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Smile 2 è senza dubbio un sequel ambizioso e azzeccato – La Recensione

Una delle allucinazione più inquietanti che vive Skye in Smile 2
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ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Smile 2 e sul precedente capitolo della saga horror

La spooky season è ormai entrata nel vivo e al cinema ha fatto il suo esordio uno degli horror più attesi dell’anno. Smile 2 arriva a distanza di due anni dal primo, fortunato, capitolo, e ne riesce a perpetrare il successo, alzando l’asticella dell’ambizione e lasciando decisamente alto il livello qualitativo. Questo 2024 si sta rivelando davvero interessante per il genere horror (ne avevamo parlato nel nostro bilancio stilato qualche settimana fa) e in attesa di altri titoli intorno a cui aleggia gran curiosità, primo fra tutti Longlegs, questo Smile 2 ci è piaciuto moltissimo.

Rispetto al primo film cambia completamente il contesto. Lasciamo gli ospedali psichiatrici e le sedute di psicoterapia per fiondarci nel vorticoso, e dannato, mondo della musica e dello star system. Al centro del racconto troviamo Skye Riley, interpretata da una sontuosa Naomi Scott (ve la ricordate nel live action di Aladdin?) negli inediti panni di scream queen. La giovane cantante si è ripresa da un periodo difficile: finita nel vortice della droga, è reduce da un incidente in cui ha perso la vita un noto attore. E da cui lei stessa ne è uscita con cicatrici tanto esterne quanto interne. Da quel momento per Skye ha avuto inizio un lungo percorso di riabilitazione, sia fisica che psicologica, prima di tornare in scena e di cadere nell’incubo della maledizione che abbiamo già conosciuto bene nel precedente film .

Smile 2 cambia contesto, dunque, ma non riferimenti. Come nel capitolo precedente, assistiamo inermi alla lenta e inesorabile discesa nella follia della protagonista. Un viaggio infernale, che suscita disagio e inquietudine. Partiamo, dunque, con l’analisi di ciò che abbiamo visto in Smile 2: senza dubbio, uno dei migliori film horror dell’anno.

Il cambio di contesto: dalla malattia mentale alla droga

Iniziamo proprio da questo cambio di contesto di cui abbiamo parlato in fase d’introduzione. Rispetto al primo film, in Smile 2 i connotati mutano. Ma non varia il risultato finale. Abbiamo una protagonista fortemente traumatizzata, ma in modo completamente diverso. Skye ha causato la sua rovina, a differenza di Rose nel precedente capitolo. Una vita di eccessi l’ha condotta a quell’incidente che le ha stravolto la vita e da cui ha tratto la forza per disintossicarsi e rimettersi in piedi. La malattia mentale, centrale nella parabola di Rose, lascia spazio alla dipendenza in Smile 2. Due contesti ben diversi, dunque, ma come detto gli esiti delle due vicende non cambiano.

C’è, sia in Rose che in Skye, un trauma mal elaborato. Che poi sia stato causato o subito poco cambia. Ciò che interessa è sottolineare come anche in Smile 2 la maledizione vada a insediarsi in una mente fragile, che inevitabilmente collassa. Al contempo, però, i trascorsi delle due protagoniste tolgono credibilità ai loro drammi. L’isolamento che Skye vive è lo stesso di Rose, e proviene dallo stesso ragionamento: il trauma del passato è tornato a spaventare, e allora il mondo esterno limita la propria percezione solo a quello. Questo senso di solitudine in Smile 2 è ancora più accentuato, e contribuisce a creare quella sensazione di straniamento fondamentale per lo stile narrativo adottato dal film.

Skye infuriata alle prese con una delle sue allucinazioni
2024 PARAMOUNT PICTURES
Barbara Nitke

Lo stile patinato di Smile 2

Lo stile narrativo, appunto. Questo è uno dei punti più interessanti di tutto il film. Complice il panorama in cui si cala la storia, Smile 2 assume un tono più patinato. Meno crudo, ma non per questo meno cruento. A fare il paio con tutti i passaggi relativi agli impegni musicali di Skye ci sono quelle lunghe, e terrificanti, sequenze allucinanti in cui la cantante lotta con i demoni nella propria testa.

C’è in questo film una gestione degli jumpscare davvero magistrali. Essi non sono semplicemente piazzati per dare ritmo al film o per far sussultare gli spettatori. Sono invece curati alla perfezioni, spesso anche con lunghe sequenze, che non si limitano a spaventare, ma proiettano su chi guarda il senso d’inquietudine della protagonista. Ci sono diversi passaggi (quello del video sul telefono è forse il più riuscito) che fanno letteralmente saltare dalla poltrona, ma il lato più prezioso di questi jumpscare è che dopo lo spavento, lo stato d’ansia permane. E questo, per un horror del genere, è un vero trionfo. A proposito di jumpscare, vi proponiamo una lista dei migliori film horror per gli amanti di questo escamotage narrativo.

Il complesso finale di Smile 2

Dopo esserci soffermati su aspetti più estetici, passiamo ad analizzare la struttura narrativa. Smile 2 procede lentamente, con ritmi compassati che garantiscono alla storia un ampio respiro. Utile soprattutto per quegli articolati jumpscare di cui abbiamo parlato. Nella seconda fase, poi, la narrazione accelera, seguendo uno schema abbastanza simile a quello del primo film. Anche verso il finale troviamo un colpo di scena che ci riporta al clima del capitolo precedente. In auto, Skye scopre di non essere con Gemma, un po’ come accaduto a Rose con Joel in Smile. Qui, però, esce fuori tutta l’ambizione di questo sequel, che alza vertiginosamente il tiro su questo colpo di scena.

Non solo scopriamo che Skye non è in auto con Gemma, ma anche che ogni incontro tra le due è stato un parto della mente della cantante. Da qui parte una lunghissima sequenza allucinante, in cui si annullano completamente i confini della comprensione, lasciando spazio completo alle interpretazioni degli spettatori. Fino all’angosciante finale, al suicidio sul palco di Skye, non si comprende cosa sia effettivamente accaduto e cosa invece abbia immaginato l’artista. Il tutto è volutamente molto vago, così da permettere una sovrapposizione tra la protagonista e lo spettatore, che può comprenderne il senso di smarrimento.

Il finale apre a un’altra ipotesi (tutti gli spettatori che hanno assistito al suicidio di Skye sono stati contagiati?), ma al di là della comprensione degli eventi, ciò che importa è questo annullamento completo della barriera tra allucinazione e realtà, che perpetra quel senso di disagio e d’inquietudine che si rincorre per tutto il film.

L'inquietante sorriso di Lewis, il ragazzo che ha passato la maledizione a Skye in Smile 2
Courtesy of Paramount Pictures 

Il disagio che si prova guardando il film

Più che spaventare, quindi, Smile 2 vuole mettere a disagio lo spettatore. E ci riesce alla grande. Abbiamo illustrato alcuni stratagemmi che mirano in questa direzione, ma ce ne sono altri da sottolineare. Da scene intere, come quella del discorso sul palco durante la serata di gala, a piccoli dettagli ricorrenti, quali lo strapparsi i capelli o l’osso che esce dalla gamba. Sono tutti elementi che sì, ovviamente inquietano, ma che più che altro mettono a disagio. L’obiettivo, in tal senso, è creare quel senso di repulsione che si prova di fronte a persona in difficoltà, quando non se ne comprendono i motivi.

Torniamo a una delle considerazioni iniziali. La malattia mentale e la droga, nei due capitoli della saga, portano entrambi alla stessa conclusione: il trauma. A questo si collega il senso di disagio che Smile 2 intende trasmettere. Lo sguardo esterno, il più delle volte, è avvolto dal disagio davanti a persone in evidenti condizioni di squilibrio. La narrazione replica alla perfezione questo meccanismo, esacerbandolo e sfaccettandolo con tutto il discorso della maledizione. Ma il cuore concettuale rimane quel disagio legato all’impatto col trauma.

Una sontuosa Naomi Scott per un ottimo film

Come nel precedente capitolo, Smile 2 ruota completamente intorno alla protagonista. E serviva un’ottima prova per sopportare un ruolo così ingombrante. Naomi Scott, di ritorno sul grande schermo dopo i fasti di Aladdin, se la cava alla grande, riuscendo a rendere credibile il suo personaggio enormemente complesso. Un plauso meritato, dunque, all’artista che negli ultimi tempi si era un po’ allontanata dal grande schermo. E che è tornata alla grande con questo inedito ruolo da scream queen.

In generale, comunque, Smile 2 è davvero un ottimo film. Calata nel proprio genere di riferimento, è una narrazione che brilla. Il successo del precedente capitolo poteva essere un traino, ma anche un fardello. Smile 2 invece riesce a incarnarne lo spirito, prendendo però le giuste distanze e alzando l’asticella delle aspirazioni. La parte investigativa, sminuita dal fatto che ormai conosciamo la maledizione, viene qui alleggerita, soppiantata invece dai lunghi jumpscare e dalle più frequenti, e complesse, allucinazioni. Ne esce fuori un film diverso, per certi versi più consapevole. Sicuramente molto riuscito.

Smile 2 conferma l’ottimo stato di salute dell’horror, che quest’anno ci ha regalato titoli davvero interessanti come il tanto chiacchierato Immaculate con Sydney Sweeney o il prequel di un’altra saga di successo come A Quiet Place. Siamo di fronte a un film che ha praticamente tutto: intriga, appassiona, spaventa, inquieta e fa ragionare. Quando si ottengono così tante reazioni c’è poco da aggiungere: il lavoro è compiuto è davvero di ottimo livello.