Gareth Edwards è un regista che, per tutti gli appassionati del genere sci-fi e non solo, rappresenta una garanzia. Il suo debutto con un lungometraggio fu Monsters, il quale lasciò tutti gli appassionati a bocca aperta. Il regista si ispirò a grandi classici del genere post-apocalittico come 28 giorni dopo, oltre a quel District 9 uscito poco prima che era già diventato un cult a tutti gli effetti. I paesaggi desolati, popolati da ben poche persone e alcune creature tentacolari, erano semplicemente sensazionali. Edwards non curò solo la regia ma si occupò anche di scenografia, effetti speciali e fotografia. Il talento di questo regista debuttante fu evidente. A causa di un budget limitatissimo, al di sotto del milione di dollari, non venne scritta una vera e propria sceneggiatura. Il film era un road movie che univa Lost in Translation e La guerra dei mondi, con attori ai quali veniva lasciata una certa libertà sulle battute da recitare. La troupe era composta solamente da 7 persone che si spostavano con un furgoncino. Nonostante questi mezzi limitati, Monsters dominò ai British Awards e provò che Gareth Edwards era un regista davvero da tenere d’occhio.
Non sorprende dunque che, subito dopo, a Edwards venne affidata una produzione con budget ben più alto. Fu lui a dirigere Godzilla, il primo film del MonsterVerse, che riuscì a confermare tutte le sue capacità. Dopo oltre 10 anni dal precedente film americano sul kaiju giapponese, dove questo veniva mostrato in maniera ben poco fedele all’originale, riuscì a portare sugli schermi di tutto il mondo una pellicola avvincente, in grado di ottenere ottimi incassi e affermarsi come un vero e proprio successo, al netto di qualche piccola criticità. Proprio grazie a questo grande debutto il MonsterVerse sarebbe continuato fino al recente Monarch: Legacy of Monsters.
La carriera di Edwards sarebbe invece proseguita altrove, e lo avrebbe fatto con quello che è, con ogni probabilità, il film più amato del franchise di Star Wars realizzato solo l’egida Disney. Rogue One: A Star Wars Story è stato un prequel in grado di convincere quasi tutti i fan di questo franchise fantascientifico. Mentre Godzilla andava in sala, Gareth Edwards venne scelto da Bob Iger per dirigere lo spin-off che raccontava il furto dei piani della Morte Nera, un’idea che era in cantiere già da molti anni. Le riprese, in modo ben diverso dal debutto Monsters, avvennero in varie parti del mondo, con particolare attenzione per quelle riguardanti il pianeta Scarif che si svolsero nelle isole del Pacifico. Il set venne visitato anche da George Lucas e Peter Jackson. Purtroppo non mancarono alcune tensioni e problemi, al punto che alcune riprese aggiuntive vennero realizzate assieme a Tony Gilroy. Il risultato finale fu però un grande successo, con gli incassi che globalmente superarono il miliardo di dollari. Simili risultati furono superiori alle aspettative della stessa Disney e sia il pubblico sia la critica accolsero il film con grande entusiasmo. George Lucas lo elogiò enormemente, avvertendo nel film lo spirito della prima trilogia, e tutti riconobbero che il fanservice, se ben fatto e con idee valide, poteva portare a realizzare un grande prodotto.
Dopo ben 7 anni Gareth Edwards torna al cinema con The Creator. Il film, al netto di alcune incertezze, è davvero uno sci-fi ottimo. Purtroppo i risultati al botteghino non sono stati affatto positivi
Dopo anni di silenzio, nel 2019 viene annunciato che Gareth Edwards sarebbe tornato con nuovo film. Continuava la collaborazione con Chris Weitz e Greig Fraser, già collaboratori con Rogue One: A Star Wars Story, e nuovamente avrebbe realizzato un film di fantascienza, ormai vero e proprio marchio di fabbrica. Il budget di The Creator era piuttosto alto e presentava John David Washington come protagonista, oltre a Ken Watanabe e il premio Oscar Allison Janney. La colonna sonora era curata da Hans Zimmer, alla prima collaborazione col regista. Il film venne girato con scelte al risparmio sulla registrazione del suono e si scelse il formato 2.76:1 come richiamo a Ben-Hur. Il budget, pur considerevole, non era in realtà così alto per un film simile, anche a causa di alcuni costi derivati dalle limitazioni causate dalla pandemia di Covid-19. Anziché scegliere di fare un abbondante uso di effetti speciali, si ritenne più economico girare con una crew molto limitata recandosi di persona in 80 diverse location sparse in tutto il globo. Una situazione indubbiamente simile a quella verificatasi in Monsters, con spostamenti però decisamente più lunghi.
L’accoglienza purtroppo, pur generalmente positiva, non portò ad alti incassi. Una campagna di marketing non del tutto roboante e la scarsa presenza di attori di grande richiamo non convinsero il pubblico ad andare a vedere il film in massa.
The Creator narra la storia di un futuro distopico nel quale gli Stati Uniti sono in guerra contro buona parte del continente asiatico, unito sotto un unico Stato dal nome Nuova Asia. Gli Stati Uniti hanno messo al bando l’IA mentre la Nuova Asia l’ha abbracciata appieno, sostenendo fortemente il diritto alla vita e alla parità delle creature basate sull’IA. All’interno di questo nuovo Stato vive Nirmata, una misteriosa figura che gli Stati Uniti cercano poiché si tratta della persona che sta maggiormente contribuendo al progresso delle ricerche sull’intelligenza artificiale. Il protagonista della storia è Joshua Taylor, agente sotto copertura americano che si è avvicinato a Maya, donna sospettata di essere in contatto con Nirmata. Joshua si è però innamorato di lei e, all’inizio del film, è incinta di loro figlio. Un attacco statunitense inaspettato, di cui Joshua stesso non era stato informato, lo porta a rivelare per errore la sua posizione sotto copertura. Maya scappa, sconvolta dalla rivelazione, e nella fuga rimane coinvolta in un’esplosione, lasciando il protagonista solo. Torna in madrepatria e trascorre anni di grande sofferenza finché non viene richiamato per tornare in Nuova Asia, perché sta nascendo una nuova arma potenzialmente pericolosa. Per convincerlo gli viene mostrato un video dove sembra che Maya possa essere ancora viva.
The Creator propone una trama nella quale l’IA è l’argomento principale, intrecciandosi con un road movie e l’amore di Joshua per Maya
Non vogliamo naturalmente fare spoiler. Ci limitiamo però ad accennare che The Creator, particolarmente riuscito per buona parte della sua durata, ha una fase conclusiva piuttosto lunga e con un numero eccessivamente alto di combattimenti e cambi di location. Una durata inferiore avrebbe giovato a una pellicola che proprio nel finale risulta un po’ confusionaria ed eccessivamente prolissa.
Nonostante ciò, la qualità si mantiene comunque alta. Non sorprende affatto che Gareth Edwards, oltre a film di fantascienza come Blade Runner, abbia indicato di essersi ispirato anche ad Apocalypse Now. I richiami alla guerra del Vietnam, e ad altri film che l’hanno mostrata sul grande schermo come Platoon, sono evidenti. Il popolo asiatico viene minacciato con violenza, vessato dai soldati americani, e continua a combattere in modo talvolta sotterraneo, opponendo una strenua resistenza nonostante un livello tecnologico inferiore. Le IA dimostrano di essere creature complete e loro stesse, autonomamente, creano racconti e narrazioni auspicando che un giorno potranno essere libere e riconosciute come tali. Il protagonista, pur cercando di raggiungere solamente i propri scopi, deve gradualmente cedere di fronte a una situazione che lo vede sempre più coinvolto. La ricerca di Maya, il suo grande amore, non smette comunque di essere il suo scopo principale. Una particolare nota di merito va anche alla gestione del sonoro. Musiche curate da Hans Zimmer si alternano a momenti nei quali sono presenti solamente le voci degli attori e nessun sottofondo. Talvolta ci sono sequenze con vero e proprio silenzio, in particolare quando questo anticipa esplosioni provocate dalla guerra.
Gli appassionati di fantascienza devono dare una chance a un film che merita di essere riscoperto su Disney+, provando a riscattarlo dopo una scarsa accoglienza in sala
È un peccato che The Creator sia passato in sordina. Al netto di una conclusione scricchiolante, e di alcuni colpi di scena piuttosto prevedibili, il film funziona e merita davvero una visione. Ci auguriamo che possa esserci un riscatto con l’arrivo su Disney+ e che, nuovamente, il buon lavoro di Gareth Edwards venga riconosciuto dal pubblico. Per arrivare a questa pellicola sono trascorsi ben 7 anni dalla precedente. Il nostro augurio è che trascorrerà molto meno tempo per vedere la prossima fatica del regista. La sua conoscenza del genere, intrecciata alla sua familiarità con tutto il grande cinema classico americano, lo porta a realizzare film davvero meritevoli. Il tutto viene inoltre coniugato frequentemente con una storia d’amore struggente ed efficace.
Sono trascorsi circa 13 anni dall’uscita di Monsters ma è bella notare come il regista, pur crescendo e cambiando, abbia mantenuto la sua idea di cinema senza snaturarsi. The Creator sembra davvero, in un certo senso, un Monsters realizzato con un budget ben più considerevole. Riscopritelo in streaming perché merita davvero una chance.