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La Recensione di Star Wars: The Acolyte – Alla scoperta di un’epoca inedita

Amandla Stenberg interpreta le due protagoniste di Star Wars: The Acolyte, Mae e Osha
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ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Star Wars: The Acolyte e su altre produzioni dell’universo creato da George Lucas

Dopo avervi parlato nelle scorse settimane delle prime due puntate inaugurali, torniamo ora a occuparci di Star Wars: The Acolyte, dal momento che la serie è arrivata alla conclusione del suo primo ciclo di episodi. Come avevamo detto nella recensione degli episodi d’esordio, la serie tv di Disney+ presentava parecchi elementi interessanti, legati a un grande fattore di novità. Star Wars: The Acolyte ci ha portato, infatti, in un’epoca inedita dell’universo ideato da George Lucas, prima de La Minaccia Fantasma, fino ad adesso punto di principio di ogni storia raccontata. Una novità assoluta, che suscitava parecchie curiosità, soddisfatte però solo parzialmente.

Come vedremo più avanti, alla serie chiedevamo un lavoro di analisi su quegli elementi inediti dovuti alla nuova ambientazione. In particolare sull’Ordine dei Jedi, con la possibilità di ammirarlo finalmente nel suo splendore. Alcune risposte sono arrivate, ma la narrazione si è concentrata maggiormente sulla storia, limando gli elementi di contesto che in questo caso sarebbero stati molto intriganti. Ne esce fuori una bella trama, avvincente e ben costruita, anche se viene da chiedersi se The Acolyte abbia aggiunto davvero qualcosa all’universo di Star Wars, che tra l’altro presto potrebbe anche accogliere versioni vietate ai minori. Siamo, in gran parte, davanti solo a una nuova storia, ma qualche elemento che valorizza l’universo narrativo più ampio c’è ed è giusto sottolinearlo. Procediamo per gradi, dunque, nell’analisi di ciò che abbiamo visto nelle otto puntate della serie disponibile, ora, interamente su Disney+.

Star Wars si colora di giallo: la svolta mistery

Paradossalmente, una delle novità più interessanti della serie sta nella sua costruzione narrativa, più che nella cornice. Mai come in Star Wars: The Acolyte, infatti, l’elemento mistery è al centro dell’attenzione. La serie si costruisce come un vero e proprio giallo, disseminando qua e là domande, che piano piano ottengono risposte. Sin dalle prime puntate si palesano importanti misteri. Alcuni di immediata risoluzione, come l’identità dell’assassina e la presenza delle due gemelle. Altri risolti più avanti, come l’identità del maestro. Le questioni supreme, però, vengono relegate alla fine, in particolare alla settima puntata, quando scopriamo cosa è successo realmente sul pianeta di Osha e Mae e soprattutto l’origine delle due sorelle.

Questo apparato mistery conferisce al racconto un grado di tensione elevato. Sono le indagini, assieme ai combattimenti, a caratterizzare il ritmo del racconto, catalizzando l’attenzione proprio nei momenti rivelatori. Come nei più classici gialli. Questa struttura è molto interessante, contrassegnata anche da continui capovolgimenti, favoriti chiaramente dall’intercambiabilità di Mae e Osha. Nonostante, in fin dei conti, non ci sia mai una rivelazione scioccante, la trama non smette mai di appassionare, oscurando però elementi più concettuali che, come detto, avrebbero dovuto ottenere maggiore spazio in un prodotto come questo.

Gli Jedi in missione per arrestare Mae

Star Wars: The Acolyte e l’Ordine degli Jedi

Arriviamo, dunque, al nodo della questione che abbiamo ampiamente anticipato. Ci aspettavamo tanto da questa serie perché, per la prima volta, potevamo vedere l’Ordine degli Jedi nel suo pieno funzionamento. Un’occasione preziosa, sfruttata solo in parte. Dell’organismo vediamo poco, ma seguiamo più che altro i protagonisti in missione. La parte più importante della rappresentazione dell’Ordine sta nella riflessione che vi soggiace, appena accennata ma comunque esplosiva. Qual è la vera natura del potere dei Jedi? Nel sistema intero convivono due anime: una politica e l’altra religiosa. In diversi passaggi si sottolinea l’inappropriatezza di una sovrapposizione tra queste due anime. I Jedi vanno considerati una forza politica o religiosa? Nel primo caso, andrebbero inquadrati meglio nel sistema globale. Nel secondo, dovrebbero rinunciare almeno a parte del loro potere temporale. È chiaro che la commistione delle due anime generi un potere troppo pericoloso e difficile da arginare.

Siamo sempre stati abituati a vedere gli Jedi come un glorioso retaggio del passato. I pochi buoni che combattono il male dilagante. Star Wars: The Acolyte mescola invece le carte, mostrando come all’apice del della sua forza, l’Ordine degli Jedi non fosse libero dal vizio, anzi. Il potere è una forza estremamente corruttore e arriva, naturalmente, anche a questi cavalieri all’apparenza senza macchia. A ben vedere, i Jedi non escono benissimo da tutto quello che è successo, con l’infangamento di tutto ciò che è accaduto prima e dopo su Brendok.

In sostanza, Star Wars: The Acolyte non ci ha regalato un’analisi profonda come ce l’aspettavamo dell’Ordine Jedi. Ma ci ha comunque dato molto su cui riflettere, specialmente sulla natura del loro credo. Non assistiamo alla rappresentazione di come funziona il sistema, ma sicuramente ci si sofferma molto sulle sue implicazioni politiche e morali.

Il dilagante tema del doppio

L’ambivalenza che abbiamo visto nelle azioni e nella natura dell’Ordine Jedi è ciò che contraddistingue tutta la narrazione. Star Wars: The Acolyte si costruisce apertamente intorno al tema del doppio, a partire chiaramente dalle due gemelle protagoniste. Non solo, perché questa costruzione si applica a ogni interazione che avviene con la Forza, simbolo definitivo nel doppio. Questo è uno degli elementi base della filosofia di Star Wars. I due lati della Forza, la luce e l’oscurità. Il bene e il male. Da sempre, il franchise ha mostrato come non ci sia una netta distinzione relativa ai due lati della Forza, ma bensì una fluidità che può condurre all’una o all’altra parte.

In Star Wars: The Acolyte osserviamo benissimo questa fluidità. I rapporti tra Osha e Mae e i loro approcci con la Forza si capovolgono continuamente, fino alla risoluzione finale, in cui Osha diventa l’accolita che era Mae. Le due stesse gemelle sono, per natura, testimonianza di questo elemento. Create con la Forza, sono l’incarnazione dell’equilibrio che essa richiede. Ma anche dell’intercambiabilità dei due poli.

La serie di Disney+ punta con forza su questo tema del doppio, assumendolo a sua bussola narrativa. L’ambivalenza e la fluidità sono i due elementi fondamentali, visibili in ogni aspetto del racconto. Nei rapporti umani, nelle azioni degli Jedi, finanche nei tormenti personali. Questo elemento, inoltre, si lega benissimo all’apparato mistery, perché non dà punti di riferimento e aumenta l’incertezza relativa a tutto ciò che sta accadendo. Il nucleo tematico e quello narrativo della serie di Disney+ sono, dunque, legati in modo molto coerente.

Il maestro è il temibile villain di Star Wars: The Acolyte

Cosa ci rimane di Star Wars: The Acolyte

Ricapitolando, Star Wars: The Acolyte mette in scena una storia interessante, capace anche di innescare interessanti ragionamenti con un potente sottotesto. La serie è, quindi, tutto sommato godibile, in alcuni passaggi anche molto appassionante. Ma cosa riesce a dare all’universo di Star Wars? Il contributo più importante sta in questa trattazione forsennata della duplicità della Forza, dell’ambivalenza di chi ci entra a contatto e della fluidità che la caratterizza. Per il resto, la storia rimane ampiamente fine a se stessa. Sì, ci fa vedere alcuni posti nuovi. Ci fa conoscere nuove popolazioni. Ma sicuramente potevamo aspettarci un apporto maggiore, specialmente, e lo ribadiamo ancora una volta, nella descrizione del mondo all’epoca del potere Jedi.

Di buono c’è sicuramente che la serie possiede ancora un ottimo potenziale e ci aspettiamo di vedere quantomeno una nuova stagione considerando il finale aperto. Ma ci sarebbe spazio anche per andare più in là, considerando il territorio narrativo vergine in cui la storia cade. L’aggiunta di alcuni elementi d’interesse che incidano sull’universo narrativo nella sua interezza potrebbe valorizzare moltissimo una storia che si regge decisamente bene in piedi e che possiede anche dei tratti, squisitamente narrativi, unici nel franchise. Vediamo se il futuro ci accontenterà.

Per ora gustiamoci questa godibilissima serie, che aggiunge un altro tassello, più appassionante che utile, al grande mosaico che è ormai l’universo creato da George Lucas. Per quanto ci riguarda Star Wars: The Acolyte è promossa. Senza eccellere, ma fa il suo. Siamo sulla falsariga di Ahsoka, per intenderci. Ci aspettiamo sempre qualcosa in più da Star Wars, ma per ora possiamo anche accontentarci di questa visione e degli spunti che ci ha offerto. Nel lasciarci, vi consigliamo la lettura delle 15 citazioni più iconiche della saga.