Il finale della seconda stagione di Sissi, la serie evento tedesco-austriaca disponibile anche in streaming su Mediaset Play, è stato infuocato come speravamo. Trasmesso in prima serata su Canale 5 il 4 gennaio 2023, l’ultimo appuntamento si è tinto di sangue, colera e tradimenti. Il gran finale del secondo atto del drama storico diretto da Sven Bohse che vede protagonisti Dominique Devenport e Jannik Schümann ha registrato 2.060.000 di spettatori, pari al 12.7% di share, contro i 2.686.000 di spettatori, 16.6% di share, di Meraviglie, la nuova edizione del programma con Alberto Angela che ci porta alla scoperta delle meraviglie italiane. I dati auditel, si sa, perdono via via sempre più importanza alla luce della possibilità di guardare le puntate comodamente in streaming. Tuttavia, considerando i numeri, le polemiche e gli apprezzamenti online, possiamo dedurre che la mossa di Mediaset sia andata a buon fine. Sissi si è dimostrata un ottimo compromesso tra tradizione e modernità, melò e dramma. Le tensioni politiche si fondono alla perfezione con quelle sessuali e sentimentali mentre le pressioni sociali, le aspettative e la Storia fanno da sfondo a una vicenda che sa parlare il linguaggio dei nostri tempi. L’importante è non dimenticare che i drammi storici non sono documentari e che la fedeltà ai fatti va sempre presa con le pinze. In ogni caso, i cugini austro-tedeschi hanno fatto un ottimo lavoro, realizzando un guilty pleasure intrigante, accurato, interessante e intriso di realismo, togliendo via quella patina da soap-opera che ancora contamina molti prodotti generalisti. Con una struttura narrativa semplice, pulita e lineare, la serie austriaco-tedesco ha dimostrato che c’è posto per il rinnovamento anche nelle televisioni più tradizionaliste, come RTL+ e Mediaset. Il finale della seconda stagione di Sissi è un inno autentico alla libertà politica, sessuale e sentimentale che, per quanto intenso, non risulta mai stucchevole né patinato (come succede in alcuni prodotti della Rete, come Fosca Innocenti). Sebbene non ci siano conferme ufficiali delle dinamiche interpersonali su cui si srotolano la quinta e sesta puntata, i fatti storici che fanno da sfondo al dramma personale sono stati trattati con un notevole rigore storiografico. Ma, come abbiamo detto, Sissi non nasce per raccontare la Storia, ma per riscriverne un’altra capace di ispirare le giovani e i giovani di oggi (Sissi 2×03 e 2×04 – La Recensione del secondo appuntamento, in onda su Canale 5).
Sissi, la guerra è scoppiata
Il quinto e il sesto episodio di Sissi – scritti da Andreas Gutzeit, Elena Hell e Robert Krause e diretti da Sven Bohse e Miguel Alexandre – ci portano sul campo di battaglia: la guerra tra Austria e Prussia è scoppiata. In un impeto di gelosia, Franz caccia Andrássy dal palazzo e dichiara guerra a Bismarck. L’Imperatore è fuori di sé, non è lucido, beve ed è dominato dalle pulsioni. Così va in battaglia a combattere al fianco dei soldati. La situazione peggiora su ogni fronte. Elisabeth confessa a Marie di aver ordinato l’esecuzione della madre, portando così la piccola a fuggire da Franz. Sissi è al comando dell’Austria, con al fianco una suocera sempre più scontenta, e si prepara ad affrontare dei tempi durissimi. Con Franz al fronte, spetta a lei regnare e fronteggiare il colera e la mancanza di cibo. Al di là del solito tira-e-molla e dell’arcinoto “triangolo amoroso”, il nodo nevralgico della narrazione verte però sull’importanza di perseguire valori quali l’umanità, il rispetto e la tolleranza, valori che dovrebbero essere alla base sia dei rapporti personali che politici.
Sissi è una denuncia interessante nei confronti della guerra e indica la diplomazia come l’unico rimedio contro la scelleratezza della violenza. Bismark, Franz e il capo dei ribelli ungheresi, Ödön Körtek, sono accecati da sentimenti di vendetta, gelosia e dalla smania di potere. Pulsioni che li portano a prendere decisioni che ricadono inevitabilmente sui rispettivi popoli. Da apprezzare, infatti, c’è sicuramente la resa grottesca e ridicola della guerra, che ne sottolinea la stupidità anziché l’eroicità. Franz è arrabbiato, geloso, inadatto a governare e per questo ha scatenato una guerra. È (ancora una volta) grazie alla saggezza di Sissi e alla sorella di Andrássy che Franz ottiene il sostegno degli ungheresi. La via della gentilezza, del perdono e l’empatia hanno salvato ancora una volta la situazione. Malgrado tutto, e malgrado il finanziamento della Francia, l’Austria perde la guerra.
L’episodio è cupo e grottesco e contiene un elemento che ha già diviso il pubblico: il tradimento di Sissi con il conte mentre il Kaiser “fa bisboccia come se niente fosse”. Una scelta coraggiosa, non attestata, che viene affrontata senza pregiudizi né doppi standard. La prospettiva femminile, e femminista, suona autentica e sincera. Lo vediamo nei rapporti tra Sissi, la madre e sua sorella, le quali si recano a palazzo per starle accanto. Senza contare l’aiuto strategico della duchessa Ludovica, che accompagnerà l’Imperatrice dai prussiani. All’Incontro con Otto von Bismarck, Sissi usa con arguzia le carte “Napoleone III” e “colera”. L’Imperatrice sa quali fili muovere e fa leva sulla scintilla d’umanità del cancelliere e al suo senso di giustizia. Ammettiamo che il rallenty finale ci ha fatto sorridere per la sua ingenuità – soprattutto il salvataggio di Marie che è andata al fronte per stare con Franz – ma apprezziamo che la ritirata di una guerra fallimentare chiuda il penultimo episodio.
Non vince l’amore, ma la libertà
L’ultima puntata del secondo atto di Sissi inizia con la sconfitta a Königgrätz. Una disfatta dolorosa che registra 15000 morti, oltre ai numerosi casi di colera. Tornato a Vienna, Franz è malato, ubriaco e ferito sia fisicamente che moralmente. Così, dopo la sconfitta, l’Austria lascia la Confederazione Tedesca. Il futuro della casa d’Asburgo è a rischio. Ancora una volta, però, è la gelosia a prevalere. Convinto dell’infedeltà di Sissi, Franz la invia in Ungheria. Non è solo una missione diplomatica in cui Sissi dovrà muoversi per permettere agli ungheresi di costituire un proprio parlamento, ma è anche una rottura sentimentale. Franz sembra un bambino ferito nell’orgoglio che antepone i suoi capricci ai doveri di regnante. La madre, l’arciduchessa Sophie, gli fa notare che non sembra essere in sé, ma il figlio ribatte che è la prima volta in cui finalmente si sente sé stesso. Così la duchessa Ludovica prende i nipoti e sua sorella Sophie, che finalmente si lascia andare, e li porta con sé a Possenhofen. Davanti a quel fallimento umano quale è ora Franz, pieno di odio e rancore, anche Marie decide di lasciare l’Imperatore. Franz è ormai solo.
Non c’è tempo per i convenevoli, l’indomani Sissi incontra la dieta ungherese, un “sacco di pulci”, come la definisce Andrássy. Ma Sissi riesce a tenerli a bada; riesce perfino a fronteggiare le battute sessiste dei nobili. Vienna garantisce così al popolo ungherese piena autonomia interna e una propria costituzione in cambio di un’alleanza duratura. Sissi va ben oltre i suoi doveri e decide di sacrificare la propria vita per salvarne migliaia. Fa un patto con il ribelle ungherese Körtek, ma prende il colera, come era prevedibile. Riesce a salvarsi e a sfruttare al meglio quell’esperienza di morte che le ha insegnato che ci sono “altre cose oltre i marmi del palazzo”. L’amore vince è un messaggio fin troppo abusato, lo sappiamo, soprattutto nei drammi televisivi trasmessi in chiaro. Eppure, qui, riesce ad assumere una connotazione meno banale e più profonda. Sissi torna da Franz, ma questa volta si tratta di una scelta libera, matura e consapevole proprio come lo è quella dell’Ungheria di riconoscere Franz come loro imperatore.
L’incoronazione delle Altezze Imperiali austriache come sovrani d’Ungheria con la corona di Santo Stefano chiude questo secondo atto che non ha suscitato scalpore come il primo, ma ha dimostrato che su Canale 5 c’è posto per il rinnovamento. In attesa di scoprire se ci sarà o meno un terzo atto, possiamo considerare Sissi un esperimento riuscito, ben recitato, ben confezionato, con costumi favolosi e una regia fresca e moderna, almeno per le reti in chiaro su cui è stato trasmesso. Una mossa nel nome dell’apertura davvero riuscita.