Attenzione, l’articolo contiene spoiler sulla prima stagione di Siempre Fui Yo.
Il 21 luglio è approdata su Disney Plus un’interessante serie originale colombiana, uscita in anteprima per Spagna e America Latina il 15 giugno: si tratta di Siempre Fui Yo, un mystery-drama musicale, già rinnovato per una seconda stagione. Con la sua atmosfera fresca e leggera, ma resa intrigante da un mistero da risolvere, la serie si presenta come un prodotto da gustarsi d’estate, per rilassarsi e muoversi un po’ a ritmo di musica. Siempre Fui Yo segue l’onda di quelle che furono le produzioni Disney Channel, strizzando l’occhio a lavori come Camp Rock: adatta quindi a un pubblico molto giovane o ai nostalgici del vecchio canale che non disdegnano le serie semplici, il cui lieto fine è preannunciato fin dall’inizio. Inizialmente, per il ruolo dei protagonisti erano stati scelti Tini Stoessel, la Violetta della famosa serie, e Sebastian Yatra, ma in seguito alla rottura tra i due, sono stati sostituiti da Karol Sevilla e Pibe Bueno, che hanno fatto un’ottima figura. Ma vediamo più nel dettaglio.
Ambientazione e atmosfera sono i primi elementi che colpiscono in Siempre Fui Yo.
Nell’introduzione citavamo Camp Rock come riferimento, e infatti la serie si svolge in una sorta di camping per aspiranti cantanti che sperano di vincere un contest televisivo. Eppure, fin dai primi istanti della serie, ci si rende conto di quanto l’atmosfera sia diversa da quella del Disney Channel Original Movie con Demi Lovato: ci troviamo prima in Messico, dove vive la protagonista Lupe, e subito dopo in Colombia, dove si svolgerà tutta la narrazione. Il folklore di questi posti emerge in maniera molto vivida tramite canzoni, costumi e strumenti musicali che consentono di immergersi totalmente nell’ambientazione, catapultando lo spettatore in un mondo diverso da quello statunitense in cui spesso si ritrova in questo tipo di serie tv.
In questo scenario si incastona alla perfezione una trama piuttosto semplice, senza troppi fronzoli o passaggi arzigogolati, che scorre fluida per 10 episodi dalla durata media di 42 minuti. María Guadalupe, detta Lupe, interpretata dall’attrice e cantante messicana Karol Sevilla, è una giovane a cui mancano pochi esami all’università ma che si ritrova all’improvviso a fare i conti con la sospetta morte del padre, una leggenda musicale della Colombia. Per Lupe è subito chiaro: non si è trattato di un incidente. Proprio per questo deciderà di partecipare al contest musicale, in modo da stare vicino a tutte le persone che circondavano il padre prima della sua morte, in particolare Pibe, il fratello di Lupe, e Lucas Martin, il manager.
Il modo in cui lo show cerca di puntare il dito fin da subito contro Pibe e Lucas Martin fa intuire in maniera abbastanza scontata allo spettatore che non possono essere loro i colpevoli, sebbene Lupe ci metta diversi episodi per rendersene conto. L’introduzione di qualche sospettato in più avrebbe forse contribuito a tenere i due nella lista dei possibili assassini, rendendo il giallo più avvincente. I personaggi sono pochi e dopo un paio di ragionamenti non è difficile capire che a muovere i fili della trama sia chi all’inizio sembra insospettabile, ovvero Wendy.
Però c’è un plot twist che funziona alla grande.
Siempre Fui Yo non nasce di certo come serie che debba sconvolgere la vita agli spettatori, eppure un colpo di scena ben congegnato c’è: il padre di Lupe, in realtà, è vivo. Questo non cambia le sorti delle indagini, perché qualcuno ha davvero cercato di ucciderlo e si cercherà di capire chi, ma si tratta comunque di una rivelazione inattesa che metterà tutto sotto una luce nuova e sottolineando come Silvestre “El Faraón” Díaz sia un personaggio imprevedibile.
E Lupe, infatti, oltre alla ricerca del colpevole o presunto tale, si ritrova anche a indagare nei propri ricordi relativi al padre e a scoprire i suoi segreti più profondi tramite la lettura di un diario segreto che ritrova nella sua casa. Dei brevi flashback intervallano le scene del presente narrativo e danno al pubblico qualche scorcio sul passato del Faraón e del rapporto con i suoi figli e la gente che lo circonda. Ogni frammento del passato può essere utile per la risoluzione del caso.
Ma Siempre Fui Yo non è solo giallo, anzi. La musica è una protagonista importante in questa serie tv e prende vita tramite le esibizioni dei concorrenti del contest o di momenti sonori per le strade di Cartagena, che regalano delle chicche in termini di colonna sonora: per gli amanti degli show ricchi di canzoni da imparare a memoria e cantare con i personaggi, questa è la serie tv ideale. Davanti ad alcune scene diventa davvero difficile stare fermi, senza che ce ne si accorga ci si mette a dondolare o ballare. E se qualcuno avesse voglia di ri-ascoltare le tracce, la colonna sonora è stata anche resa disponibile sui servizi streaming musicali.
La storyline di Lupe, seppur telefonata, è efficace.
Da Lupe non ci si aspetta nulla di diverso rispetto a ciò che accade, però la sua storia funziona e fa sorridere comunque lo spettatore. All’inizio, infatti, la ragazza è terrorizzata dall’idea di salire su un palcoscenico e cantare: un flashback ci mostra come in passato suo padre abbia cercato di farla esibire con lui ma senza un buon risultato. Però la necessità di iscriversi al contest le fa mettere da parte la paura. A gareggiare con lei ci sarà Noah, un ragazzo che conosceva suo padre – e che sa fin dall’inizio che in realtà non è morto – e con cui Lupe battibecca fin dal primo istante. Nessuno si stupirà nel vedere Lupe affrontare e sconfiggere alla grande i propri timori, diventando la perfetta diva sul palco, così come nessuno spalancherà la bocca nel vedere Lupe e Noah innamorarsi. Ma è una sorta di prevedibilità rassicurante, che non stona con la serie e non la rende comunque banale.
Il duo funziona alla grande, gli attori hanno una chimica che è ben visibile soprattutto nelle scene delle esibizioni, godibilissime. Sono personaggi molto semplici, alla mano, che potrebbero essere tranquillamente i nostri vicini di casa, i compagni dell’università o gente che si incontra a fare la spesa e proprio questa semplicità li rende credibili. E altrettanto credibile è il rapporto tra i fratelli Lupe e Pibe, incrinato dalle gelosie di quest’ultimo nei confronti della sorella, ritenuta la favorita dal padre. La loro sarà una lunga strada verso la riappacificazione, in cui chiunque abbia avuto degli screzi con fratelli o sorelle ci si può rispecchiare.
I personaggi secondari – e di conseguenza le loro storyline, invece, sono un po’ più abbozzati e stereotipati. Un esempio è dato da Angie, la compagna di stanza di Lupe, grande fan del Faraón, che veste il tipico ruolo della spalla un po’ pazza della protagonista, con i suoi capelli tinti di viola e la sua crush per un compagno della band, Sammy, che in realtà è gay. Quante Angie abbiamo visto in serie tv e film, specialmente Disney? Per non parlare della sottotrama di Kevin e sua sorella Mercedes, quest’ultima compare dal nulla a metà di un episodio, cerca di derubare i concorrenti del contest non si sa bene per quale motivo e crea del caos inutile sul set dello show, ma non ci sono particolari chiarimenti o spiegazioni del suo comportamento.
Tuttavia, non sembra nelle intenzioni di Siempre Fui Yo mostrare grandi caratterizzazioni psicologiche.
Lo scopo della serie pare quello di voler intrattenere in maniera leggera e frizzante un pubblico che vuole rilassarsi in un pomeriggio estivo, lontano dal sole cocente. Siempre Fui Yo non ci tende la mano per portarci nei meandri della psiche dei personaggi, ma ci accompagna nel bel mezzo di un’esibizione canora che prende piede tra le vie della Colombia, con i suoi colori e la sua atmosfera. Ci mostra come la musica possa essere il collante perfetto per ogni amicizia o storia d’amore, il mezzo tramite cui dissidi familiari e incomprensioni possono essere curati, la via che porta a credere in sé stessi e costruire forti legami con chi ci circonda.
Collocata nel suo genere, per il suo target predefinito, Siempre Fui Yo è una serie che funziona, che sa tenere viva l’attenzione di un pubblico non troppo esigente e che resta contraddistinta dal clima sereno e soft da film della Disney: il lieto fine, con ogni problema che si risolve e il sogno d’amore coronato, con tanto di scena cliché in cui Noah segue Lupe fino in Messico per stare con lei, non stona per niente. Sarà però interessante scoprire se nella seconda stagione – le cui riprese sono iniziate proprio in questo luglio – proverà a spingersi verso confini un po’ più coraggiosi.