Bentornati con la recensione del decimo episodio della quarta stagione di Station 19. Questa settimana abbiamo capito il vero significato della parola unità, di squadra e perché no di famiglia.
A differenza di Grey’s Anatomy (qui la recensione dell’ultimo episodio) in cui all’inizio la rivalità era così alta tra gli specializzandi che sarebbero stati disposti a uccidere un membro della propria famiglia se questo gli avrebbe assicurato di partecipare a un intervento chirurgico, in Station 19 sin dal primo istante è stata chiara una cosa: si lavora in squadra, senza il gioco di squadra si è perduti, si gioca con la vita e la morte, si gioca col pericolo, si gioca letteralmente con il fuoco perciò bisogna sempre guardare le spalle ai propri compagni.
In questo episodio di Station 19 questo valore della squadra di Maya Bishop è stato esaltato ed è stato messo in mostra all’ennesima potenza e – allo stesso tempo – ha isolato, accerchiato e messo sotto i riflettori quegli elementi che non sembrano condividere la stessa filosofia. Sì, Robert Sullivan, parlo proprio di te. Ma andiamo per gradi.
Nella giornata di tamponi gratis alla stazione, la meravigliosa Carina DeLuca già reduce da un lutto, sembra molto tesa, irascibile. Personalmente non avevo dato molto peso alla questione convinta che fosse causata dalla morte di suo fratello, ma a quanto pare c’è un problema altrettanto grosso che incombe su di lei. Il permesso di soggiorno le sta per scadere e, visti i ritardi dovuti al Covid, sarà costretta a tornare in Italia per non si sa quanto in attesa che il visto le venga rinnovato. Vederla sfogarsi proprio con Jack che è l’ex di Maya è stato stupendo. Un vero esempio non solo di maturità e di empatia da parte di Gibson.
Idem con patate per la storia di Jack, Inara e del piccolo Marcus che affranti per la questione di Marsha che sembrava essere destinata a una triste sorte, trovano conforto e aiuto proprio in Carina e Maya. Ho amato particolarmente la scena in cui Jack, su consiglio proprio della DeLuca capisce che adesso che è padre ha un ruolo fondamentale, quello di guidare, aiutare e insegnare qualcosa a suo figlio. In questo caso si tratta di esprimere i propri sentimenti senza paura, anche la rabbia. Il momento in cui gli insegna che piangere fa bene e che anche i maschi piangono perché sono esseri umani ho applaudito per venti minuti, abbattiamo il machismo.
Ho trovato molto interessante anche la situazione di Montgomery. Il padre, come tutti ormai sappiamo, è omosessuale, ma continua a negare l’evidenza. Francamente trovo assurdo – quasi impensabile – che il signor Montgomery possa continuare a stare con sua moglie pur amando un altro uomo semplicemente perché le vuole bene, perché è la sua migliore amica. Che cavolo di ragionamento è? Io voglio molto bene a un sacco di persone, ma non mi vedete andare in giro a sposarmi con tutti. Il discorso che gli ha fatto Travis è stato molto maturo, grazie all’aiuto e ai consigli dei suoi amici è riuscito a superare la rabbia iniziale e ad accettare – come avrebbe dovuto fare suo padre quando lui ha fatto coming out – quell’uomo per com’è. Con tutti i suoi difetti e con tutte le sue ipocrisie. Bravo Travis.
Molto triste è stato quello che successo a Dean Miller. Il tentativo del comandante di battaglione di dissuadere Miller dalla causa alla polizia dopo aver subito un ingiusto trattamento solo per il colore della pelle è stato vomitevole. Schifoso e poco dignitoso. Per fortuna Dean non è un fesso e non si fa abbindolare, né spaventare dal primo cretino di turno anche se il cretino in questione ha in mano il suo futuro. Sono contenta che abbia trovato il supporto dei suoi amici e dei suoi colleghi che nemmeno per un secondo hanno messo in discussione le sue scelte.
Tutti, tranne uno. Sì, perché mentre gli altri membri della squadra di Station 19 hanno fatto – per l’ennesima volta – gioco di squadra, Robert Sullivan non l’ha fatto. Per l’ennesima volta ci dà conferma di quanto sia egoista. Adoravo questo personaggio, lo trovavo coraggioso, interessante, ma adesso è caduto in una spirale disastrosa dal quale sarà difficile tirarsi fuori. La voglia di fare carriera, la voglia di tornare a ricoprire il ruolo che ha perso, non gli permette di pensare chiaramente, lucidamente. È disposto a convincere Miller ad abbandonare la sua causa solo per poter ottenere una spilla in più sul petto. Non sopporta il fatto di essere stato declassato ed è assurdo perché l’unico colpevole di questa situazione è stato lui stesso.
Anche Andy Herrera sembra essersene accorta e non è disposta a schierarsi dalla sua parte. Ho adorato quel momento in cui ferma il contatto con Sullivan che era chiaramente un tentativo di distrazione dalla sua scelta infame. Brava Andy continua così.
Quella scena finale in cui tutti interrompono ciò che stanno facendo per gioire assieme a Jack, Inara e Marcus per la miracolosa ripresa di Marsha è stata stupenda. Ancora una volta hanno dimostrato quanto tengano gli uni agli altri e quanto il loro legame sia forte. Nella scena in questione abbiamo anche appreso la scelta di Maya di accompagnare Carina in Italia e lasciate che ve lo dica: amo tutto questo.
L’episodio di Station 19 di questa settimana mi è piaciuto molto, speriamo continui così.
Per questa settimana è tutto, alla prossima, halleloo!