ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Star Wars: Skeleton Crew 1×03 e sui precedenti episodi della serie tv
Abbiamo deciso di intitolare questa recensione con la stessa denominazione dell’episodio stesso perché ci sembra racchiudere l’essenza della puntata. La frase, esclamata da Kh’ymm alla richiesta di trovare At Attin, è un condensato non solo di Star Wars: Skeleton Crew 1×03, ma dell’anima stessa che per ora sta contrassegnando la serie tv. L’appuntamento di questa settimana ruota, infatti, intorno alle scoperte che i bambini fanno, derivanti proprio dal mistero del loro pianeta natale. Scoperte che sono incastonate tra due adrenaliniche fughe, prima da Port Borgo e poi dalla luna dove vive Kh’ymm. Particolarmente avvincente soprattutto quest’ultima, perché vede i piccoli protagonisti alle prese con un proprio compito specifico sulla nave.
Queste scoperte, dicevamo, costituiscono il fulcro di Star Wars: Skeleton Crew 1×03. Sono il fulcro, d’altronde, dello stesso impianto narrativo che la serie tv visibile su Disney+ sta assumendo. Questo spettacolare racconto d’avventura. Questi Goonies nello spazio che ci hanno immediatamente conquistato. Andiamo a parlare, dunque, nello specifico di queste scoperte che quell’interessante problema di astronavigazione che è At Attin ha fatto emergere, con annesse alcune considerazioni di carattere più generale che certificano l’ottimo inizio della nuova serie tv di Star Wars (scoprite la classifica dei film del franchise, dal peggiore al migliore).
Chi è, veramente, il nuovo compagno di viaggio
Ci eravamo lasciati la scorsa settimana con la tanto attesa comparsa di Jude Law. Il suo personaggio si era presentato con le vibrazioni di uno Jedi, suscitando immediatamente l’ammirazione dei ragazzini e l’attenzione delle ragazzine (più scettiche, a ragione, sulla sua reale identità). In effetti, sin dalle prime battute di Star Wars: Skeleton Crew 1×03 ci viene qualche dubbio che Jod Na Nawood (questo il nome con cui si è presentato inizialmente ai bambini l’uomo) non stesse dicendo proprio tutta la verità. E infatti, verso la fine della puntata, l’uomo si trova costretto a rivelare che in realtà non è uno Jedi, pure se dà pochi indizi su chi è davvero. Una rivelazione interessante, però, la fa: ammette di essere, proprio come i suoi giovani compagni d’avventura, un disperso.
Ciò fa presumere che il passato del personaggio sarà centrale andando avanti. Ci potrebbe essere qualcosa che accomuna il pirata caduto in disgrazia e i bambini perduti, che più in là potrebbe risultare decisivo per cimentare la loro unione. Per ora, comunque, di lui sappiamo che è in realtà il capitano della nave del primo episodio, Silvo, tenuto in prigione da Brutus dopo l’ammutinamento. Poi però, sulla luna di Kh’ymm (nome improprio, ma usiamolo per comodità), l’uomo viene chiamato addirittura con un altro nome: Crimson Jack (gran nome per un pirata, c’è da dirlo).
Insomma, è evidente che siamo davanti a un abile ingannatore, che forse proprio in virtù del suo essere un disperso ha dovuto imparare ad arrangiarsi e si è costruito, così, diverse identità da sfoggiare a seconda dell’occasione. La questione della reale identità del personaggio, dunque, assume subito una centralità complessa. Sappiamo già, dalle parole dello stesso attore, che la verità si scoprirà solo più avanti, ed è molto probabile che tutti questi nomi con cui il personaggio si è accompagnato abbiano solo la funzione di mascherare la sua reale identità, tenuta forse nascosta proprio da quel giorno in cui divenne un disperso.
Nonostante l’aspetto ingannevole della sua personalità, Silvo ha dimostrato di possedere anche una profonda umanità. Per ora si sta servendo dei bambini per i propri fini, ma si intravedono già i semi di un rapporto più saldo che con tutta probabilità si instaurerà tra i giovani e il loro misterioso compagno di viaggio. Silvo, ad esempio, torna a Port Borgo su loro richiesta per salvare SM-33. Seguendo gli stereotipi dei racconti di avventura come quelli a cui Star Wars: Skeleton Crew evidentemente si ispira, possiamo aspettarci un’evoluzione positiva del personaggio, con un’accettazione progressiva del lato umano del solitario comandante derivante proprio dal legame coi bambini.
L’interessante problema di astronavigazione di Star Wars: Skeleton Crew 1×03
Passiamo ora all’altro tema caldo di Star Wars: Skeleton Crew 1×03. Sulla luna di Kh’ymm, i ragazzini scoprono qualcosa di più sul loro misterioso pianeta. Ritenuto noioso da una vita, ma ora circondato d’improvviso di un fulgido interesse. At Attin è, secondo il racconto di Kh’ymm, un pianeta celato volutamente dalla galassia. Come ben pensavamo nella recensione di settimana scorsa, At Attin non ha, quindi, mai conosciuto l’Impero e la guerra. Questo pianeta era una delle gemme della Vecchia Repubblica. L’unica gemma rimasta, opportunamente protetta dalla barriera. C’è quindi una volontà attiva nel nascondere At Attin, ma a che scopo?
In Star Wars: Skeleton Crew 1×03 sentiamo parlare diverse volte della Grande Opera, un elemento che c’incuriosisce molto perché potrebbe fornire indizi preziosi sulla reale natura del pianeta. Aspettiamo di conoscere, pure, il famoso Supervisore di cui tutti parlano su At Attin, figura anch’essa potenzialmente decisiva per svelare il mistero della gemma della Vecchia Repubblica e della sua eclissi dalla galassia. Sarà, dunque, importante seguire ciò che accade sul pianeta, dove i genitori si stanno attivando per rintracciare i figli volati via. L’indagine, dunque, presto potrebbe biforcarsi, seguendo due linee destinate a corrersi incontro. I bambini che cercano di tornare su At Attin. I genitori che invece provano a rintracciarli.
L’intoppo è, però, proprio che At Attin costituisce un interessante problema di astronavigazione. Ed ecco perché questa frase rappresenta il cuore di Star Wars: Skeleton Crew 1×03. Le scoperte che i bambini fanno sono tutte importanti, ma irrimediabilmente subordinate all’impossibilità di rintracciare il pianeta. Ci dev’essere una chiave, e probabilmente si trova all’interno degli stessi piccoli protagonisti. La ricerca, però, al momento appare sicuramente interessante, ma anche molto, moltissimo, problematica.
Un’altra puntata convincente
Siamo giunti, dunque, alle considerazioni finali, che ci fanno confermare l’ottimo giudizio dell’esordio. Star Wars: Skeleton Crew 1×03 conferma le intriganti vibes del primo episodio, marcando quel tono avventuriero che ci riporta alle più appassionanti storie di pirati. E come nelle migliori di queste, anche qui nulla è come sembra. Pare che tutti siano pronti a ingannare il prossimo, in ogni momento. Anche a fin di bene, come Kh’ymm che per salvare i bambini ha avvisato la Nuova Repubblica. C’è però un’ambivalenza dominante, che non fa altro che rimarcare il tono inconfondibile del racconto.
In questi evidenti chiaroscuri spiccano, poi, le anime candide dei giovani protagonisti. I ragazzini sono il cuore del racconto, col loro codice morale (nessuno viene abbandonato, come SM-33 a Port Borgo) e la loro crescita forzata. È stato entusiasmante vederli alle prese coi comandi della nave, ma è ancora più interessante osservare come tentano di adattarsi alla nuova situazione che stanno vivendo. In tal senso, quella più avanti sembra KB, che sin da subito diffida dello Jedi e dimostra di avere un occhio più vigile, e anche distaccato, sulla situazione.
Anche questa settimana, comunque, ci siamo divertiti e ci siamo appassionati. Star Wars: Skeleton Crew 1×03 rappresenta una validissima conferma dopo l’ottimo esordio della scorsa settimana. Vale quello che già ci siamo detti: c’era bisogno di un po’ d’aria fresca nel franchise. Per ora sta arrivando, vediamo se continuerà a soffiare questo vento ristoratore nelle prossime settimane.