Bentornati con la recensione degli ultimi due episodi di Station 19. Sono due episodi interessanti quelli di cui parleremo oggi, uno dei quali – il primo – l’ho apprezzato particolarmente.
Nel tredicesimo episodio, scopriamo finalmente qual è il problema che ha visto protagonisti Ben Warren e Miranda Bailey. Sembra proprio che Ben abbia un cancro ai testicoli, proprio come accaduto a Pruitt Herrera, ma a differenza dell’ormai defunto ex capitano, per Ben c’è ancora modo di intervenire tramite l’asportazione dei testicoli stessi. Nel frattempo seguiamo anche un altro interessante sviluppo: a casa di Dean Miller arrivano i genitori di JJ, la madre di Pru, che giustamente vogliono conoscere la nipote e sembrano volersi insediare in maniera un po’ invadente nella vita del vigile del fuoco e di sua figlia.
Il tutto ci viene raccontato in modo frammentario perché il fulcro dell’episodio è quanto succede sulla nave su cui viaggia la coalizione di vigili del fuoco di colore di Seattle. Nell’annuale crociera, il capo di battaglione Gregory a seguito di un malore cade in acqua e Miller, che è lì per avere una conversazione con lui, lo segue tuffandosi a sua volta per cercare di salvarlo. Warren che si trova a passare lì per caso, vedendo i due in difficoltà, d’istinto e per deformazione professionale, si lancia a seguito dei due invece di chiamare aiuto e i tre rimangono dispersi in mezzo al mare. Immediatamente dopo, il capo Gregory muore e i due rimangono a lottare tra la vita e la morte per un’intera notte.
È proprio mentre esprimono le loro preoccupazioni cercando di restare a galla che cominciamo ad esplorare le loro reciproche situazioni familiari. Da una parte quella già consolidata di Warren, dall’altra quella estremamente precaria di un Miller sempre più timoroso delle sue scelte di vita. È una contrapposizione molto interessante che ha posto ulteriormente l’accento sulle difficoltà concrete di due famiglie molto diverse tra loro.
Da una parte abbiamo quella di Warren che ha una moglie e due figli che contano su di lui. È scettico riguardo la sua situazione, crede che operarsi lo priverà della sua virilità cosa del tutto secondaria per i suoi affetti, cosa che gli hanno ribadito più volte, Miranda per prima, ma che sembra non essere abbastanza per convincerlo a operarsi. Dall’altra abbiamo Miller che è un padre single e ha paura di non essere abbastanza per sua figlia, ha paura di farle mancare qualcosa, ha paura di non essere abbastanza presente per lei o che gli succeda qualcosa e che – perciò – la piccola possa rimanere sola.
Per il momento in cui verranno salvati, entrambi avranno fatto luce sulle proprie questioni, risposto ai propri interrogativi e capito quali sono i propri doveri morali nei confronti delle rispettive famiglie e quella lavorativa che condividono. Warren avrà capito quant’è importante sia per le sue famiglie che per se stesso rimanere vivo, mentre Dean avrà capito che non è solo, in nessun caso e che qualunque cosa gli riservi il futuro, sua figlia avrà sempre qualcuno su cui contare. Insomma, è stato davvero un bell’episodio che ha celebrato e consolidato una buona amicizia e che ha ridotto tutte le questioni ad una essenziale: cosa conta davvero?
Mentre, nell’episodio di questa settimana di Station 19, il quattordicesimo, ci sono state tante cose interessanti e tante altre così strane e fastidiose che mi sembra quasi impossibile riuscire a metterle in parole. Partiamo dagli aspetti interessanti come l’operazione di Ben Warren e il viaggio mistico che fa in seguito all’anestesia. In questa specie di stato di trans, analizza assieme al suo inconscio, sua madre e Joey i pro e i contro della sua operazione, arrivando a capire che l’unica strada tollerabile è quella della guarigione.
Lo scambio con sua madre – che in seguito scopriremo essere morta molto tempo prima – è molto interessante. Non avevamo mai visto Warren così vulnerabile, così infantile per certi versi e allo stesso tempo così superficiale. Ritorna la questione della virilità e sentirla dal personaggio meno affetto da mascolinità tossica di Station 19 e Grey’s Anatomy (qui la recensione della 17×14) è strano, ma è anche plausibile in quel contesto. È in questo momento che emerge la sua parte superficiale, quella che introduce alla parte infantile che sarà aggravata dalla presenza di sua madre.
Warren diventa quasi un bambino davanti a sua madre, la ascolta, raramente la contraddice e la guarda con estrema ammirazione. È stato un momento molto bello e interessante. La donna gli ha ricordato le sue priorità, l’ha riportato sulla strada giusta e, nonostante fosse molto vulnerabile e provato da ciò che stava per fare, grazie a lei in quel momento, ha ritrovato la lucidità. Grande Ben, continui ad essere un personaggio eccezionale che è impossibile non amare.
Passando al sassolino che devo necessariamente togliermi dalla scarpa perché mi dà un sacco di fastidio. Premetto che io amo Carina De Luca e amo la coppia Carina-Maya, ma non riesco proprio a sentire Carina che chiama Maya ‘Bambina‘.
Nel bel mezzo di un discorso sentire all’improvviso quel ‘bambina‘ in italiano buttato lì mi ha fatto provare un brivido di disgusto lungo tutta la spina dorsale. La mia faccia si è contratta come se avessi appena addentato il limone più aspro del mondo. Allora ho pensato: se fossi con un tizio e stessi passando una bella serata e questo ad un certo punto cominciasse a chiamarmi ‘bambina‘, probabilmente subito dopo andrei a richiedere un ordine restrittivo perché è brutto, è cringe, non mi piace, è inquietante e verrei assalita dalla paura che da un momento all’altro cominci a cantare qualcosa di Fred Buscaglione con la stessa aria da gangster americano dei film e con gli stessi testi banali. Scusa Fred, ma è vero.
Non so, ragazzi, è solo estremamente inquietante e non mi piace. Immaginate se durante l’atto un* vi chiamasse ‘bambina‘, ma levati che mi vado a fare una doccia purificante tipo Max Goodwin di New Amsterdam dopo essere stato esposto ad un agente chimico. Là sotto diventa arido e secco come il deserto del Sahara. No bueno, no me gusta.
Ora, levato questo sassolino, torniamo di nuovo alle cose belle: Maya e Carina si sposano. Il che è entusiasmante. Sono contentissima per loro perché diciamocelo sono OTP e sono la coppia più bella di Station 19. Però voglio fare un appello a Shondaland e a Krista Vernoff: vi prego in ginocchio, non ci rovinate questa coppia.
Parliamo adesso di quella coppia che proprio mi fa strano, non mi piace: Jack e Inara. Vengono lasciati da soli per dieci secondi e sono incredibilmente a disagio. Mi sembra proprio che Jack stia con Inara per suo figlio Marcus, perché gli si è affezionato. Non lo vedo proprio attratto da lei come lo era con Andy o con Maya. L’intera situazione mi sembra semplicemente e completamente sbagliata. C’è stato un momento mentre aiutava la tizia caduta nel bidone dell’immondizia, in cui le ha fatto un ragionamento in merito ai doveri morali che sembrava un po’ troppo autoreferenziale.
Mi chiedo perché stiano forzando questa relazione che chiaramente non funziona. Tra l’altro c’è poca chimica tra gli attori proprio come per i Jaggie in Grey’s Anatomy: semplicemente non funzionano. Station 19 ha tante coppie interessanti, ma quella formata da Inara e Jack non lo è.
Che dire, anche questo episodio di Station 19 è stato interessante, certo non abbiamo visto Travis e Vic e perciò mancava qualcosa, ma non vedo l’ora di scoprire cosa ci aspetta nelle prossime puntate.
Per questa settimana è tutto, alla prossima, halelloo!