Bentornati con la recensione del decimo episodio della terza stagione di Riverdale. Quando meno ce lo aspettiamo le vecchie conoscenze ritornano, sempre.
Ebbene sì, dopo aver creduto che mai l’avremmo rivisto, Hal Cooper fa il suo ritorno. E non è l’unico. Anche Archie torna a Riverdale dopo l’attacco dell’orso e quella specie di catalessi in cui era finito. Assieme al ritorno di Hal e Archie, troviamo anche quello di Tall Boy che credevamo fosse già diventato cibo per gli animali e concime per il terreno.
Iniziamo proprio da Archie. Quando l’episodio comincia e parte la narrazione di Jughead, per un attimo ho creduto davvero che ci fossimo liberati di lui. E invece, no, lui non può morire. Sinceramente, da quando ha lasciato Riverdale, non ho mai sentito la sua mancanza, né la mancanza dell’unico neurone che aveva in testa (il criceto Jon). Speravo, quasi, che sparisse. Ma non si può avere tutto dalla vita, purtroppo.
Trovo veramente ridicolo il tentativo di far cambiare Archie. Innanzitutto perché evidentemente non ha funzionato. È lo stesso idiota che era prima. Nessun cambiamento. Nemmeno lo scontro con l’orso o la visione mistica indotta dal dolore sono riusciti a cambiarlo. Non fino in fondo perlomeno. Infatti, quando torna a Riverdale, dice di essere cambiato, ha due visioni su Hiram Lodge probabilmente dovute a quella specie di succo all’uva che tiene nascosto nel cassetto e che vogliono far passare per alcol, e scappa dalla festa di Veronica. Che cambiamento! Complimenti.
Per due minuti in cui si lamenta con Betty perché è cambiato e non sa più studiare. Sorseggia frappé alla banana piuttosto che al cioccolato, facendo preoccupare tutti. Frappé al cioccolato is for boys, frappé alla banana is for men. Ma, non appena Jughead gli propone di fare da esca per attirare Hiram Lodge, non ci pensa nemmeno per un secondo e accetta.
Hiram è l’uomo che l’ha costretto alla fuga. È il motivo per cui ha rischiato di essere ammazzato innumerevoli volte. Tra l’altro, se il signor Lodge avesse saputo che bastava un orso a metterlo KO forse avrebbe evitato di sporcarsi le mani con così tanto sangue innocente.
Il senso del discorso è: per quale motivo dici di essere cambiato se poi fai esattamente ciò che avresti fatto prima? Il lupo perde il pelo ma non il vizio. E Archie la sindrome del paladino della giustizia ce l’ha per vizio! Dovrebbe sinceramente imparare a farsi gli affari suoi. Forse potrebbe cambiare davvero.
L’unico cambiamento che ho visto in questo episodio di Riverdale (a parte l’elezione a sceriffo di FP Jones, paradossale as Hell) è stato il coraggio di Veronica nel lasciare Archie. Quello si che è un vero passo avanti. Ormai Ronnie non ha più bisogno di piangere sul latte versato. La sua storia con Archie era una catena che la teneva prigioniera. Lui giocava a fare l’eremita, mentre lei avrebbe dovuto fare la Penelope della situazione, avrebbe dovuto aspettarlo come dimostrazione della sua fedeltà. Per fortuna è arrivato Reggie e l’ha fatta invaghire. Parlare di innamoramento, in questo momento, mi sembra prematuro, ma sono sicura si tratti di una profonda infatuazione.
Spero moltissimo che durino. Veronica e Archie erano diventati noiosi e monotoni. Noi meritiamo Veronica e Reggie. Ce li meritiamo perché sono bellissimi, dolcissimi e Reggie è un cucciolo con la maglietta adesso, senza maglietta è un adone. Insomma, è perfetto.
Durante la scena girata nel locale di Veronica, quando lei canta la canzone per Archie, mi aspettavo sinceramente che finisse per guardare Reggie. Ma purtroppo, per via dell’egocentrismo di Archie che ha deciso di alzarsi e andarsene attirando tutta l’attenzione, non lo sapremo mai. Certo è che a fine episodio non è lui a conquistare il cuore della ragazza, ma lo fa il giovane e bel Raggie Mantle per la mia gioia. Ora dobbiamo solo trovare il nome per questi due. Vaggie fa tanto di verdura o vagina, Rannie (misto tra Raggie e Ronnie?) non mi convince… lasciamo il nome ad un’altra volta.
Tornando all’episodio di Riverdale. Come dicevo a inizio recensione, è riapparso Hal Cooper seppur rinchiuso in cella come l’animale che è. E, stando a quanto ci dice, non solo è un assassino, ma si scopa anche dal carcere la moglie del suo defunto cugino. A parte la follia iniziale delle notizie che ci fornisce, le scene tra lui e Betty mi sono piaciute. È come se lui cercasse di risvegliare la parte oscura di sua figlia ogni qual volta la guarda negli occhi. Proprio come faceva quand’era il Black Hood e la costringeva ad indossare la maschera.
È, invece, una grande delusione scoprire che Alice Cooper è completamente andata. Speravo che la sua fosse tutta una messa in scena per smascherare i loschi affari della fattoria o per una specie di reportage sulla vita che si conduce in una setta. Volevo credere che fosse sotto copertura, ma non è così. Alice è completamente plagiata da quei pazzi.
Ho l’impressione che non tonerà in sé molto presto. Riverdale ha bisogno della vecchia Alice Cooper. Questa tutta tisane, cannoni alla Bob Marley e vestiti fatti dai sacchi di juta, non piace a nessuno. Rivogliamo la combattente, quella con due consistenze sotto grosse quanto il mondo. Ridateci la donna che ci ha conquistato nelle precedenti stagioni!
E, infine, viene svelata l’identità del Gargoyle King. Non è Hiram Lodge. O meglio, non è direttamente Hiram Lodge. È Tall Boy che tutti credevamo già posizionato a guardare i cipressi dalla parte delle radici. Ma non è così. Anzi, non era così all’inizio dell’episodio. Sì, perché alla fine viene ammazzato proprio dai Serpents che ha tradito. Ok, lo fanno involontariamente, ma questo non li rende meno colpevoli.
Questo episodio di Riverdale mi è piaciuto particolarmente per un motivo: Hiram Lodge che si sentiva intoccabile, sempre un passo davanti a tutti e, soprattutto, invincibile è stato sparato. So che è brutto dirlo, ma ERA ORA! Era ora che qualcuno lo spodestasse. Non ce la facevamo più con le sue manie di grandezza e con la sua voglia continua di giocare al capo dei capi con lo stesso entusiasmo con cui i dodicenni imitano i tizi di Gomorra.
Mi chiedo solo chi sia stato a sparargli. Una parte di me dice di non sottovalutare Archie, ma l’altra continua a ripetermi che è tutto merito di Hermione che si è finalmente rotta i coglioni del marito. Potrebbe aver assunto lei qualcuno per sparargli. E si è anche creata l’alibi essendo la persona con cui Hiram stava parlando al telefono mentre veniva colpito. La stessa persona dovrebbe essere colpevole anche dell’omicidio di Claudius Blossom. Il che mi ha portato a pensare a una cosa. Da brava Sherlock quale sono, mi sono chiesta: non è strano che Hiram e i suoi due alleati siano andati in contro alla morte nello stesso momento?
E vorrei tremendamente che a capo di questo ci sia Hermione. Innanzitutto è possibilissimo che sia così. L’alibi se l’è creato ed è solido. Il movente ce l’ha e anche quello è solido. E, a fine episodio, è proprio lei a dare l’incarico a FP, eleggendolo sceriffo e a dirgli di mettere in azione il piano. Hermione, siamo tutti con te, non ci deludere!
Stavo pensando a una cosa: come ha fatto Archie Andrews a rientrare a Riverdale? La città è in quarantena. La quarantena dovrebbe essere quella situazione di contenimento da cui nessuno può scappare. Nessuno dovrebbe poter entrare e/o uscire da una città in quarantena. Ok che è di Riverdale che stiamo parlando, ma la credibilità è importante.
Mi è dispiaciuto moltissimo non vedere Cheryl. Quando lei manca a me manca l’ossigeno. La sua stronzaggine è una delle ragioni fondamentali per cui continuo a guardare Riverdale. Lei non ti annoia mai. È una certezza. Sai che con il suo carattere imprevedibile, volubile e difficile, troverà sempre un modo per attirare la tua attenzione.
Spero che nel prossimo episodio non facciano l’errore di escluderla di nuovo. Non se lo merita.
E anche per questa settimana è tutto, alla prossima
Halleloo!