Il ritorno. È questo il filo conduttore dell’ultimo episodio di Station 19. Il ritorno di vecchie conoscenze che avevamo lasciato nella seconda stagione e che non eravamo sicuri di rivedere, ma anche il ritorno di ricordi dolorosi e distruttivi come quelli di Ben Warren.
L’episodio nel complesso è più fiacco rispetto all’esplosiva puntata iniziale. Comincia a notarsi la mano di Krista Vernoff che crea distruzione ovunque vada. Ritroviamo i nostri amati vigili del fuoco in una situazione piuttosto interessante. È stato appena nominato il capo dei pompieri, colui che ha temporaneamente preso il posto del compianto Ripley (qui la recensione della 2×15) prima della scelta definitiva e ufficiale del suo successore.
Sullivan sente incredibilmente la pressione pur cercando di nascondere le proprie ansie dietro le sue imperscrutabili espressioni facciali. Riempire le scarpe una volta portate da un caro amico non è facile. Dover sopprimere le proprie emozioni per poter inseguire un traguardo non è facile. E, soprattutto, dover ricevere le ramanzine non desiderate dal capitano Herrera è davvero estenuante.
Sinceramente Herrera senior non mi sta piacendo per niente. Prima insulta sua figlia e dopo si permette di minacciare velatamente Sullivan senza avere un quadro completo della situazione e insinuando di conoscerlo. Capisco che vuole solo il meglio per sua figlia e che aver scoperto di essere di nuovo vittima di un tumore non sia facile, ma deve smetterla di mettere il naso in questioni che non lo riguardano. Se ogni genitore si mettesse in mezzo alla vita sentimentale dei figli sarebbe la fine.
È tornato Tanner. Rientra in gioco in scivolata. Classico di Shonda Rhimes (qui le 5 scelte narrative che non le perdoneremo mai) e Krista Vernoff. Ritorna per dichiarare il suo amore a Andy Herrera. Siccome non c’erano abbastanza problemi… *insert sarcasm here*. Questo è il chiaro tentativo delle showrunner di creare i famosi triangoli per cui sono così note. Prima avevamo il triangolo formato da Gibson – Herrera – Tanner. E adesso, il posto di Jack è stato preso da Sullivan. Il ritorno di Ryan Tanner potrebbe essere distruttivo per la potenziale concretizzazione della relazione tra Andy e Robert.
Certo, diranno i fedelissimi di Shondaland, considerando il finale probabilmente Tanner non avrà vita lunga. E avete pure ragione, ma se Ryan dovesse riprendersi e tornare a Seattle, proprio a causa dell’incidente di cui è vittima che inevitabilmente porterebbe Andy a passare del tempo con lui, il triangolo riprenderebbe vita come la riprendono le settantenni davanti all’ennesima cattiveria di Donna Francisca de Il Segreto.
Ma c’è un altro grande ritorno in Station 19, un ritorno con cui non abbiamo familiarità e che ci aiuta a comprendere al meglio il continuo cambiamento di carriere di Ben Warren. Veniamo trasportati indietro nel tempo, precisamente a quando Ben era solo un ragazzino. Ci si presenta il classico adolescente americano, un po’ spericolato, attratto dal pericolo e voglioso di rompere le regole. Quest’ultima parte è un tratto che si è portato anche in età matura.
La storia che ci viene raccontata frammentariamente è quella di una giornata tra amici che si conclude con una decisione sbagliata che porta all’inevitabile incidente che marchierà per tutta la vita il nostro amato Warren. Dopo aver rubato l’auto del padre del suo amico Danny, assieme all’amico in questione e un altro uomo, i tre rimangono coinvolti in un incidente apparentemente innocuo. Ben è ferito, ma c’è qualcuno che sta peggio di lui: è proprio Danny.
Quale sia la sua diagnosi non si sa, ma sappiamo che è grave. Danny non si è più risvegliato e da quel giorno è in coma. Assistiamo a una bellissima e strappalacrime confessione di Warren che avrebbe voluto dare al suo bambino il nome dell’amico, bambino che però ha perso. Tutte le carriere che ha intrapreso, le ha intraprese per lui, perché non è riuscito a salvare lui. Ha cercato di salvarlo dapprima diventando un anestesista (off topic: ma quanto è stato bello rivedere Callie Torres seppure per un millesimo di secondo?), poi un medico e, infine, arrivando in Station 19 e diventando vigile del fuoco.
Nell’episodio trattato Warren salva un ragazzo e vi rivede il suo amico, rivede quel ragazzino che non ha potuto aiutare e che da anni cerca di salvare. Anche adesso che il tempo è passato e che non c’è più speranza. Il passato ritorna e lo prende a schiaffi senza ritegno. Nel complesso e all’interno della puntata, Ben è il personaggio che mi è piaciuto di più.
Quello che mi è piaciuto di meno è stato il personaggio di Maya Bishop. Bocciatissima! Adoro Maya, di solito è tra i miei preferiti, ma il suo spirito competitivo la sta divorando viva. Sono d’accordo con Jack che pensa che la causa della rottura tra loro sia proprio la sua ambizione. Quest’ultima la porta a distruggere tutti gli affetti che ha pur di ottenere quello che vuole e quello che vuole adesso è il posto di capitano quando Sullivan diventerà capo dei pompieri. Non le importa chi ferisce. Diventa cieca, vede solo il suo obiettivo.
E, per concludere, ho trovato simpaticissimi e bellissimi Montgomery, Hughes e Miller che chiacchierano e fanno gossip sulla vita sentimentale altrui davanti ad una birra proprio come delle comari. Spero che abbiano più spazio nella serie. Station 19 ha bisogno di più amicizie come la loro, divertenti, semplici e nella loro semplicità bellissime.
Per questa settimana è tutto, alla prossima, halleloo!