Bentornati con la recensione del settimo episodio della terza stagione di Riverdale: “Chapter Forty-Two, The Man in Black“.
Dopo l’episodio caotico e sconclusionato della scorsa settimana, rientriamo in carreggiata. La puntata è ordinata. Ci sono tre storie e non ci si allontana da esse prima che siano arrivate al termine. Peccato, però, che una vera e propria conclusione non l’ abbiano. Ma andiamo a vedere nel dettaglio di cosa si tratta.
L’episodio di Riverdale comincia con il segmento dedicato ad Archie e Jughead che, nello scorso episodio, avevano cominciato un pellegrinaggio alla ricerca di risposte, relative a cosa esattamente non si sa. Ma, ad ogni modo, è stato bello vederli impegnati in questo cammino. Dopo molto tempo i due ritornano all’azione, insieme, mentre in sottofondo suona una colonna sonora assai simile a quella di Stranger Things, e ci danno dimostrazione di essere un dinamico duo.
Da una parte, abbiamo Archie Andrews. Archie è impulsivo e vendicativo ai limiti del razionale. Sa come cacciarsi nei guai e non pensa quasi mai lucidamente. Mette sempre a rischio la sua vita e lo fa con la facilità con cui divoro la parmigiana della nonna la domenica sera. Dall’altra, c’è Jughead Jones. Jughead è razionale, è coscienzioso e lucido. È freddo e determinato, è un leader nato, più di quanto possa esserlo Archie. Adoro la loro amicizia perché si compensano: dove non arriva la lungimiranza dell’uno, arriva quella dell’altro. Dove la paura blocca l’azione di uno, arriva l’intraprendenza dell’altro.
Certo, Jughead non è un cavaliere senza macchia. Ogni tanto dà problemi anche lui, ma, tra i due, lui è la mente e Archie è il corpo. E che corpo! In questo episodio di Riverdale KJ Apa (aka Archie Andrews) ci ha regalato una bellissima scena di shirtless che ho apprezzato più di quanto abbia apprezzato l’intero episodio. E l’episodio mi è piaciuto molto. Nelle scorse stagioni ho sempre detto che Archie è inutile, ma oggi mi ricredo. Non è inutile sempre, è spesso inutile. Altre volte, invece, si rivela molto utile. Quelle sono le volte in cui si toglie la maglia e sposta balle di fieno sotto il sole cocente di una cittadina fantasma chissà dove negli Stati Uniti.
Il loro segmento mi è piaciuto molto, mi è piaciuta soprattutto la scena in cui Jughead convince Archie a non lasciarsi sopraffare dalla sete di vendetta. Ho apprezzato anche la scena della passeggiata di Jughead nella città fantasma. Era molto inquietante e lo è diventata ancora di più durante la conversazione con l’anziana tra i ruderi. Una cosa che mi è sembrata strana, a parte i vari segni satanici sugli edifici e le immagini di adorazione del Gargoyle King, è stata il modo di parlare dei superstiti. È come se in quella città tutti parlassero con frasi fatte prese direttamente da aforismi.com. Mi hanno inquietato. Soprattutto la vecchia. Lei parlava in codice/con aforismi/per metafore.
Durante la visita in città, Jughead dice che quel posto gli ricorda American Gothic e sono più che certa che non si riferisca di certo al dipinto, ma bensì al film del 1988 diretto da John Hough. Nel film, infatti, i protagonisti arrivano in un luogo apparentemente disabitato e si ritrovano vittime di un’assurda carneficina per opera di tre ragazzi cresciuti senza regole in un ambiente quasi arcaico. Il che ricorda un po’ la situazione che si ritrova davanti il giovane Jones una volta entrato in città e gli scenari che gli si presentano possono presupporre un seguito come quello del film sopracitato. Per fortuna, però, nessuno muore (nonostante l’attentato alla vita di Archie da parte di una cittadina).
Nella città ci sono solo donne. L’unico uomo è Hiram Lorge. Come sospettavo, il signor Lodge è immischiato in questa storia del Gargoyle King. Infatti, il titolo dell’episodio si riferisce, di fatto, a lui. È lui l’uomo in nero (Man in Black) di cui parlano le ragazze. Che cosa gli avranno mai messo nell’acqua a ‘sti padri di Riverdale, io non lo so, ma ognuno di loro non fa altro che portare guai. A quanto pare, Hiram tiene prigionieri gli uomini di un’intera città e li fa a lavorare per lui in una prigione che in realtà è la copertura per un traffico di una droga col nome di caramelle frizzanti per bambini.
Quando il segmento dedicato a Jughead e Archie termina, è la volta di quello dedicato a Veronica. E anche qui ritroviamo un diretto collegamento con il signor Lodge. La principessa di Riverdale, per risolvere alcuni problemi economici, è costretta ad accettare un consiglio di suo padre. Purtroppo, quello che ho notato di Ronnie nell’ultimo periodo, è che non ragiona più tanto lucidamente.
Quindi si ritrova addirittura a provare empatia nei confronti di suo padre e delle sue spregevoli azioni. Speriamo solo che non si lasci prendere in giro di nuovo. Credeva che in fin dei conti suo padre non fosse così male, seppure fosse lo stesso uomo che ha tentato di farle uccidere il fidanzato dopo averlo incastrato per omicidio. Dopo la rivelazione che le fa Pop sulla morte dello sceriffo Minetta, spero davvero che apra gli occhi e torni a guardare le cose come faceva prima: razionalmente.
Nel frattempo Betty è stata rinchiusa dalle suore e non se n’è accorto nessuno. Nemmeno Jughead si preoccupa quando non gli risponde al telefono. La protagonista del terzo e ultimo segmento è proprio lei. La nostra cara Nancy Drew di Riverdale disposta a tutto per salvare gli altri adesso non ha nessuno che salvi lei.
A inizio stagione speravo che quella di Alice fosse solo una tattica per infiltrarsi nella setta in cui era Polly e indagare su di loro. Ma, dopo la decisione di far portare via Betty, non ne sono più tanto sicura. Alice si è bevuta il cervello. Completamente. È andata!
Da quando Betty è finita dalle malefiche suore di Riverdale, le cose sono precipitate. Stiamo rischiando di perdere anche lei. Nonostante abbia apprezzato il suo pezzo di storia, mi duole il cuore al pensiero di perdere l’ultima persona lucida della città. Jughead è via e non c’è nessuno a indagare sulla faccenda di Gryphons & Gargoyle. Non c’è nessuno che correrà in soccorso della Cooper adesso che è sotto il controllo di quelle pazze maniache.
Le suore, infatti, non solo sono d’accordo con il Man in Black Hiram Lodge, ma sono d’accordo anche con quel folle di Claudius Blossom, gemello del defunto Clifford, assassino di suo figlio Jason, fratello di Cheryl che al mercato mio padre comprò. I due uomini trafficano droga col nome di caramella e hanno affari in corso che li portano a vedersi al convento. Al che ho pensato, proprio come Betty, che probabilmente sia Claudius che Hiram sono coinvolti nella morte del preside Featherhead. E se così fosse allora la città di Riverdale sarebbe in grave pericolo.
Abbiamo già visto in passato di cosa sono stati capaci i Blossom e sappiamo bene di cosa è capace Hiram Lodge. Di questo passo comincio a pensare che la città di Riverdale diventerà presto una città fantasma, proprio come quella che hanno visitato Jughead e Archie.
Per questa settimana è tutto, alla prossima
Halleloo!