ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER sulla quinta puntata di Snowpiercer 3.
Sullo Snowpiercer, lungo 1029 carrozze, non sembra esistere tranquillità per Andre Layton, nemmeno il giorno della nascita di sua figlia, quando persino la scelta per il nome della piccola si trasforma in un attacco nei suoi confronti. Con la quinta puntata, la serie basata sul fumetto post apocalittico Le Transperceneige, compie però non pochi errori di percorso, trasformando alcuni dei dettagli e dei particolari che l’hanno sempre resa unica, in un elemento realmente privo di carattere.
È la voce di Zarah ad aprire l’episodio intitolato Una nuova vita, ed è alle parole che scrive che affida i suoi dubbi sulle scelte compiute durante la gravidanza. Dunque, fin dai primi minuti è evidente quale sarà il tema centrale di Snowpiercer 3 x05. La nascita della bambina, così attesa nei mesi precedenti, è più vicina che mai, e intorno a ciò che la piccola rappresenta ruotano le scelte di tutti i personaggi principali. Per Zarah, sua figlia ha costituito innanzitutto la speranza di sopravvivere indenne sotto il folle comando di Wilford, poi l’unico modo per tenere accanto a sé Layton, l’uomo di cui è innamorata. Ama sua figlia, ma il suo è ancora un amore acerbo, condizionato dalle scelte di vita inevitabilmente compiute negli anni sulla locomotiva eterna.
Per Layton, la bimba rappresenta una speranza nel futuro, la convinzione che nonostante il marcio di cui ogni uomo sembra essere fatto, da lui possa nascere anche a qualcosa di buono e così infinitamente puro. Per Josie invece, grande assente nella scorsa puntata, la piccola incarna il fallimento del suo rapporto con Andre; in lei vede il volto angelico ma opprimente della propria ritrovata solitudine. Eppure, il fatto che l’ex Fondaia e la bambina siano accomunate dalla resistenza al freddo, dovuta agli esperimenti condotti dalla Dottoressa Headwood, le rende fin troppo simili. Tutti i problemi di sensibilità riconducibili alla terapia con cui è stata curata dagli Headwood per tanto tempo, potrebbero essere solo una piccola anticipazione di ciò che attenderà Liana una volta venuta al mondo.
D’altra parte, però, la figlia di Zarah e Layton, sembra rappresentare un’ottima opportunità per mettere fuori gioco il nuovo leader della locomotiva eterna.
Come da tradizione sullo Snowpiercer, a un albero vengono appesi dei nomi, tra cui i neo genitori possono sceglierne uno per la loro bambina. E non è un caso che a raffigurare l’inizio di una nuova vita sia proprio un albero. Un simbolo intelligente dell’Eden verso cui il treno procede lentamente e che proprio per questo motivo viene bruciato di fronte agli occhi increduli di tutti. Che il destino di questo albero fatto di nomi sia un indizio lasciato dagli sceneggiatori sul possibile fallimento della missione per raggiungere il Corno d’Africa o dell’inabitabilità del cosiddetto nuovo Eden?
Inoltre, qualcuno ha utilizzato l’incendio doloso per inviare un chiaro messaggio a Layton: “non sei più il benvenuto al comando”. Da qui prende avvio una sottotrama crime il cui unico scopo parrebbe essere quello di tappare i buchi di una stagione che la sta tirando molto per le lunghe.
Se nella prima stagione di Snowpiercer la sottotrama crime era stata sviluppata in maniera omogenea ed equilibrata lungo tutti gli episodi, qui non fa che riempire un vuoto, tanto che l’interrogativo trova da solo una risposta alla fine della puntata. Una subplot apparentemente fine a se stessa, il cui unico scopo sembra quello di dare un obiettivo a Till, un bellissimo personaggio che in questa stagione è stato completamente privato e svuotato del carattere che lo aveva sempre contraddistinto.
Pike ha fatto la sua scelta e si è ancora una volta schierato contro il comando di Layton, rivelandosi un personaggio ambiguo e che non si riesce mai a comprendere fino in fondo. È combattuto tra ciò che prova per Ruth e i propri ideali; fra il sentimento più vicino all’amore che abbia provato da molto tempo a questa parte e l’odio verso il modo con cui Andre intende manipolare i cittadini dello Snowpiercer, per niente diverso da quello di coloro che lo hanno preceduto.
Ma in Snowpiercer 3 il confine tra amore e odio si assottiglia anche per gli altri personaggi.
Per Alex che si prende cura di Wilford, leggendogli Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes nonostante il male che le ha fatto negli anni. Non è lasciata al caso la scelta di un titolo simile, perché in questo modo la giovane Cavill intende insinuare nella mente di Joseph il suo pensiero: obiettivo di Cervantes era stato infatti quello di evidenziare il tramonto del ruolo della nobiltà dell’epoca, la sua incapacità di far fronte al nuovo assetto sociale. È esattamente ciò che il Signor Wilford incarna: l’inadeguatezza del suo metodo nel governo di cui i cittadini della locomotiva eterna hanno bisogno.
Allo stesso modo, Josie, che cerca di soffocare tutta la rabbia che prova nei confronti di Layton, Zarah e la bambina, gettandosi tra le braccia di Ben in un disperato (e in nessun modo annunciato negli episodi precedenti) tentativo di provare una sensazione qualsiasi, in una puntata in cui l’attesa per la nascita di Liana è scandita dal suono dei campanelli dell’Ospitalità.
E un altro punto dolente di Snowpiercer 3 x05 è rappresentato proprio da quest’ultima, dalla piccola cittadina della locomotiva. Il parto di Zarah non riesce a generare nessuna empatia nel pubblico, nessuna tenerezza, in parte per l’interpretazione forse non proprio all’altezza di Sheila Vand, ma soprattutto per la spiacevole inquadratura di una neonata visibilmente finta, per nulla realistica.
Come si può incentrare un intero episodio sulla nascita di una bambina (attesa per di più dalla fine della seconda stagione) per poi bruciare in questo modo una parte potenzialmente molto toccante e assolutamente essenziale dell’intera storyline di Snowpiercer?
Passati ormai piuttosto lentamente i primi cinque episodi, non resta che sperare in un recupero rapido e coinvolgente nella seconda metà della serie, perché di questo passo la terza stagione della serie della TNT non riuscirà a mantenere alto il livello delle prime due. Sarebbe un vero peccato, visto e considerato l’enorme potenziale che possiede e la grandezza di molti degli attori che prestano il volto ai personaggi principali.
Come si può sperare, altrimenti, che ne esca fuori una quarta stagione avvincente?