Episodio 6×3: il Dono può trovarsi anche in un uomo
“Questa terra non appartiene ai morti“
Ragazzi, che puntata! Talmente bella e densa di avvenimenti che ho dovuto fermare il video a metà e mettermi subito a scrivere, o avrei rischiato di tralasciare qualcosa!
Le prime sequenze del terzo episodio si svolgono nei boschi di Roanoke, dove i Miller sono impegnati nella ricerca di Flora; si tratta di un espediente perfetto per approfondire il carattere di Lee, un personaggio che secondo me si rivelerà estremamente interessante e decisivo nel corso della storia. Da notare è anche la scena del ritrovamento dei due Polk, sorpresi mentre mangiano carne di maiale direttamente dalla carcassa della bestia: quando li ho visti ho pensato a una coppia di zombie e ho creduto di aver scoperto l’elemento horror su cui la stagione sarà basata… Ma non ne sono più così sicura, perché i giovani potrebbero essere vittime di una più razionale malattia mentale piuttosto che del morso di un cadavere ambulante. In ogni caso, lasciamo aperte tutte le possibilità.
I parallelismi tra Roanoke e Murder House continuano grazie alla comparsa del sensitivo Cricket, chiamato in causa dagli Spiriti per rintracciare la bambina perduta. Questo buffo vecchietto offre vari spunti di riflessione: innanzitutto risulta accattivante come personaggio in sé, dato che lo troviamo intelligente, simpatico e conscio di ciò che sta facendo (inoltre il suo look sobrio e kitsch allo stesso tempo ricorda un po’ l’atmosfera di Coven, o è solo una mia impressione?); in secondo luogo, la somma di denaro che chiede in cambio delle informazioni su Flora suscita in noi domande importanti: quando uno ha in mano la vita di un’altra persona, come può avere il coraggio di vincolarne la salvezza a un pagamento? Egli giustifica la propria scelta affermando che giocare con gli Spiriti lo mette in pericolo, e che se cedesse alle lacrime di ogni madre afflitta senza pretendere nulla non riuscirebbe a sbarcare il lunario. Il che è assolutamente vero, però è anche uno schiaffo che fa capire quanto l’avidità della realtà in cui siamo costretti a vivere non perdoni.
Infine, la figura del sensitivo rimanda ancora una volta alla prima stagione di AHS e in particolare a Billie Dean, la tizia che in Murder House possedeva il medesimo Dono sovrannaturale di Cricket. Si tratta di un dettaglio assai significativo: perché in genere la capacità di mettersi in contatto con energie paranormali è associata alla femminilità, come se la proverbiale sensibilità delle donne permettesse loro di vedere quel che per gli altri non esiste… Ma è solo uno stereotipo, e Roanoke lo dimostra presentandoci un uomo dotato di un potere che trascende il concreto e affonda nell’intangibile (è lui stesso a far notare ai Miller quanto le loro percezioni siano troppo convenzionali, troppo diverse dalla sua anima vigile e sottile).
Insomma, Cricket pare destinato a svolgere un ruolo fondamentale nella vicenda, e ce ne accorgiamo fin dal primo scontro mentale che intrattiene con lo spettro della Macellaia: mentre parla con lei pronuncia la frase che ho riportato all’inizio del paragrafo, intimandole di lasciare in pace i nuovi abitanti della casa. E, almeno per il momento, il suo potere riesce a difendere Shelby, Matt e Lee da quella creatura malvagia.
A proposito, scopriamo pure che il vero nome della Macellaia è Tomasyn White. Bene, se avete visto “The Witch” (film di Roger Eggers uscito al cinema alcuni mesi fa e grandemente apprezzato dalla critica) sapete che il nome della strega protagonista è Thomasin, e che sia lei sia la Macellaia di Roanoke sono vissute tra ‘500 e ‘600. Mi chiedo se si tratti di una coincidenza, considerato che The Witch è basato su documenti autentici del diciassettesimo secolo…
Comunque, addentrandoci nell’episodio incontriamo un’altra scena fantastica, ambientata durante le riprese del fittizio show televisivo cui i Miller partecipano: Lee (la Lee in carne e ossa, non l’attrice) viene colta da un attimo di debolezza nel ricordare la scomparsa della sua primogenita, e pretende che le telecamere vengano spente mentre cerca di riprendersi dalla commozione. Per la prima volta abbiamo quindi uno scorcio di quella che dovrebbe essere la realtà, la vita dei protagonisti “veri” della vicenda.
Dopo aver ricevuto i soldi richiesti, Cricket racconta la storia segreta della Macellaia. E qui abbiamo l’ennesimo parallelismo con il passato, dato che tanto in Roanoke quanto in Coven Kathy Bates interpreta una donna di potere (“Non mi inginocchio davanti ad alcun uomo“): solo che Delphine è stata carnefice e poi vittima, invece Tomasyn diventa un’assassina dopo essere stata imprigionata ed esiliata da coloro che non rispettano il suo governo; infatti i poteri speciali di cui gode le derivano da un patto con una sorta di diavolo, che tra parentesi è la stessa cosa che fa la protagonista di The Witch.
Notiamo un’altra inversione degli stereotipi sessuali nell’aspetto assunto dal demonio (o quello che è) in Roanoke: se di solito esso viene rappresentato come un animale semiumano o comunque una creatura dotata del fallo che gli serve per legare a sé le aspiranti streghe, qui lo vediamo sotto le spoglie di una strana fanciulla. Ed è Matt a essere posseduto carnalmente da lei, non una donna.
Ora non vorrei esagerare, ma se consideriamo Tomasyn, il diavolo femmina e le infermiere pazze della puntata scorsa, direi che il girl power è il tono dominante della sesta stagione!
Bellissima la scena in cui Cricket sembra parlare nel vuoto, mentre invece ha davanti la Macellaia e i suoi seguaci (soltanto lui può vederli).
E sorprendente, davvero, il fatto che Tomasyn potrebbe diventare un’alleata dei Miller anziché esserne la nemica…
Agghiacciante è al contrario l’immagine del demonio con Matt, se non altro perché mi sarei volentieri risparmiata di assistere alla copulazione di quest’ultimo.
Vi invito dunque a voltare pagina e continuare la lettura, poiché il terzo episodio è stato semplicemente magnifico e ormai credo valga la pena di restare sintonizzati su My Roanoke Nightmare!
A proposito: secondo voi che significa Croatoan?