Finalmente la fiction di Rai 1 ha deciso di prendersi una pausa da preti e suore che indagano, dottori, infermieri, poliziotti e carabinieri per intraprendere un’intrigante svolta mystery, ispirata niente meno che a Lost, come ha dichiarato il protagonista di Sopravvissuti. Prima di generare altra confusione, però, è doveroso citare le parole di Lino Guanciale, pronunciate durante la conferenza stampa di presentazione: “Vogliamo essere a livello di Lost, lo sforzo è di competere a racconti così ambiziosi. Ma io vedo come riferimento anche Homeland, che racconta di una vertigine interiore profondissima di alcuni protagonisti. È una serie in cui gli spettatori si chiederanno ‘Ma come hanno fatto a girarla?”. Appurato che il paragone sia stato fatto per sottolineare la grande ambizione insita nel progetto, è altrettanto doveroso dire che – almeno a giudicare dalle prime due puntate – Sopravvissuti non ha nulla in comune con Lost, tantomeno con Homeland. È importante tenerlo a mente o si resterà delusi. La trama ricorda quelle delle due serie tv citate, ma solo in superficie. Dopo un anno, i 12 superstiti della nave Arianna, naufragata a seguito di una tempesta, fanno ritorno a casa dalle famiglie, portandosi dietro innumerevoli segreti. A giudicare dall’esordio, Sopravvissuti ricorda più un classico dramma familiare piuttosto che un mistery–thriller. La serie tv diretta da Carmine Elia è stata presentata come “una serie dell’Alleanza Europea” e si compone di dodici puntate, dalla durata di 50 minuti ciascuna, che andranno in onda per sei prime serate ogni lunedì su Rai 1, dal 3 ottobre fino al 7 novembre. Le puntate saranno visibili in streaming anche su RaiPlay. L’ambizione si nota, eppure la fiction resta impantanata nella comfort zone. Senza dubbio parte da presupposti innovativi, ma per ora sembra dirigersi verso lidi assai noti. Non importa che la vicenda sia intrisa di mistero, a darci il benvenuto troviamo ancora una volta amanti, tradimenti e “triangoli”. Ex gelose e indagini della polizia condotte da ispettori ruvidi. L’altra più giovane, gli adolescenti irrequieti e il migliore amico innamorato della lei di lui. Insomma, ancora niente di nuovo sotto il sole.
Sopravvissuti, un cast corale e una storia ambiziosa, ma non troppo.
Liberamente ispirata a Survivors, una serie britannica di Terry Nation del 1975 di genere post-apocalittico, Sopravvissuti è la prima novità scelta per inaugurare la stagione televisiva Rai 2022-23. La fiction è ambiziosa e porta la firma di Viola Rispoli, Massimo Bacchini, Sofia Bruschetta, Ivano Fachin, Giovanni Galassi e Tommaso Matano. Il progetto è una co-produzione internazionale nata dalla collaborazione tra i principali operatori televisivi europei tra cui Rai Fiction, ZDF, France Télévisions e Rodeo Drive. Nata all’interno di MIA TV Drama Series Pitching Forum nel 2017, la serie tv è stata girata interamente in Italia tra il 2020 e il 2021 e tra Roma e Genova; in particolare nel Porto Antico e nell’area fieristica della città marittima, il Padiglione Jean Nouvel, le marine, il Palasport, il cimitero di Staglieno e al Matitone, che nella finzione è diventata la sede della questura mentre le scene in mare aperto sono state girate in teatro (e si vede). Firma la colonna sonora il compositore Stefano Lentini, il quale ha composto anche le musiche di Mare fuori e La porta rossa. Altri due cavalli di battaglia amatissimi della rete ammiraglia, diretti per altro dallo stesso Elia e interpretati da buona parte del cast di Sopravvissuti.
Reduce da un altro naufragio chiamato Noi (il remake di This is Us, che pare sia stato cancellato a seguito delle polemiche) troviamo Lino Guanciale nei panni di Luca Giuliani, capo del cantiere che ha organizzato la traversata e comandante dell’Arianna. Il suo personaggio è dotato di tutti i crismi del protagonista in stile Rick Grimes/Kevin Garvey: coraggioso, padre di due figlie e marito amorevole, affascinante, leader provetto e barba tattica da sopravvissuto. Spetta a Guanciale l’onere di guidare il cast corale. Stéfi Celma è Sylvie, la moglie di Luca, che molti ricorderanno nei panni di Sofia Leprince nella brillante Call My Agent. Sylvie ha una storia con Stefano Bonanno (Fausto Maria Sciarappa), il migliore amico di suo marito che in sua assenza ha preso il posto di Luca. Ma la figlia maggiore ha scoperto tutto. Alessio Vassallo è Gabriele, medico di bordo dal lato oscuro, marito di Marta, tornata incinta, (Camilla Semino Favro, Vostro Onore) e figlio di Anita (Pia Lanciotti, Mare Fuori). Quest’ultima è l’Ispettore di Polizia, testarda e intuitiva, intenzionata a scoprire la verità sull’accaduto. Barbora Bobulova è Giulia Morena, la diva coinvolta per raccogliere fondi; Giacomo Giorgio è Lorenzo Bonanno, lo spietato; Adèle Wismes è Lea, schivata da tutti come la peste, è la nuova amante di Armando Leone (Luca Biagini), il proprietario dell’Arianna e del cantiere che ha costruito la barca. Desirèe Pöpper è Lara, la reporter partita per documentare il viaggio e fare visualizzazioni; Margherita Aresti è Maia, la figlia sveglia di Luca; Elena Radonicich è Titti, sorella di Giulia che se la fa con suo cognato Frank Berger (Florian Fitz); Luca Castellano è Nino, il figlio timido di Giulia e Frank. Vincenzo Ferrera è Tano Russo e Raffaella Rea è Paola. Nei ruoli minori troviamo Luca Biagini, Florian Fitz, Sophie Pfennigstorf, Nicolas Maupas (Mare Fuori), Carmine Recano e tanti altri volti più o meno noti.
L’ambizione potrebbe essere il suo limite.
Le prime due puntate andate in onda su Rai 1 lunedì 3 ottobre, intitolate rispettivamente Sopravvissuti e Il ritorno, ci introducono ai numerosi personaggi e alle loro vite. Per presentare ciascuno di loro, gli sceneggiatori hanno optato per una narrazione frammentata, all’insegna dei salti temporali. Forse la rete ammiraglia non ha ancora imparato la lezione, ma questa è la sfida più ardua per il successo di una serie della prima serata del primo canale. Come è successo con Noi, il pubblico ha infatti lamentato la difficoltà di seguire il tran-tran dei continui salti tra passato e presente. Questo potrebbe essere il primo di una lunga serie di punti a sfavore.
Un ragno salterino, realizzato con una GCI che fa sorridere, ci porta sulla moderna ed elegante Arianna. C’è dunque una barca a vela salpata dal porto di Genova. C’è un viaggio da compiere, per scopi ancora non molto chiari, ma che avrebbero a che fare con la figlia defunta dell’armatore, Armando. Dodici passeggeri, messi insieme per scopi ancora meno chiari, ma che hanno tutti a che fare con il cantiere navale. Una rotta, i Caraibi, che per scopi più o meno chiari viene cambiata per impedire alla star di interrompere il suo viaggio (Giulia ha scoperto che suo marito se la fa con la sorella). E così, dopo pochi giorni di navigazione e un equipaggio impreparato per affrontare una traversata oceanica, l’imbarcazione scompare dai radar. Un anno dopo, al largo delle coste venezuelane, viene ritrovato un relitto: è l’Arianna. A bordo, ancora viva, c’è solo la metà dell’equipaggio. La gioia del ritrovamento dei loro cari, che intanto sono andati avanti, e del ritorno a casa lascia presto spazio a una dura realtà. I sopravvissuti, infatti, sono tornati cambiati e i loro cari faticano a riconoscerli. Cosa nascondono? Perché stanno mentendo a tutti, anche agli inquirenti? Cosa è successo agli altri sei? E chi è Alex (Sophie Pfenningstorf), la donna smemorata che avrebbero salvato in mare, che da quando è tornata gira nuda per casa e ha un tatuaggio a forma di Omega?
All’inizio della storia vediamo Lino Guanciale, con una barba posticcia su fondale posticcio, sbarazzarsi della pistola. Poi si sbraccia per chiedere aiuto. A Genova, intanto, sua moglie Sylvie ha perso le speranze e si è rifugiata nel morbido abbraccio di Stefano, il migliore amico di Luca che è innamorato di sua moglie da 20 anni. Più avanti, infatti, alcuni passaggi ci istilleranno il dubbio: Stefano ha forse tentato di uccidere l’amico? Suo fratello Lorenzo, ex galeotto che prima di salire in barca stava pulendo la pistola, potrebbe essere un complice? Ma perché? Sono tanti i dubbi che ci assalgono nei primi venti minuti. Tuttavia la narrazione procede incurante per due episodi gettando un’infinità di esche che impediscono di entrare nel vivo della vicenda. Infatti, più che al mistero del naufragio, la storia pare essere interessata ai tanti drammi familiari. I cari dei naufragati sono andati avanti a sento con le loro vite e non sanno come comportarsi. C’è chi ha avuto un figlio, chi un amante, chi ha problemi di soldi. Il ritorno alla vita dei superstiti è traumatico per tutti, ma per noi è difficile entrare in empatia con i personaggi. Poi, alla fine della seconda puntata, con un cliffhanger che non genera quella suspense che ci si aspetta, arriva una mezza svolta horror: a Luca, nel sonno, appare Samara di The Ring, Tano parla con un amico immaginario (o un fantasma?) e Nino disegna strani mostriciattoli inquietanti.
È presto per formulare un verdetto.
Sopravvissuti vorrebbe raccontare un viaggio nei labirinti della psiche. Scandagliare l’intimità delle relazioni umane e scoprire cosa siamo disposti a fare per sopravvivere. Le prime due puntate gettano quindi le basi per sondare le conseguenze di un evento traumatico, raccontando la storia del ritorno a una quotidianità che non appartiene più a nessuno di loro. Ciascuno dei 12 personaggi, infatti, è salito a bordo con il proprio bagaglio personale, ha una storia complessa, e dolorosa, e spera in un nuovo inizio. Ma perché un viaggio in barca a vela dovrebbe segnare un nuovo inizio? Le 12 puntate, si spera, risolveranno ogni dubbio e dovrebbero raccontarci meglio le storie, i legami già esistenti e quelli nuovi. Ma soprattutto dovrebbero chiarire cosa sia successo a bordo. Per il momento, fatta eccezione per la sottotrama investigativa e la timida chiusura dal sapore horror-mistery della seconda puntata, Sopravvissuti sembra un dramma familiare dalla regia più moderna, quasi cinematografica, la fotografia, di Roberto Cimatti, livida e grave e una recitazione sussurrata e inquieta. La serie ha un gradevole respiro internazionale e un ritmo incalzante, sempre sul chi va là. Lancia tanti sassi, ma non riesce ancora a colpirci come speravamo.
Il problema di Sopravvissuti, per ora, sembra essere la smania di parlare a tutti. Vuole coinvolgere il pubblico affezionato della rete e allo stesso tempo avvicinare un pubblico nuovo, quello migrato su Netflix e Prime Video. La fortuna dei servizi di streaming, però, è stata proprio la verticalizzazione e la differenziazione dell’offerta. Prodotti diversissimi, creati per delle nicchie specifiche (sebbene siano comunque grandi e trasversali). È questo che ha permesso di creare delle storie come Lost e Homeland, cioè la piena libertà espressiva. Il pubblico della prima serata di Rai 1 ha già espresso le sue preferenze. Vuole storie rassicuranti, piene di speranza e che allietino le serate. La Sposa e Imma Tataranni – Sostituto procuratore, ad esempio, rappresentano il compromesso ideale. Prodotti ben fatti che tengono in considerazione le esigenze del pubblico tradizionalista, ma che allo stesso tempo raccontano una storia interessante, con qualche spinta progressista, ma accessibile a tutti. Sopravvissuti, per ora, non parla a nessuno. È troppo cupa, angosciosa e intricata per il pubblico della fiction classica ed è troppo ingenua per il pubblico di Lost.
Il progetto è ambizioso, lo seguiremo con curiosità e senza saltare alle conclusioni. Tuttavia abbiamo il timore che Sopravvissuti possa naufragare sotto il peso dei suoi presupposti ambiziosi, che al momento soddisfa solo a metà. Rischia di annoiare i fan di Lost e allontanare i fan di Don Matteo. Angoscia, ma senza creare quella tensione narrativa propria della creatura di J.J. Abrams. Per ora, purtroppo, sembra un miscuglio indefinito di temi familiari, risvolti investigativi, romance e spunti horror-mystery. Ma abbiamo ancora tempo per ricrederci. Sopravvissuti con Lino Guanciale torna lunedì 10 ottobre in prima serata su Rai 1.