L’attesa per Romulus è finita. Matteo Rovere è appena sbarcato nel mondo delle serie tv e lo ha fatto con prepotenza e autorità, regalandoci un’opera che è destinata a far parlare parecchio di sé. Dopo Il primo re, vincitore di un David di Donatello per la fotografia, il regista romano è tornato ad esplorare un mondo finora poco sviscerato dal cinema e della televisione in generale: quello del mito della fondazione, delle lotte nel basso Lazio prima della nascita dell’Urbe. Un mondo arcaico, lontano dagli stereotipi della Roma classica, quella ordinata e solenne degli eserciti in marcia e del marmo del Senato. Un mondo primitivo, rudimentale, dominato da forza bruta e violenza, dalle leggi della natura e della sopravvivenza.
Per ricrearlo, la troupe si è calata nei luoghi più impervi e incontaminati alle porte di Roma. Il direttore della fotografia Vladan Radovic – vincitore nel 2015 di un David per Anime nere – ci ha restituito un’immagine strabiliante del Lazio dell’VIII secolo a.C., giocando sul contrasto tra spazi aperti e mondo chiuso, esaltandone i colori e i particolari, liberando dalla natura stessa e dai paesaggi una forza che è poi quella che pervade tutta la serie.
Romulus racconta la storia dei popoli a sud del Tevere che, dopo dieci anni di guerre, si riuniscono in una Lega di re, di cui quello di Alba Longa – Numitor, interpretato da Yorgos Voyagis – è il capo in carica. Nella Terra dei Trenta re non piove da molto tempo e la siccità, così come la maggior parte degli eventi che sfuggono al controllo dell’uomo, è imputata a imperscrutabili cause divine. Così gli aruspici interrogano gli dèi e tirano le somme. Nell’VIII secolo a.C., la sorte di uomini e popoli era totalmente affidata a riti e credenze e se uno stormo di uccelli volava verso meriggio piuttosto che in un’altra direzione poteva decretare l’esilio perpetuo persino di un re. È così che Numitor è costretto a lasciare Alba. Ed è così che Enitos (Giovanni Buselli) e suo fratello gemello Yemos (Andrea Arcangeli) si apprestano a diventare i nuovi capi della Lega.
La narrazione si dispiega attraverso due principali fili conduttori, sui quali si innescano poi le vicende secondarie.
Da una parte c’è la successione forzata che avviene ad Alba, con Enitos e Yemos che devono prendere il comando. Dall’altra, un gruppo di sventurati mandato nel bosco a sopravvivere. È proprio con questa scena che si apre Romulus, con la camera che fluttua su un ammasso di corpi nudi, tremanti, nervosi, pronti ad eseguire un rito ancestrale e bestiale: correre nel bosco e restarci per mesi, dimostrando di saper sopravvivere in un ambiente inospitale e pieno di incognite. Fa parte del gruppo anche Wiros (Francesco Di Napoli), un ragazzino spaurito e gracile che teme il bosco almeno quanto la brutalità dei suoi compagni. In un mondo come questo, dominato dalla legge del più forte, sembra non esserci spazio per uno come lui. La natura è selvaggia e cattiva, un’entità arcana che fa paura proprio perché ignota. Il bosco “che non ha fine”, che sembra dispiegarsi all’infinto come il cielo, senza inizio né fine, senza punti di riferimento, è l’esempio di come le società arcaiche si approcciassero al mondo circostante. Con sospetto, circospezione, paura dell’ignoto.
Romulus ci mostra una realtà succube di forze travolgenti e inesplicabili, vincolata alle leggi della natura, della superstizione, della religione.
Il più forte sopravvive e comanda, nel bosco come nelle città. Le trame che prendono forma ad Alba ci suggeriscono che la pace non può durare a lungo. Le rivalità e le differenze di vedute tra Ertas, Spurius e Amulius porteranno a un punto di rottura, che infatti si presenta già nel primo episodio: Amulius, il fratello minore che non è potuto diventare re per un mero diritto di nascita, si lascia convincere a prendere il potere e ordisce un piano per cambiare le carte in tavola. Dalle sue decisioni deriveranno caos e sangue, perché “il potere è una casa costruita sull’argilla” e chiunque può buttarla a terra e ricostruirsela come gli pare.
I personaggi di Romulus sono in balìa di forze oscure, della pioggia così come degli dèi, ma rispetto a Il primo re, Matteo Rovere compie con quest’opera un passo in avanti. Mentre nella pellicola con Borghi i dialoghi – sempre, rigorosamente in protolatino – erano rarissimi, nella serie invece i personaggi interagiscono molto tra loro. Si creano subito legami e affinità, si entra in empatia con i protagonisti. Le loro vicissitudini non le viviamo più come qualcosa di lontano – anzi lontanissimo – ma, al contrario, riusciamo a farle nostre fin da subito.
Se Il primo re ci ha raccontato una storia lontana e sconosciuta, Romulus ci trascina con forza travolgente dentro quella stessa storia.
E lo fa tenendo in questi primi due episodi un ritmo narrativo fluido e vivace. Matteo Rovere, coadiuvato alla regia da Michele Alhaique ed Enrico Maria Artale, prende un pezzo di storia dimenticato nel tempo e cerca di attualizzarlo attraverso l’unica cosa che nei secoli rimane immutata: l’umanità dei sentimenti. I personaggi di Romulus sono appunto umani. Lo sono Yemos ed Enitos nel loro amarsi incondizionatamente come parte destra e sinistra di un unico corpo. Lo è Wiros, in preda alle sue paure, e lo sono i suoi compagni che tentano di sopravvivere nel bosco. E lo è Amulius, che si presenta come uno dei soggetti più interessanti della serie, uno di quei personaggi in cui pulsioni d’odio e vulnerabilità stanno cercando di trovare un equilibrio.
Ma un altro personaggio di rilievo sembra essere Ilia, interpretata da una meravigliosa Marianna Fontana. Ilia è la figlia di Amulius, scelta per essere una vestale sin dalla tenera età. Innamorata di Enitos e a lui legata da un sentimento viscerale, alla ragazza sono bastate due puntate per scardinare l’icona classica di vestale. Ilia è una ragazza che ama la vita, che interroga la religione, dialoga con la dea e assume delle decisioni destinate a mutare il suo destino e quello delle persone che la circondano. In un mondo in cui “gli dèi giocano con le vite dei re”, lei prova a ribellarsi e a incidersi profondamente negli occhi di la osserva.
I primi due episodi di Romulus aprono numerosi filoni da seguire: la lotta per il potere di Amulius, la fuga di Yemos e l’incontro con Wiros nel bosco, la guerra sotterranea appena ingaggiata da Ertas e quel che ne sarà di Ilia e della sua voglia di rivalsa.