Bentornati con la recensione della 3×04 di Station 19. Nello scorso episodio Maya Bishop ha ottenuto la promozione che, per diritto e merito, spettava a Andy Herrera e ha messo in subbuglio gli equilibri della squadra, non troppo contenta di questo nuovo sviluppo.
Nonostante stiamo parlando di un episodio di transizione, una puntata per niente mozzafiato, è stato interessante guardare i fili intrecciarsi lentamente e mettere in moto una macchina potenzialmente distruttiva. Sperando che i meccanismi avviati non si concludano con qualche teatrino scontato e un po’ idiota. Ho trovato molto interessante la storyline riguardante Jack Gibson.
Il personaggio di Jack mi ha sempre incuriosito. Ma, nella prima stagione di Station 19, era schiacciato e oppresso dal triangolo amoroso che aveva con Andy e la buonanima di Tanner. Già dalla scorsa stagione ci sta dando motivi per amarlo e apprezzarlo sempre di più. Ha un passato non indifferente, simile a quello di Jo Wilson/Karev di Grey’s Anatomy (qui la recensione dell’episodio a lei dedicato). Anche lui ha speso l’infanzia passando da una casa famiglia all’altra, anche con lui la vita non è stata per niente generosa e, anche lui, è diventato una persona eccezionale nonostante tutto.
Breve digressione: non so se sia volontario o meno, ma, considerando anche l’episodio che vedeva al centro del racconto la storia personale di Ben Warren adolescente (qui la recensione), potrebbe essere intenzione degli sceneggiatori proporre settimanalmente episodi incentrati sul background dei nostri coraggiosi pompieri per farceli amare ancora di più? Entrare in contatto con il passato di un personaggio tende a rendere lo spettatore più incline a provare empatia e dunque interesse per lui. Se così fosse, trovo che sia un’ottima idea.
Tornando a Jack Gibson, il racconto della sua infanzia e la perdita dell’unica famiglia che poteva definire tale, è stato straziante da vedere. E guardare i suoi occhi azzurri come il cielo d’estate diventare un po’ più lucidi davanti a quei tre bambini che gli ricordavano il suo passato è stato dolcissimo. Jack è prezioso e va tutelato.
Se da una parte abbiamo la dolcezza, la tenerezza e la grandezza di Jack, dall’altra abbiamo il totale e inevitabile declino di Maya Bishop. Maya che consideravo uno dei personaggi più interessanti e cazzuti di Station 19 ormai sta perdendo il mio benvolere. La sua ossessione per la competizione la rende sempre meno umana e sempre più insopportabile. Non la si riconosce più. Vuole cercare di dimostrare che ha meritato la promozione a capitano, ma sappiamo tutti che non è così. C’era solo una persona che meritava quel ruolo ed è Andy Herrera.
Maya non solo ha tolto il posto alla sua migliore amica e interrotto la sua relazione con Jack per ottenerlo, ma si comporta da ipocrita quando cerca di fare l’amicona con la Herrera e da stronza quando non è in grado di parlare con Gibson senza tirare in ballo la sua nuova posizione lavorativa, marcando ancora di più il distacco da lui. Si nasconde dietro il titolo che ha acquisito e, dal primo istante, ti fa venire voglia di prenderla prepotentemente a sberle con i piedi.
Sì, non è colpa sua se Sullivan ha scelto lei come capitano. È stato Pruitt Herrera, padre di Andy, a convincere Robert a non promuovere sua figlia, ancora troppo provata – secondo lui – dalla morte di Tanner per potersi assumere tale responsabilità in un momento così traumatico. Il problema in tutto ciò è che Maya non ne ha la più pallida idea. Non conosce i meccanismi che hanno condotto alla sua promozione. E sa, meglio di chiunque altro forse, quanto Andy meritasse quel posto e lei no, perciò non avrebbe dovuto accettare quella promozione.
Nonostante Andy non sia un personaggio che mi entusiasmava particolarmente nelle scorse stagioni di Station 19, devo ammettere che mi sta conquistando il cuore. In questo episodio, proprio in merito alla faccenda della promozione, ha detto una frase che ho trovato potente pur essendo semplicissima, una frase che racchiude tutta la sua storia fino a questo momento.
Jack: Odio il fatto che Ryan sia morto […] e odio che ti sia costato la promozione.
Andy: La storia della mia vita. Uomini che pensano di sapere cosa posso o non posso gestire.
E ha ragione. Tutta la storia di Herrera gira attorno alle decisioni che gli uomini della sua vita prendono per lei. Partendo da suo padre Pruitt e finendo, adesso, con il capo Sullivan. Tutti pensano di sapere ciò che è meglio per lei e, così facendo, la schiacciano, le tolgono la possibilità di potersi mostrare per ciò che è: una persona estremamente dedita al lavoro, in grado di prendersi cura di se stessa.
Non è una donzella in pericolo che ha bisogno che un cavaliere in sella a un cavallo bianco la vada a salvare. Perciò devono lasciare in pace Andy Herrera e devono riportare il suo personaggio, assieme a tutti gli uomini che le stanno attorno, nel ventunesimo secolo.
Sono contenta che adesso andrà a vivere con Jack. Soprattutto perché non vedo l’ora di vedere la reazione di Maya. Spero che tra loro si instauri una bella amicizia e che rimanga tale. La coppia Herrera-Gibson non funzionava, perciò non deve essere riesumata. Ora che la macchina si è messa in moto, gli equilibri stanno cambiando, sono curiosa di vedere quanto durerà il regno del terrore di Bishop.
Per questa settimana è tutto, alla prossima, halleloo!