Nella recensione di Scissione 2×04 affrontiamo la teoria lacaniana del significante padrone e della metamorfosi come castrazione che tanto si adatta a questo episodio e getta indizi su quello che succederà. Ma c’è spazio anche per l’analisi di alcuni dettagli come sempre incredibili.
Nel diciassettesimo seminario che Jacques Lacan tenne nell’anno accademico 1969-1970 dal titolo ‘Il rovescio della psicanalisi‘, il noto e oscuro psicoanalista avanzò la tesi che nel nostro Io una parte, il “significante padrone”, in cerca della Cosa, un desiderio che però è stato rimosso, produca l’Altro (operando quindi una Spaltung, una Scissione, di sé). A questo Altro affida il compito di produrre quello che a lui manca ma che non conosce (perché rimosso). In Scissione abbiamo assistito alla perfetta mise–en–scène di questo principio.
Il “significante padrone”, in questa meravigliosa 2×04 di Scissione è in primo luogo Kier che produce l’Altro, il suo doppio, il fratello gemello Dieter. Quest’ultimo avvia la ricerca e il tentativo di appagamento del desiderio rimosso. Dieter ci appare infatti come una versione ‘libera’ di Kier, in comunione con la natura (la SUA natura, quella intima) tanto da lasciarsi andare a “spargere il suo lignaggio sopra il suolo“, come recita Irving leggendo il libro.
Il desiderio rimosso è quindi chiaramente un desiderio carnale, un atto di libero appagamento che però, proprio come afferma Lacan, non può trovare piena riaffermazione di sé (perché illecito).
Kier infatti prova prima a ricondurre sotto di sé il gemello, Altro sé, Es libidico fuori controllo, dicendogli di tornare in città. Al rifiuto di quest’ultimo l’esito non può essere che quello della metamorfosi di Dieter. Per Lacan la metamorfosi è nient’altro che l’inevitabile atto di castrazione che segue la ricerca della Cosa, la sublimazione e il godimento.
![La sposa emaciata](https://www.hallofseries.com/wp-content/uploads/2025/02/Sposa-putrefatta.jpg)
Nel celebre mito di Apollo e Dafne, la ninfa che non può più sfuggire al desiderio carnale di Apollo (l’Altro sé) castra se stessa invocando al padre (figura di controllo, sorta di Super-Io) la trasformazione, l’irrigidimento in pianta. Dafne è salvata così dalla morte e da una sofferenza divenuta inevitabile (l’impossibile appagamento di un desiderio vietato, che va contro il suo voto di verginità eterna). Pietrificata in un limbo tra vita e morte.
Come afferma la sposa emaciata del racconto di Eagan: “Questa è opera tua, tu hai tollerato la sua sfrenatezza, ora [Dieter] non è più il fratello di nessuno, ora è solo la p*****a del caos“. Di nuovo è intervenuto un atto di castrazione che impedisce il pieno godimento di un desiderio non ammesso (la sposa potrebbe quindi essere espressione di un godimento “corretto” del desiderio, quello che sarebbe dovuto avvenire nel matrimonio). Ma questa stessa dinamica non è presente solo nel mito di Dafne, nelle altre metamorfosi ovidiane e in quella di Dieter. La ritroviamo anche in Helena.
Helena, lacaniana “significante padrone”, ha prodotto l’Altro (Helly) operando una scissione e ha mandato quest’ultima alla ricerca della Cosa (primo passaggio), cioè il desiderio rimosso.
Anche nel caso di Helena la Cosa è un desiderio d’amore che Helly sublima (secondo passaggio) nel sentimento per Mark. Come nel caso di Kier è però il significante padrone (Helena) a voler godere della Cosa trovata. È lei che vediamo unirsi a Mark, andare incontro al godimento (terzo passaggio in Lacan). Anche in questo caso però avviene una sorta di ribellione e castrazione a opera di un paterno Super-Io che si materializza in Irving.
![Helena rivela il suo vero volto in Scissione](https://www.hallofseries.com/wp-content/uploads/2025/02/Helena.jpg)
Irving fin dal principio ostacola l’unione di Helena e Mark. È il solo a rendersi conto che quello che ha di fronte non è l’Altro. Perciò lui, in quanto Altro, lo rifiuta. Prova a castrare ripetutamente il desiderio di Helena e Mark, cercando di smascherare la prima e ricordando al secondo il divieto di appagamento in quanto marito in cerca di Gemma (desiderio originale e rimosso). Alla fine è proprio Irving a operare, come il padre Peneo con Dafne, la metamorfosi facendo sì che Helena cristallizzi se stessa nel suo Altro, in Helly. Non la uccide ma la costringe a mutare, pietrificandola tra vita e morte.
Ma anche lui, anche Irving, compie questi stessi passaggi. La “Cosa” che cerca è l’amore rimosso perché percepito come illecito. Produce così un Altro che lo cerchi per lui. Il suo interno lo trova in Burt. Di nuovo però riaffiora la castrazione. Prima la Lumon pensiona Burt e ora costringe Irv a una metamorfosi, il licenziamento, che lo cristallizzerà per sempre tra vita e morte, in una “oscurità eterna”, come gli promette Milchick.
Ma c’è da credere che Irv non si arrenderà: quello che dice a Dylan (“Tieni duro!”, Hang in there!, nell’originale) non ci è nuovo.
L’abbiamo già letto nella break room di Scissione, in un poster che rappresenta Dylan mentre tiene gli interruttori nella stanza di sicurezza (finale della scorsa stagione). Una frase neanche troppo in codice per dire a Dylan che dovrà pensarci lui a risvegliarlo?
![Il poster con Dylan nella seconda stagione di Scissione](https://www.hallofseries.com/wp-content/uploads/2025/02/Hang-in-there.jpg)
Proprio Dylan, tornando alla tesi lacaniana, è il prodotto di un desiderio represso, una volontà d’azione che l’esterno, il significante padrone, ha soffocato nell’indolenza. Non a caso l’interno di Dylan è tanto aggressivo e sfora nella violenza contro Milchick quanto l’esterno è apatico e svogliato. Per la sua metamorfosi, però, c’è ancora da aspettare. C’è comunque un ultimo elemento da considerare nella prospettiva lacaniana. L’impossibilità di una soluzione felice, un inevitabile eterno riavvolgersi di desiderio castrato, ricercato e nuova rimozione metamorfica.
In quest’ottica i desideri di tutti gli interni sarebbero, lacanianamente, soltanto dei prodotti e non i desideri originali. E, in quanto tali, incapaci di appagare il bisogno originario. Per questo è facile immaginare che il rapporto carnale di Helena sia un “prodotto” (per di più frutto di inganno) che non può compensare il suo bisogno d’amore. Stesso discorso per Mark che appaga il desiderio rimosso di riportare in vita la moglie sublimandolo nel “prodotto” del rapporto con Helena.
La 2×04 di Scissione è insomma un capolavoro perfettamente strutturato, in cui ognuno interpreta alla perfezione il suo ruolo.
Un’impeccabile rappresentazione teatrale dell’interiorità lacaniana, che esalta i suoi interpreti. Pensiamo solo alla scena di Irving ed Helena nella tenda. Quest’ultima nel mutare espressione restituisce perfettamente il volto dell’esterna. È in quell’istante che anche noi, come Irving, realizziamo che chi abbiamo davanti non è chi credevamo (anche se già nelle scorse recensioni avevamo scommesso sulla sua reale identità). E se vi state chiedendo come Irving (altra mastodontica interpretazione di John Turturro) abbia fatto a capire che Helena è una Eagan, beh, intuito da… sogno.
![Il volto di Helena sul pc in Scissione](https://www.hallofseries.com/wp-content/uploads/2025/02/Helena-Eagan.jpg)
Quando si addormenta, infatti, oltre alla sposa emaciata (il suo castrante Super-Io) e Burt (il suo desiderio) gli appare un pc. Su di esso numeri e lettere si muovono vorticosamente a formare un volto: proprio quello di Helena. E se osserviamo bene notiamo che si ripetono sempre le stesse vocali e consonanti: E, A, G, N. Eagan. Il subconscio di Irving, insomma, lo porta a capire quello che intimamente gli era già chiaro.
Ora Scissione dovrà scegliere la sua direzione. Se abbracciare l’eterno ritorno di Lacan, l’impossibile soluzione di una Spaltung che si ripete all’infinito producendo sempre nuovi prodotti inappaganti o fornirci una soluzione alternativa. Certo è che gli interni stanno acquisendo sempre più autonomia e sfrontatezza (per la prima volta li vediamo dormire e sognare senza problemi) e forse sono ormai pronti a vivere la propria vita senza padrone e senza metamorfosi, felici e liberi “significanti” della propria realtà.
Emanuele Di Eugenio