Bentornati con la recensione della 5×06 di Station 19. Dopo l’evento crossover della scorsa settimana, eravamo tutti un po’ giù di morale. E praticamente la stessa emozione ci accompagna per gran parte di questo sesto episodio.
Dean Miller è l’ultima vittima del letale colpo d’ascia di Shondaland e mentre noi spettatori non riusciamo ancora a renderci conto che sia morto veramente, ecco che l’episodio successivo comincia e – diversamente da quanto ci saremmo aspettati – la questione Miller non viene trattata appropriatamente. Sì, perché questo di tizio che morto in servizio lasciandosi alle spalle una bambina già abbandonata dalla madre, non vediamo nemmeno il funerale. Anzi, al contrario, veniamo proiettati già in un mondo post-Dean che non è molto piacevole.
Per chi non lo ricordasse, scopriamo della morte di Dean solo all’inizio dell’episodio di Grey’s Anatomy (qui la recensione), il che significa che se uno non segue tutte e due le serie e avesse visto – come è giusto che sia – prima la 5×05 e poi la 5×06, potrebbe non averci capito niente ed essersi trovato prima un Dean in fin di vita e poi settimane dopo (la linea temporale è abbastanza confusa, sappiamo solo che è il giorno del ringraziamento) capisce che è morto dai discorsi degli altri e da una foto messa accanto a quella di Pruitt Herrera.
Capisco la voglia degli sceneggiatori di andare avanti e non guardarsi indietro, in fin dei conti è Shondaland e se sono stati capaci di non darci il tempo di processare la morte di Derek Shepherd (che tra l’altro io sto ancora processando), perché mai avrebbero dovuto darci tempo per processare quella di Miller che non era nemmeno il personaggio maschile principale? Ah questo posto… ogni volta ce n’è una nuova.
Ma superata la morte di Dean non per volere, ma perché veniamo forzati a farlo proprio come quand’eravamo piccoli e l’adulto di turno ci tappava il naso per farci prendere l’antibiotico amaro come il veleno a cui avremmo preferito di gran lunga un’infanzia allettati, dobbiamo fare i conti con tutte le persone che si è lasciato dietro e soprattutto con una grande e importantissima questione: che fine farà sua figlia Pru?
La risposta sembra arrivare relativamente presto ed è anche la risposta in cui avremmo sperato. Pru sta con i coniugi Warren, Miranda e Ben, e tutto va bene. Almeno finché non vediamo arrivare il padre di Miller, nonno della bambina che ha tutta l’intenzione di portarla via e crescerla lui. Il che spezza inevitabilmente il cuore dei Warren e dell’intera caserma 19. Ricordiamo che è stato proprio Dean a designare Miranda e Ben come tutori di sua figlia in caso gli fosse successo qualcosa, quindi seppure capisco il ragionamento dei signori Miller quando dicono che hanno perso un figlio e non vogliono perdere anche la nipote, non sono d’accordo con la loro decisione di appropriarsi della bambina ignorando totalmente le volontà di Dean.
Assistere al momento in cui la piccola Pru viene portata via dal nonno sotto lo sguardo distrutto di Miranda e del resto della caserma, ha fatto male. E sì, Station 19 è solo una serie tv, ma io sono una persona sensibile e soprattutto sono sensibile a tutto ciò che riguarda Miranda Bailey a cui voglio bene da quasi diciassette anni e che – a questo punto della mia vita – è diventata tipo mia zia.
Ma rimaniamo in famiglia e parliamo di Trevis e dei suoi genitori. Come ricorderete, precedentemente in Station 19 abbiamo scoperto dell’omosessualità del padre di Travis e della sua doppia vita. Non essendo pronto a fare coming out e a lasciare la moglie, l’uomo intratteneva una relazione extraconiugale con un’altra persona. Scoperto questo, suo figlio cerca insistentemente di fargli fare outing dimostrandosi poco tollerante e decisamente troppo fastidioso e pressante.
Chi meglio di lui dovrebbe capire la difficoltà di un coming out visto che all’inizio il suo non è stato accettato? Ricordiamo che i genitori non condividevano la sua sessualità al punto da non presentarsi nemmeno al suo matrimonio. E come se non bastasse, l’attuale compagno di Travis, Emmett ha avuto un’esperienza di coming out simile a quella di Montgomery Senior. Spingere e forzare qualcuno a fare qualcosa che non vuole o non si sente pronto a fare è davvero tremendo. Questa intera dinamica mi ricorda un po’ il coming out di Santana in Glee (qui le notizie sul revival) quando Finn – seppure benintenzionato – ha forzato l’outing della sua amica credendo di farle un favore in vista dello scoop che l’avversario di Sue alle elezioni avrebbe lanciato. Ma, seppure fosse stato fatto in buona fede, non era compito suo. Sorry not sorry Finn, ti amo, ma hai sbagliato.
Tornando a Station 19 e a Montgomery Sr., mi si è spezzato il cuore quando ha dovuto letteralmente urlare a tutti di essere omosessuale per far contento il figlio, finendo per ferire sua moglie che era ancora all’oscuro di tutto e che – poverina – c’è rimasta di stucco. Chissà come procederà questa questione, non vedo l’ora di scoprirlo nelle prossime puntate di Station 19.
Ma passiamo a ciò di cui volevo parlare dall’inizio e non solo perché le mie previsioni si sono avverate ancora una volta dimostrandomi che:
a) possiedo lo stesso dono di Cassandra la figlia di Priamo ovvero quello di prevedere il futuro, ma di non essere creduta;
b) gli sceneggiatori di Grey’s Anatomy e Station 19 sono prevedibili come me quando dico che da lunedì smetto di mangiare carboidrati e poi non lo faccio;
c) qualcuno sta cercando di emulare la storia delle Calzona (il che – devo dire – mi fa anche piacere, ma spero almeno nel lieto fine questa volta).
Parliamo ovviamente di Maya e Carina. Grazie all’intervento della meravigliosa Pru Miller, lasciata per un po’ con zia Maya, ecco che l’ex capitano che fino a qualche tempo fa non voleva avere figli, cambiare idea e propone a sua moglie di farne uno. Ed è molto emozionante guardare sia Maya che Carina relazionarsi con la piccola. Se devo essere del tutto sincera, credevo che Pru sarebbe stata affidata proprio alle Marina (nome della ship per chi – come me – non lo sapeva fino a qualche ora fa). Ovviamente avendo un debole per Miranda e Ben sono contenta che stia con loro, ma comunque le Marina potevano essere un’alternativa interessante qualora Bailey avesse deciso di non tenere la bambina. Problematica che non si pone più dato che i Miller si sono portati via la piccola.
Ultima, ma non per importanza (dato che è il mio personaggio preferito di Station 19): Vic Hughes. Vic distrutta dopo la morte di Ripley era qualcosa di assolutamente straziante da vedere, Vic distrutta dopo la morte di Miller è ancora peggio. Sì perché questa povera Crista deve convivere con la consapevolezza che il suo amico, colui che l’ha salvata quand’è stata folgorata è morto, che lo stesso amico era segretamente innamorato di lei e che sua figlia è rimasta orfana, ma non finirà con la famiglia che il padre avrebbe voluto per lei. È tanto da sopportare e, infatti, la nostra Vic Hughes è arrabbiata, delusa, ferita e per transitività lo siamo anche noi spettatori.
Idem per il povero Jack. Ha perso il suo migliore amico, il Mark del suo Derek per dirla con un’immagine familiare a tutti gli spettatori di Grey’s Anatomy. Jack è un personaggio decisamente problematico, forse il più problematico di Station 19 e sarebbe bello riuscire a seguirlo nel lutto. Chissà, magari così facendo potremmo vedere un po’ più spesso anche Diane la psicologa del dipartimento che io adoro follemente.
Che dire, per essere un episodio di festa dato che è il Ringraziamento, non c’è stato granché da festeggiare. Anzi, tutto il contrario. Speriamo che decidano di fare un tributo migliore al personaggio di Dean perché se lo merita ed è stato messo da parte con la stessa velocità con cui io metto da parte qualunque intenzione di fare attività fisica nel momento stesso in cui il mio cervello concepisce il pensiero.
Per questa settimana è tutto, alla prossima, halleloo!