto di quel centro d’accoglienza, attribuendo solo a quell’edificio ogni qualsiasi tipo di problematica. Zero non ci sta. Non lo accetta. Come non mai, vuole prendere parte a questa battaglia.

Per tutti e sei gli episodi Questo Mondo Non mi renderà Cattivo si concentra su questo argomento tormentando, pian piano, la coscienza di Zero. E’ stato così occupato dal dire la propria e pensare a cosa sia giusto e a cosa invece non lo sia, da non ricordare per cosa stesse lottando. Mandava avanti la sua battaglia senza ricordare per chi o perché. Lo faceva a nome dei suoi principi, e non a nome di chi stava rischiando il tetto sopra la testa. Era una mossa onorevole, ma era la ragione che lo spingeva a compierla che continuava a renderlo, comunque, ancora quello Zerocentrico della prima stagione. Perché non è solo quello che facciamo, è anche il perché, il rispetto che portiamo a quel che accade al sedere degli altri. Urlare al posto loro non serve a niente, se poi neanche gli riserviamo un pensiero perché totalmente concentrati soltanto sui nostri principi.

Ancora una volta Zerocalcare ci racconta il nostro senso di alienazione, il narcisismo deplorevole che ci ossessiona anche quando cerchiamo di seguire le mosse giuste che pensiamo ci porteranno a conquistare una medaglia al valore. Ma se questo il suo alter ego fatica a comprenderlo, il fumettista lo ricorda bene e cerca di raccontarlo attraverso il silenzio di chi sta dall’altra parte del marciapiede e, senza far nulla o ribellarsi, guarda chi ha un tetto sopra la testa scagliarsi per cosa sia giusto o cosa sbagliato. La verità non sempre si traveste di concretezza, non sempre è assoluta. A volte cambia a seconda delle situazioni e del contesto, delle ragioni e dei mostri che ci portiamo dentro.

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Questo Mondo Non mi renderà Cattivo (640×360)

Questo Mondo Non mi renderà Cattivo non è meglio o peggio di Strappare Lungo i Bordi. E’ la sua continuazione attraverso nuovi punti di vista che hanno che però a che fare con la solita nostra unica ossessione: i mostri che ci portiamo dietro. Quei grandi mostri che tagliano le nostre giornate in piccoli momenti in cui, se siamo sereni o quantomeno dimentichiamo i motivi della nostra invincibile tristezza, ci tormentiamo pensando che alla fine dopo il sole arriverà di certo la prima nuvola, e poi un acquazzone da cui ne usciremo totalmente zuppi.

Zerocalcare, attraverso Questo Mondo Non mi renderà Cattivo, ha dimostrato di essere un autore attivo, di stare attento a quel che succede quando la sua opera va in scena e il rumore delle voci dà vita a un’opinione generale. Ha raccontato le critiche che gli sono state mosse – come la dizione, l’utilizzo del dialetto romano e le interpretazioni che il pubblico ha dato a una sua singola parola – in modo ironico e tagliente senza mai prendersela troppo. Come a dire: oh, io sò fatto così. Ed è vero. E’ fatto così. Ed è questo che conferma ancora una volta che questo nuovo fenomeno mediatico non ha nulla a che fare con il resto delle cose che abbiamo già visto. Questo Mondo Non mi renderà Cattivo (esattamente come Strappare Lungo i Bordi) è onesto, ti racconta il mondo per quello che davvero gli occhi di un fumettista osservano, e l’onestà più pura non può renderti uguale a niente. Neanche a quelle cose o persone che la pensano come te sul disastro in cui abitiamo.

Questo Mondo Non mi renderà Cattivo non è uguale a niente, ma fa sì che il suo telespettatore possa capire di non essere al di sopra di niente. Chiunque egli sia, rimane comunque il pezzo di carta ciancicato della prima stagione, un individuo torturato dai propri tormenti che cerca di sopravvivere alla propria esistenza, sperando – forse – che questa non lo renderà cattivo. Se a spiccare nella prima stagione era il personaggio di Alice, in questa è sicuramente Cesare, un ragazzo di quarant’anni che la vita non te la racconta attraverso le crisi sentimentali o tristezze generazionali, ma a suon di angoscia e vuoto, paura e perdita totale delle proprie vere necessità. Crede di non appartenere più a questo mondo perché quasi tutti se lo sono dimenticati lasciandolo avvolto nelle sue disgrazie, e forse per questo se la prende con i più deboli, ma Zerocalcare non lo descrive come un personaggio cattivo. Lo descrive come il risultato di una vita che non è stata dolce con lui e che, così facendo, lo ha reso come un pezzo di carta che se passato veloce sul dito ti taglia, ma che se bagni anche solo con una goccia d’acqua diventa vulnerabile fino a distruggersi.

Noi non lo sappiamo se questo mondo non renderà cattivo chiunque, neanche Zero lo sa, ma sappiamo che a volte per non affondare non serve vivere dentro una realtà perfetta in cui tutto sorride. A volte basta anche solo riuscire a saper mantenere l’equilibrio, muoversi un po’ e guardare fisso un punto sperando di non andare giù. Forse basta davvero avere ancora voglia di salvarsi per salvarsi davvero. Almeno quanto basta, per non affondare.

Annalisa Gabriele

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