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Snowpiercer 3×10 – La Recensione del finale di stagione: i custodi della speranza

Snowpiercer 3
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ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER sul finale di Snowpiercer 3.

Anche questa volta siamo giunti alla conclusione di un percorso. Anche questi episodi di Snowpiercer sono finiti, lasciando aperte non poche questioni in previsione della produzione di una già annunciata quarta stagione. E non è stato facile salutare i passeggeri della locomotiva eterna, soprattutto visto che il finale si è rivelato pieno di tutto ciò di cui abbiamo sentito la mancanza nel corso della stagione. La frenesia di una situazione di squilibrio politico e militare all’interno di quello che rimane della società umana si è riflessa nella rapidità e nel caos con cui procede la prima parte della puntata. L’incertezza, la paura, la determinazione di chi nonostante tutto ha scelto di continuare a lottare per la speranza di un mondo migliore.

Nell’episodio precedente, dopo il suo ritorno, Melanie aveva creato una frattura che sperava fosse insanabile, così da convincere tutti che sfidare la scienza è uno sbaglio e che abbandonarsi alla cieca speranza è un rischio che gli ultimi sopravvissuti del genere umano non possono permettersi di correre. Questa volta però il vero capo macchinista dello Snowpiercer deve fare i conti con la lealtà del Fondo nei confronti del suo vero leader e con l’impossibilità di portare avanti il proprio obiettivo senza il peso politico di una volta. Ed ecco che si rende necessario un compromesso diplomatico, una scelta prevedibile ma non per questo meno difficile da compiere, qualcosa che Wilford aveva già previsto. È inevitabile un’alleanza tra le due menti che hanno concepito il treno.

Snowpiercer 3x10

E infatti, Snowpiercer 3 x10 è la puntata dei compromessi.

Di quelli che Melanie si sente costretta a prendere con Wilford, ma anche di quello che tenta in tutti i modi di trovare con Layton, per lasciare ai cittadini della locomotiva eterna il potere di decidere del proprio destino, di prendersi la responsabilità e il peso delle proprie scelte. Ed è estremamente interessante che il titolo dell’episodio (The Original SinnersI peccatori originali) sia in qualche modo contrapposto alla ricerca e alla fede nell’idea di un nuovo Eden.

I peccatori originali sono Melanie e Layton. Entrambi hanno compreso l’onore e l’onere inevitabilmente connessi con il governo di un popolo. Macchinista e Fondaio prima hanno lavorato insieme, poi si sono fronteggiati, ma hanno sempre avuto un obiettivo comune, ovvero quello di creare un equilibrio che garantisse a tutti gli altri la sopravvivenza e una vita senza più sofferenze. Eppure, nuovo Eden significa dare vita a un mondo in cui si ricomincia da capo, in cui non esistono più peccatori, in cui si riparte cercando di non commettere ancora e ancora gli stessi sbagli. Sono stati i peccatori originali, sono stati additati come i cattivi, come i bugiardi. Ma sono anche stati i leader migliori che lo Snowpiercer potesse chiedere (anche se Melanie ci è sempre piaciuta un po’ di più).

E così, Melanie Cavill e Andre Layton danno vita al colpo di scena di questo episodio, si liberano una volta per tutte del peso più gravoso che il treno abbia mai dovuto sopportare: Wilford. Con un’uscita di scena decisamente soddisfacente, ma che non sembra voler significare un addio definitivo del personaggio alla serie, Joseph viene costretto a salire nel piccolo vagone nel quale Melanie era riuscita a stento a sopravvivere per 6 mesi, viene scaricato sui binari e lasciato andare il più lontano possibile da ciò che resta del suo treno. Il suo disgustoso comportamento e la sua follia hanno finalmente avuto le conseguenze che meritavano.

sean bean

Il compromesso stabilito dai due leader del treno ha saputo dare vita a una seconda parte commovente della puntata.

Insieme alla prima ci restituisce, per l’ultima volta in questa stagione, il binomio che ha sempre caratterizzato la serie di TNT fin dai suoi esordi, quello costituito da un lato dal microcosmo politico o sociale che ha preso vita nello Snowpiercer, dall’altro quello inevitabilmente formato dai difficili rapporti umani che ne sono la conseguenza. Ma il rapido alternarsi di scene e inquadrature che serve a rendere sullo schermo l’instabilità di un momento decisivo per gli abitanti del treno va avanti fino alla fine dell’episodio, interrotto solo dal toccante separarsi delle due parti della locomotiva eterna. Una, guidata da Layton, diretta con fede verso la speranza di un nuovo mondo, l’altra, capeggiata da Melanie, intrappolata ancora nel loop di rivoluzioni per fuggire al pericolo dell’ennesimo buco nell’acqua. Entrambi custodi della stessa speranza, che però assume forme diverse.

È bello finalmente vedere i protagonisti della serie liberarsi di ogni scudo e cedere insieme all’emotività. C’è qualcosa di familiare nel modo in cui alcune persone scelgono di rimanere unite e farsi da casa l’un l’altra e in cui altre invece decidono di abbandonare ogni certezza in nome della promessa di un futuro migliore. Sono scene cariche di tenerezza quelle in cui alcuni amori si riuniscono in una convinzione comune, ma sono altrettanto dolci anche quelle in cui altri tipi di affetto si risolvono in questo episodio di Snowpiercer 3, comprendendo esigenze differenti e facendosi da parte per la libertà individuale.

Il segno del cambiamento avvenuto sulla locomotiva eterna è perfettamente rappresentato da una scena significativa, quando Ruth capovolge la spilla con la “W” di Wilford sul petto del nuovo responsabile dell’Ospitalità, e dà prova di un nuovo ordine delle cose attraverso un definitivo passaggio di testimone che ora assume la forma di una “M“.

alex snowpiercer

E se non fosse stato per l’eccessiva rapidità con cui la Big Alice ha raggiunto il Corno d’Africa, dopo il distacco con lo Snowpiercer, e per il modo un po’ troppo sbrigativo con cui è stata affrontata la sua difficoltà di avanzare su dei binari ormai semidistrtutti, la decima puntata di Snowpiercer 3 sarebbe stata perfetta. Invece, la necessità di chiudere il cerchio entro i 50 minuti massimi dell’episodio ha dato poco peso all’arrivo nel nuovo Eden tanto sperato e agognato da tutti (protagonisti e fan), rendendo la fine del percorso un obiettivo che sarebbe stato possibile raggiungere anche senza troppe difficoltà o impedimenti narrativi.

Tirando le somme di questa stagione, possiamo dire che Snowpiercer 3 ha avuto bisogno di tempo per ingranare e ricordarsi chi è davvero. In più di un’occasione gli episodi sono stati penalizzati da una lentezza eccessiva. Nel complesso, la terza stagione non si è rivelata straordinaria o particolarmente emozionante come la prima, ma ha continuato a viaggiare sul filo sottile che separa una serie bella da una come tante altre. Non resta che domandarsi cosa ne sarà della quarta stagione, se il nuovo scenario offerto dal mondo esterno saprà portare novità ma anche originalità o se anche stavolta la serie non riuscirà a liberarsi dal già visto e dal già sentito che spesso hanno caratterizzato le sue ultime puntate.

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