Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla 4×02 di Sherlock
Sapevamo da due settimane che sarebbe stata una stagione incredibile. Sospettavamo da due settimane che dietro Moriarty si celasse un personaggio ancora più pericoloso, seppure fosse difficile crederlo. Pensavamo da due settimane che non sarebbe stato semplice recensire il quarto atto del mondo pazzesco creato da quei geni di Moffat e Gatiss, ma non fino a questo punto. Sapevamo senza sapere, pur privati delle capacità deduttive di Sherlock Holmes. E come lui di fronte alla vera figlia di Culverton Smith, siamo stati spiazzati per l’ennesima volta. Perché The Lying Detective ha riscritto ancora una volta la storia apparentemente non riscrivibile di una serie tv inimitabile. Perché Sherlock è un’opera che mente senza mentire, nascondendo quel che abbiamo sotto al naso fin dall’inizio.
Una mezza verità è una menzogna a metà
Se volete capire fino il fondo il senso di queste parole, riguardate i primi quattro minuti di The Lying Detective con gli occhi di chi sa come andrà a finire: prima sorriderete, poi attenderete con ancora più ansia la concretizzazione del famigerato “problema finale”. Nei quattro minuti che anticipano la sigla, si condensa la magia di un episodio perfetto e la genialità dei due showrunner. Un gioco di autocitazioni e richiami continui ha creato da subito delle pericolose simmetrie. Alla tesi ha corrisposto una ritrattazione. Ad una risposta sorprendente ha corrisposto una verità ancora più sconvolgente. In apertura abbiamo visto una pistola fumante, senza sapere che l’ombra malinconica di Mary non avrebbe fatto altro che accompagnare l’imprevedibile cliffhanger finale. Abbiamo visto una donna al fianco di John e il pensiero è corso subito alla bella rossa che aveva portato Watson al passo falso, ma non era altro che lo spettro di Mary trasformatosi in una Mrs. Robot sui generis. Abbiamo visto un auto schiantarsi su un palo e ci aspettavamo quel pazzo di Sherlock, ed invece era una meravigliosa Mrs. Hudson. Poi c’era una psicoterapista, ma lei non ci interessava. Lei non aveva un volto, era un mobile come tanti altri che arredava la stanza del dramma di John. Non ce ne fregava niente di lei e non dubitavamo nemmeno che potesse essere la persona che avevamo cercato disperatamente per una settimana. Anche se John e Sherlock sono abituati a scambiare una sorella con un fratello.
Come Moffat ci ha abituato da tanto tempo, ci siamo convinti di una o più tesi al punto da escludere qualunque altra ipotesi e siamo poi tornati sui nostri passi. Anche quando non avremmo dovuto farlo. È successo pure stavolta, ma ha esagerato: la ritrattazione ha contemplato l’idea di averci preso per davvero. Come ha fatto Sherlock Holmes con Culverton Smith, un viscido (im)prendibile che aveva fregato tutti, tranne lui. E una leggenda che accompagna la morte da Baghdad a Sumatra attraverso Londra, capace di mettere in scacco persino lui. Oppure di non aver preso in considerazione l’unica strada da percorrere, quella che abbiamo avuto davanti a noi fin dall’inizio. Ha gli occhi dolci di una rossa innocente, il portamento sicuro di una terapeuta e l’espressione intimorita di una figlia che dice di cercare un padre e insegue invece un big brother e un fratello disorientato. Ha un volto che non ci interessava ed è diventata in un attimo l’incubo di una settimana interminabile. Per fortuna e purtroppo, una mezza verità è una menzogna a metà. Soprattutto quando si parla di Sherlock.
Il ritrovamento di un amico e di una sorella
Il gioco di simmetrie che rende indimenticabile The Lying Detective è solo uno degli elementi dell’episodio. Non si può non affrontare infatti l’ennesimo capitolo scritto dall’amicizia che unisce Sherlock a John. Due anime indissolubili, l’una indispensabile per l’altra. Come un marito e una moglie. Come Mary con lo stesso John, capace di salvare il coniuge per l’ultima volta facendo sì che salvasse Sherlock. Strano, vero? Ma così è stato. Il piano del consulente investigativo prevedeva l’intervento di un medico, ma talvolta persino lui non è in grado di prevedere il futuro. E di riconoscere una figura… familiare. Una donna con la quale l’empatia è stata immediata, seppure totalmente al di sopra di ogni sospetto. Quasi fosse una regina intoccabile. È lei, attraverso i deliri d’onnipotenza di Culverton Smith, maliziosamente associabili a quelli di Jim Moriarty e di Charles Augustus Magnussen, a mandare in fumo i piani del fratello e fargli rischiare la vita. Ma John, quando è guidato da Mary, non è la persona che è: è la persona che vorrebbe essere. Questo, alla fine, gli ha permesso di uscire dal loop nel quale era entrato dopo la morte della moglie. Questo, in fondo, è lo stesso elemento che rende speciale il rapporto tra John e Sherlock e leggibile quello che unisce Sherlock a Irene. The Lying Detective è un inno all’amore nella sua essenza più pura: un completamento figlio della condivisione e frutto di un compromesso.
Mycroft ed Eurus dovrebbero prendere appunti a riguardo. Un vento proveniente dall’est si è abbattuto sulla vita dei due Holmes, e abbiamo avuto una conferma definitiva sulla teoria che avevamo sviluppato qualche settimana fa: il problema finale è un panno sporco da lavare in famiglia e potrebbe segnare la conclusione della saga di Sherlock. Il cliffhanger finale, unito allo sviluppo dell’episodio, ha fatto luce sulla natura degli Holmes. Mycroft è un “rettile” lucido e razionale fino alla follia, smascherato da Mrs. Hudson e colpito nel profondo al punto da andare a letto con una collega in un rarissimo moto d’umanità. Sherlock è stato portato sulla retta via da John e si pone a metà strada in una perfetta scala anagrafica tra il fratello maggiore e la pericolosa sorella, una scheggia impazzita che cerca la sua vendetta dopo esser stata fermata chissà dove per anni (forse una clinica psichiatrica che non ci sorprenderemmo si possa chiamare Sherrinford). Una famiglia a pezzi, insomma. E ci lascia senza parole pensare quanto siano lontani dai loro genitori, conosciuti durante la terza stagione. Come andrà a finire? Sherlock, probabilmente, dovrà scegliere tra una famiglia biologica (Mycroft) ed una acquisita (John) chiudendo un cerchio lungo quattro stagioni, unite da un filo sottile che potrebbe aver avuto fin dall’inizio il volto camaleontico di Eurus. Tra pochi giorni avremo una risposta definitiva, e nessuno ha delle anticipazioni da darci. Manco Sherlock Holmes, per una volta.
Antonio Casu
Un saluto agli amici di Sherlock (BBC) Italia, Sherlock Italia Serie Tv, Sherlock – Italia e Sherlock Italia.
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