Immagini in sovrapposizione. Casa e lavoro. Divano di casa, divanetto della Lumon. Acquario e acquario, frigo e frigobar. Helly ed Helena. “Mark, ti senti bene?“. Ricomporre i due piani scissi non è semplicemente accostare, sommare, aggiungere una conoscenza che sembra mancare. Mark nei primi minuti di questa 2×06 di Scissione sperimenta la vera e propria sovrapposizione delle parti. La Lumon e il piano di scissione non sono semplicemente una realtà estranea, un mondo altro e sconosciuto. No, sono lo specchio del nostro mondo.
Ogni elemento della realtà esterna si somma e sovrappone, coincide simmetricamente con il piano della Lumon.
Tutto, compreso noi stessi, comprese le persone che ci circondano. È il mondo capovolto, simmetrico, riflesso perfetto del mondo là fuori. Questo perché i due mondi, i due piani, hanno in comune una cosa, un Mundus, come lo chiamavano i latini. Una fossa, un pozzo sacro che si credeva mettesse in connessione mondo dei vivi e Oltretomba, l’uno riflesso ribaltato dell’altro, mortifero Sottosopra speculare all’ordine del reale.
Questo elemento, ciò che connette il mondo esteriore e la capovolta, distorta eppure perfettamente corrispondente interiorità del sottosuolo è la nostra percezione soggettiva. Siamo noi stessi. Il piano della Lumon non è semplicemente una realtà altra ma è il luogo dell’Oltretomba, il sottosopra rifratto della realtà, della nostra realtà. È produzione rielaborata del mondo esterno. Là fuori c’è casa nostra, qui il luogo di lavoro. Là ci sono le persone della nostra vita, qui il riflesso ribaltato di queste stesse persone.
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Sempre là ci siamo noi. Qui ci siamo noi ma ribaltati. Vedere Mark S. nel piano della scissione significa vedere il suo e il nostro doppio, quello che porta dentro di sé qualcosa di noi e qualcosa di mortalmente diverso da noi. Mark S. è Mark e nello stesso tempo non è Mark, così come la Lumon è la nostra realtà, sua copia rigirata e nello stesso tempo non lo è.
Questa doppiezza e capovolgimento costituisce il tema dominante dell’intero episodio di Scissione.
Non è solo il luogo di casa a sovrapporsi al luogo di lavoro in ogni sua parte pur nell’opposizione (segno di contrapposizione) tra il mortifero bianco abbacinante della Lumon e la penombra della casa di Mark. Non è solo luce e ombre con disposizione identica di spazi ed oggetti. È anche e soprattutto rispondenza di persone.
Mark si è confrontato con una triplice Helena/Helly: l’esterna all’interno (due episodi fa), Helly all’interno e, in questo episodio, anche Helena all’esterno. La maestria recitativa di Britt Lower ci fa cogliere tutte le sfumature delle diverse personalità della donna. Eppure anche lei ha un Mundus, un pozzo che immancabilmente la pone in connessione sui due piani, quello esterno e quello ribaltato della Lumon. Il suo Mundus è la fascinazione al limite dell’ossessione per Mark.
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Le due nature della donna condividono l’amore per Mark, il desiderio irresistibile di unirsi a lui, di provare un sentimento autentico che riconnetta i diversi livelli e personalità. Ma se per Helly questo sentimento si sviluppa nel regolare corso di un progressivo innamoramento, per Helena diventa inganno e ossessione, distorto desiderio di appropriazione di un’emozione che gli appartiene solo nella sua natura di Interna.
Nel mondo interiore di Helena il Sottosopra, speculare ma distorto, della sua vita “normale” non sembra essere quello del piano della Scissione ma la realtà esterna.
Nel piano della Lumon ama genuinamente, stabilisce un contatto reale e profondo con Mark. Invece nel mondo esterno tenta di circuirlo, di ingannarlo (fingendosi l’interno), di avvicinarlo e simulare con lui un flirt che pare solo il riflesso ribaltato e distorto di quello tra Mark S. ed Helly.
Helena vive il suo Sottosopra nella realtà esterna, là dove il padre la tratta con durezza, l’amore è escluso dalla sua vita, e la vita l’ha incattivita nel volto e nei comportamenti. Il suo doppio disturbante non è l’Helly pura, autentica, naturale che vediamo alla Lumon ma quella esterna, maliziosa, approfittatrice, manipolatoria.
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Eppure non è tanto più vera l’una senza l’altra, entrambe riflessi speculari di un’unica donna che sa essere autentica e capace di amare come pure crudele e abbruttita dalla vita. Il Mundus che collega le due realtà speculari è di nuovo l’amore per Dylan. Anche lui sembra vivere un più autentico mondo ordinato nel piano della Lumon, tanto che la moglie sente di amarlo con più intensità. Il Dylan interno sa essere appassionato, gentile, dolce. L’esterno vive invece in un’Oltretomba, in un mondo ribaltato in cui vaga apatico come un fantasma, sopraffatto dalla quotidianità asfissiante, incapace di trovare piena identità, nell’eterna frustrazione di non eccellere in nulla.
Helly, Mark, Dylan scrollatisi di dosso i legacci di una vita esterna che li ha appesantiti, abbruttiti, sopraffatti, rese anime in pena in un Oltretomba buio, ritrovano un mondo ribaltato e nuovo nel piano di scissione.
Amano, lottano, si ribellano, si appassionano, indagano il mondo attorno a loro con la genuinità di bambini. Così aveva provato a fare anche Irving che ora però, privato del suo mondo interiore, di quel piano in cui anch’egli poteva amare ed essere amato tenta di trovare nell’esterno quello che ha perso all’interno.
L’amore per Burt travalica i due mondi, passa attraverso il suo Mundus e pone in contatto le due realtà speculari. Ma sempre c’è un rischio nell’apertura del Mundus, nel passaggio di anime dal mondo dei morti a quello dei vivi. Per lui questo rischio è di scambiare un mortifero, mefistofelico doppio di Burt nella persona amata.
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Il Burt dell’esterno, ancora una volta, come Helena, sembra essere la versione oltremondana e abbruttita del suo interno. È con tutta probabilità lui ad attirare Irv a cena per permettere all’uomo della Lumon di frugargli in casa. È sempre lui a rivelarsi legato alla Lumon da un tempo di molto superiore (vent’anni) alla creazione del processo di scissione. Chi è davvero? Un indizio potrebbe venire dal suo soprannome, Attila. Il gioco di parole (che si perde in italiano) è tutto tra l’abbreviazione di “honey” (“hon”), soprannome da innamorati, e l’assonanza con Hun (pronuncia quasi identica), Unno.
Burt e il compagno condividono così uno scherzo tra fidanzati che però potrebbe nascondere altro.
Attila aveva un fratello, Bleda, re degli Unni prima di lui e vittima di una congiura organizzata dallo stesso Attila. La dinamica ricorda pericolosamente il rapporto tra fratelli che lega e contrappone Kier Eagan, il leader della Lumon e suo fratello Dieter, menzionato due episodi fa. In comune con Dieter Burt ha anche trascorsi da ribelle per sua stessa ammissione, oltre a una presenza nella Lumon che affonda nella nascita stessa dell’organizzazione.
Tra due mondi, infine, è anche Milchick che specchiandosi vede l’altro sé al suo cospetto. Da un lato il Milchick formale, raffinato, uomo da “big words”, paroloni, dall’altro il Milchick incontrollato, rabbioso, offeso dai quadri che rielaborano la storia degli Eagan e da una sottoposta che gli manca di rispetto. In breve, allo specchio, il Milchick esteriore lascia il posto a quello sempre meno controllato. L’elaborata frase “Tu devi eradicare da te stessa le frivolezze infantili” lentamente si semplifica. “Devi abbandonare gli atteggiamenti infantili“. E poi ancora più essenziale: “Tu devi crescere un po”“. Fino a essere ridotta all’osso: “Cresci un po’!” che diventa infine, semplicemente, rabbiosamente: “Cresci!“. Il suo Es, la brutale natura animalesca nella sua forma più pura e irriducibile, si sta liberando dei legacci di un Super-Io fatto di sorrisi e formalità.
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Per tutti i protagonisti di Scissione il Mundus è aperto. I due mondi speculari e ribaltati comunicano tra loro. Lo fanno in forma sempre più diretta e violenta. Le realtà finiscono per mescolarsi, sovrapporsi, interscambiarsi senza soluzione di continuità. I nostri riflessi entrano in contatto e contrasto, lottano per il loro posto a cavallo tra due mondi e la realtà interiore ed esteriore prendono l’una la sembianza dell’altra venendo a collimare tra loro. Ma il Mundus non può rimanere aperto per sempre e la lotta tra doppelgänger per il possesso della propria realtà è destinata a finire. E non è detto che avvenga con la vittoria di ciò che è esterno. Non è detto che avvenga con la vittoria di noi stessi.