Come vi avevamo già accennato, Prime Video ci ha invitato, nella giornata di lunedì 24 gennaio, alla conferenza stampa di presentazione di Simeone. vivere partita dopo partita, la nuova docuserie originale incentrata sulla vita e sulla carriera di Diego Pablo Simeone, conosciuto ai più come El Cholo, ex calciatore di Atletico Madrid, Inter e Lazio, tra le altre, ed attuale allenatore della squadra spagnola, sulla cui panchina siede da ben 11 anni. Simeone è sempre stato un personaggio molto particolare, conosciuto e stimato da colleghi e avversari per le sue doti carismatiche e per la cattiveria agonistica che l’ha sempre contraddistinto. Sulla sua grinta fuori dal normale El Cholo ha basato la sua intera carriera, vincendo sia da calciatore che da allenatore, ovunque sia stato, costruendosi un personaggio e dando vita al movimento del cholismo, termine coniato per sottolineare il modus operandi delle sue squadre. In questa docuserie composta da 6 episodi totali, la vita di Diego viene sviscerata dall’interno, si ripercorrono le tappe fondamentali della sua carriera attraverso immagini e racconti di persone a lui vicine, dalla sua famiglia ai suoi colleghi attuali, ma anche di avversari e grandi campioni con i quali ha condiviso i più importanti palcoscenici calcistici degli ultimi 30 anni di calcio. Ecco per voi la nostra recensione della prima parte della docuserie.
Simeone. Vivere partita dopo partita: un fenomeno che viene da lontano
La serie ripercorre cronologicamente i passi fondamentali della carriera di Diego Simeone, con un focus particolare sulla scorsa stagione, 2020-2021, nella quale il Cholo è stato protagonista, conducendo il suo amatissimo Atleti alla vittoria dell’undicesima Liga (il maggior campionato spagnolo) della storia del club. La carriera di Simeone però comincia molto prima, nel 1987, quando un giovane cholito debutta nel Velez Sarsfield, una delle principali società calcistiche argentine. Diego vive per il futbol, da sempre, e muove i primi passi nel calcio professionistico proprio nella sua terra, puntualmente accompagnato da suo padre e sua madre, due figure fondamentali nella sua crescita. Nel 1990 però arriva il primo treno per l’Europa, uno di quei treni che potrebbero passare solo una volta nella vita. E’ il Pisa a bussare alla porta di Simeone, che, come racconta la serie, in quel momento si vide recapitata un’offerta da dentro o fuori, con un margine decisionale di appena 24 ore e senza essere, in quel momento, in grado di mettersi in contatto con i suoi genitori, che si trovavano in vacanza. El Cholo però è un ragazzo forte, nonostante i suoi appena 20 anni, e sa che la scelta giusta è quella di spiccare il volo e andare in Italia, in Europa, a combattere tra i grandi. Tale decisione si dimostra estremamente favorevole per Simeone, che in poche stagioni conquista la maglia del Siviglia prima e dell’Atletico poi, di quell’Atletico che presto diventerà tutto il suo mondo.
El Cholo, tra gol, magie in campo e episodi di eccessiva grinta, incanta tutti e riesce, nel 1996 a conquistare il primo titolo nazionale, con il suo Atleti, in una cavalcata storica. 25 anni dopo, sarà proprio Simeone a riportare i Colchoneros sul tetto di Spagna, nelle vesti di allenatore, per poi ripetersi appunto lo scorso anno, nel 2021.
Il Cholismo: ben più che uno stile di vita
Il motto di Simeone “vivere partita dopo partita” è quello che meglio descrive la sua personalità. Fin dall’inizio della sua carriera si è dimostrato un uomo con i piedi per terra, che credeva nelle proprie potenzialità e che non si è mai scoraggiato di fronte a nulla. Diego oggi insegna ai suoi giocatori come apprendere dalle sconfitte e come rialzarsi e ricominciare a lottare, e in questa docuserie questo aspetto viene sottolineato in modo impeccabile. Il mister è sempre stato un combattente, un guerriero. Da calciatore era famoso per i suoi “eccessi di grinta” sul campo, contro i suoi avversari. Nella prima parte della serie ciò è ben visibile, nello specifico nell’episodio che lo vede protagonista di una entrataccia nei confronti di Guerrero, giocatore dell’Atletico Bilbao, al quale El Cholo lasciò ben impresso il segno del suo passaggio con una tacchettata sulla coscia. L’episodio destò scandalo nell’ambiente, ma poco dopo lo stesso accadde a Simeone, in un altro scontro di gioco, ma in questo caso fu lo stesso Cholo a sminuire l’accaduto, dichiarando che “ciò che accade sul campo, deve restare sul campo”. Questo altro motto viene ribadito da Jose Mourinho, uno dei tanti ospiti della serie, avversario di Simeone ai tempi del Real.
Tra gli altri intervistati, per rimanere in tema, c’è anche David Beckham, che fu protagonista di un altro celebre scontro con Simeone ai tempi del mondiale del ’98, nell’ottavo di finale tra Inghilterra e Argentina. Beckham venne furbescamente provocato da Simeone e non riuscì a mantenere la calma, finendo per farsi espellere. Tutti questi aneddoti ricostruiscono perfettamente il personaggio, che fa della sua grinta e della sua astuzia le sue doti migliori.
L’eredità di un altro Diego: Simeone e l’Argentina
Altro tema fondamentale trattato in queste prime puntate, è quello del percorso svolto da Simeone all’interno della Selecciòn, la nazionale argentina. Infatti a Diego Simeone toccò, in un certo senso, la pesantissima eredità di Diego Maradona. Quest’ultimo infatti fu costretto a stare lontano dai campi per via della nota squalifica per doping, e l’Albiceleste dunque si trovò orfana del proprio numero dieci, el diez, che in Argentina è sempre un tema scottante. L’allora commissario tecnico della nazionale, Alfredo Basile, propose inaspettatamente proprio a Simeone di indossare la maglia numero dieci, nonostante il suo ruolo fosse ben diverso rispetto ai classici canoni del numero diez. Diego, stupito, accettò, e con quella maglia portò l’Argentina a trionfare nella Copa America del 1991 e di nuovo nel 1993, diventando un vero e proprio idolo del popolo e riuscendo quindi a non far rimpiangere l’assenza di Maradona. Tra le prime scene il rapporto del Cholo con quest’ultimo viene raccontato concentrandosi sulla forte ammirazione reciproca. Maradona era, ovviamente, l’idolo di qualunque ragazzino che si approcciasse al calcio in quegli anni, argentino o meno che fosse, e per Simeone l’approdo in Italia significava anche poter competere con il suo idolo sul campo, e poi da compagni in nazionale. La morte di Maradona viene omaggiata con il ritratto di un Simeone sinceramente commosso, intento ad applaudire il suo idolo nel minuto di silenzio prima di una partita del novembre 2020.
Simeone Vivere partita dopo partita è una serie molto profonda, che punta a scavare nell’animo di un personaggio famoso per la sua grinta e la sua genuinità. Lo stesso Simeone, in conferenza stampa, si è detto molto sorpreso dal risultato ottenuto con questa serie, perché lui stesso non pensava di essere in grado di mettersi a nudo in questo modo, eppure è stato ben felice di raccontare se stesso e la sua splendida famiglia, composta dai tre figli Giovanni, Gianluca e Giuliano, tutti e tre calciatori, dalle due figlie piccole Francesca e Valentina e dalla sua attuale moglie Carla, oltre che il suo magnifico rapporto con i propri genitori, vissuto con gli stessi principi che si porta in campo: spirito di squadra e una profonda e reale semplicità.