ATTENZIONE: proseguendo nella lettura potreste imbattervi in spoiler su Shelter.
Harlan Coben, per chi non lo sapesse, è uno scrittore americano da oltre sessanta milioni di copie, tradotto in oltre quaranta lingue e unico vincitore, finora, dei tre più prestigiosi premi letterari legati al genere mistery: Edgard Awards, Shamus Award e Anthony Award.
Non è un caso che Amazon Studios e Netflix se lo contendano a suon di milioni. Per il momento lo scrittore è sotto contratto con la casa di Los Gatos che ha deciso di sviluppare ben quattordici suoi romanzi. Ma questo contratto milionario e quinquennale non gli ha impedito di cedere i diritti di un suo personaggio, Mickey Bolitar, alla rivale che ha distribuito settimanalmente, questa estate, le otto puntate di Shelter, Harlan Coben’s Shelter il titolo originale, la cui ultima è stata pubblicata da Prime Video questo venerdì, 22 settembre 2023.
Per questo progetto a lunga scadenza la sussidiaria di Amazon si è affidata in pieno alla famiglia Coben. L’adattamento televisivo del romanzo, infatti, è stato curato oltre che dal romanziere in persona anche dalla figlia Charlotte (padre e figlia hanno già collaborato in The Stranger e la già citata Stay Close). Insieme a loro si sono uniti Ben Pack, Alfredo Barrios jr (Six e Burn notice), Ed Decter (Tutti pazzi per Mary, Shadowhunters: The Mortal Instruments) e Allen MacDonald (Body of Proof e CSI – Scena del crimine).
Dietro la macchina da presa, invece, si sono alternati tra gli altri Edward Ornelas (Fear The Walking Dead e Locke & Key), Patricia Cardoso (The Society) e Deborah Kampmeier (Star Trek: Picard e Hounddog). Per la fotografia è stato scelto John B. Aronson (American Horror Story) mentre per la colonna sonora gli onori sono stati assegnati ad Hannah Parrot già autrice delle musiche de I Magnifici 7 diretto da Antoine Fuqua.
La storia si svolge nel New Jersey. Mickey (Jaden Michael), giovanissima promessa del basket, è sopravvissuto a un incidente automobilistico nel quale suo padre ha perso la vita. Le ultime immagini che il ragazzo vede prima di perdere conoscenza sono quelle di un infermiere con una inquietante cicatrice sul volto che, mentre raccoglie il padre morente, gli sorride malignamente.
Qualche mese dopo il ragazzo vive con la zia (Constance Zimmer), sorella del padre, la quale non ha minimamente l’istinto materno ma deve occuparsi del nipote perché il fratello gliel’ha chiesto in una telefonata poche ore prima di morire, come se conoscesse già l’infausto destino al quale andrà incontro.
Mickey inizia la scuola, il classico liceo, e ha un colpo di fulmine ricambiato con Ashley (Samantha Bugliaro), aspirante cheerleader la quale nell’arco di un un battito di ciglia sparisce dalla circolazione. Il ragazzo chiede aiuto agli adulti ma nessuno sembra esser disponibile ad aiutarlo. Così, decide di darsi all’investigazione aiutato da due nuovi amici, Spoon (Adrian Greensmith) ed Ema (Abby Corrigan), il primo nerd e la seconda gothic asociale. I tre, dopo essersi uniti in un’amicizia d’altri tempi, getteranno il cuore oltre l’ostacolo e cominceranno le indagini per conto proprio scoprendo un sordido traffico, iniziato addirittura in Europa durante la II Guerra Mondiale, al quale dovranno porre fine a qualunque costo.
Shelter è un crime thriller arricchito da alcuni rimandi horror. Il fatto poi che i protagonisti siano tre adolescenti ne fa inoltre un teen drama a tutti gli effetti. E come tale ha tutte quelle caratteristiche tipiche: adulti incapaci di ascoltare adolescenti incapaci di spiegarsi, famiglie disfunzionali convinte di poter figurare nelle pubblicità del Mulino Bianco, amori che nascono e muoiono nel giro di un attimo, segreti e bugie, incomprensioni e tradimenti. E, naturalmente, un grandissimo e fortissimo senso dell’amicizia, di quelli che per te farei qualunque cosa, anche morire.
Partendo da queste considerazioni per le prime tre puntate la storia procede in maniera piuttosto spedita risultando interessante e piacevole, persino emozionante. Le carte che gli autori offrono allo spettatore sono tali da invogliarlo a proseguire nella visione. Così, puntata dopo puntata, mentre la trama si infittisce l’enigma principale lievita anche grazie a piccoli ma efficaci colpi di scena alcuni dei quali persino intriganti.
A un certo punto, però, qualcosa va storto. Gli elementi messi in gioco dagli autori cominciano a essere troppi e a mostrare una certa fragilità facendo oscillare tutta la struttura della serie. E quella che avrebbe potuto esser una stagione interessante, divertente, utile per passare il tempo senza troppi pensieri, termina, per esempio, con un finale tra i più telefonati degli ultimi anni. Talmente scontato da far scoppiare lo spettatore in una risata divertita, quasi incredula.
Ed è un peccato. Sul serio. Perché Shelter non è certamente un capolavoro e nemmeno la serie più bella che vedremo in questo 2023. È, però, un prodotto piacevole da guardare, che non scade mai nell’eccessivo conflitto generazionale, capace di affrontare argomenti già visti e rivisti come il lutto, l’amore e l’amicizia da un punto di vista anche interessante. Ha, però, il difetto di voler mettere troppa carne al fuoco condannando se stessa, irrimediabilmente, al dimenticatoio. Nonostante, per esempio, le performance di quasi tutti i suoi attori, in particolar modo quelli che occupano ruoli adolescenziali. I quali, a cominciare dal trio di investigatori e finendo con i classici bulli scolastici, sono tutti bravi, capaci di trasmettere emozioni anche forti ma soprattutto sono credibili perché concreti, quasi palpabili, non invischiati in melassate inutili nonostante, appunto, giochino ruoli piuttosto scontati.
Anche gli attori che interpretato gli adulti, ai quali cui vengono assegnati parti forse un po’ troppo stereotipate, sono bravi nel caratterizzare i loro personaggi riuscendo a dar loro un senso nonostante la poca presenza scenica e la poca attinenza alla storia. Risultano, infatti, un po’ scollati dalla narrazione complessiva apparendo utili solo a tirar fuori i ragazzi dai guai quando occorre. Ciononostante portano avanti le loro vite rivoluzionandole a causa di un passato che sembra far parte del racconto globale ma che in realtà non lo è.
Negli anni Settanta e Ottanta andava di gran moda una collana di libri, edita da Mondadori, a sfondo mistery crime dal titolo Il giallo per ragazzi. In questa collana erano protagonisti, tra gli altri, Nancy Drew, I Pimlico Boys, gli Hardy Boys e I tre investigatori le cui caratteristiche principali erano quelle di essere adolescenti e dotati di un acume investigativo fuori dal normale che li rendeva capaci di risolvere i misteri più complessi.
Ecco, Shelter ricorda molto quel genere di avventure e di personaggi. Ovviamente in salsa inclusiva e moderna (cellulari e app, internet e Lamborghini), perfettamente adatta ai giorni nostri. Ciononostante lascia in bocca un gusto un po’ rétro. Che può anche essere piacevole e divertente oppure oltremodo irritante. Senza mezzi termini. Come se la serie distribuita da Prime Video fosse una grande, ultima scommessa, di quelle da o la va o la spacca. Col risultato, però, che l’azzardo non è riuscito completamente.
Con un po’ di cura in più nel dettaglio, qualche personaggio di meno, una maggiore attenzione alle sottotrame e un po’ meno ripetizioni questa prima stagione sarebbe stata davvero ben riuscita facendo dimenticare allo spettatore le tante situazioni paradossali. Proprio queste situazioni al limite del credibile, che diventano sempre più frequenti nel corso degli otto episodi, tendono a ingigantirsi e a creare una linea comica che non ha senso di esistere (nonostante il personaggio di Spoon abbia, in se, una verve brillante e divertente) indebolendo l’impianto narrativo.
Invece, prendendola troppo sul serio come capita sovente oggi, restano un senso di incompiutezza e insoddisfazione che fanno storcere un po’ il naso dando l’impressione di aver perso tempo nel guardarla.
In ogni caso il plot twist finale e qualche dettaglio disseminato qua e là fanno presagire una prossima seconda stagione che, speriamo, possa sistemare quei particolari che hanno funzionato meno rendendo Harlan Coben’s Shelter un prodotto raffinato per un pubblico non soltanto young.