ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Strange Planet – Uno strano mondo, la serie di Apple Tv tratta dai fumetti di Nathan W. Pyle.
Colori chiari, scenografie elementari, piccoli alieni blu con la testa più grande del corpo e bizzarri dialoghi sono al centro di Strange Planet – Uno strano mondo, la serie animata di Apple Tv+ apparsa lo scorso 9 agosto sulla piattaforma e andata in onda fino ad oggi con episodi a rilascio settimanale. Si tratta di un format non proprio sconosciuto: i personaggi a cui danno vita Nathan W. Pyle e Dan Harmon sono infatti tratti dalla striscia di fumetti che sta rendendo famoso lo stesso Pyle, in libreria come sui social. Chi segue la sua pagina Instagram sa già di cosa stiamo parlando: su un pianeta sconosciuto, distante dalla Terra, degli esseri alieni si trovano ogni giorno ad affrontare le questioni spicciole della vita, confrontandosi con gli altri e mettendosi costantemente alla prova. Le immagini sono tenui e rilassanti, gli ambienti scarni, i colori chiari, pastello: la sensazione che traspare è di sostanziale leggerezza. E difatti le storie raccontate non hanno poi molto di impegnativo. La vita con i suoi drammi e i suoi tormenti acquisisce i toni sfumati di una storiella ottimista e frivola, nella quale il cromatismo aggressivo è abolito e tutto ha un sapore dolciastro, caramellato.
Strange Planet – Uno strano mondo reinterpreta la nostra quotidianità attraverso uno sguardo diverso, alieno.
I piccoli personaggi protagonisti della serie Apple Tv+ (che sta producendo serie poco note da recuperare al più presto) non hanno mai messo piede sulla Terra eppure si ritrovano invischiati nelle stesse situazioni con le quali noi ci confrontiamo ogni giorno: dai problemi sul posto di lavoro alle relazioni sentimentali, dai dubbi tipici dell’adolescenza al rapporto con gli animali, dall’elaborazione di una perdita alle difficoltà che si incontrano nel nostro percorso di crescita. È tutto estremamente semplificato, volutamente semplificato. Nathan W. Pyle si serve degli alieni di Strane Planet per raccontare la quotidianità di noi esseri umani. L’extraterrestre serve a decodificare il terrestre, a mettere in luce, nella maniera più rudimentale possibile, le inclinazioni umane con tutte le loro contraddizioni. Bisogna vestire i panni degli alieni per afferrare l’essenzialità dell’esistenza degli uomini? Strange Planet – Uno strano mondo rilegge il mondo attraverso occhi nuovi. Tutto sembra così banale, ovvio, scontato. Tutto appare semplice e di facile lettura, proprio il contrario di quello che è la vita. Ma Nathan W. Pyle lo sa e sfrutta l’estrema semplificazione dell’esistenza per tirar fuori il lato ottimista e fiducioso dell’essere umano. I tratti sono volutamente superficiali, perché è la frivolezza che finisce sotto la lente di ingrandimento, è la leggerezza lo strumento attraverso cui filtriamo le situazioni della vita reale.
I dieci episodi disponibili su Apple Tv+ hanno una trama orizzontale, ma introducono di tanto in tanto situazioni e personaggi distaccati dalle precedenti.
L’orlo del baratro è un locale gestito da una proprietaria affettuosa e piena di energie. A lavorare insieme a lei, c’è una squadra di strani personaggi blu: l’intraprendente manager del locale che sta cercando il suo posto nel mondo, un giovane appena assunto che tenta di farsi valere e un cliente affezionato che di tanto in tanto dà la sua mano d’aiuto perché innamorato della manager, alla quale ha timore di confessare i suoi sentimenti. Accanto a loro, altri personaggi si prendono la scena: un’adolescente introversa che vive nella paura di non essere amata, un figlio che sente la necessità di staccarsi dal nido famigliare, una band che affronta gli alti e i bassi del successo. Ogni alieno blu vive i suoi dilemmi, ma questi non vengono mai indagati con profondità. La serie plana sui problemi, non ci passa attraverso. Ma lo fa proprio per metterne in risalto la banalità, l’ordinarietà delle cose della vita di ogni giorno. Troppo spesso ci carichiamo di preoccupazioni che in realtà non avrebbero motivo di esistere. Strange Planet ci aiuta a ridimensionare i dilemmi e a dar loro il giusto peso. La vita è fatta di leggerezza e i muri sono pavimenti sui quali imparare a camminare. C’è tanto ottimismo nelle sequenze di questa serie Apple Tv. Un ottimismo accompagnato sempre da un umorismo non troppo tagliente, privo di sarcasmo, rispettoso, garbato, mite. Strange Planet – Uno strano mondo ha il sapore dei marshmallows rubati a fine pasto: dolcissimi se presi a piccole dosi, indigesti se consumati in grosse quantità.
La vera stranezza della serie, al di là dei personaggi e delle situazioni tutto sommato ordinarie nelle quali si ritrovano, è il linguaggio. La vera trovata di Nathan W. Pyle è quella di far uscire allo scoperto la semplicità delle cose della vita chiamandole per nome, utilizzando una terminologia che alle nostre orecchie suona strana, insolita, singolare, ma che in realtà va dritta al cuore delle cose, senza elaborate perifrasi a supporto. C’è tutto uno studio terminologico alla base di Strange Planet. Le cose vengono chiamate col loro nome, a rischio di risultare incomprensibili. I personaggi a volte sembrano parlare come un DPCM ai tempi del lockdown, il linguaggio è volutamente astruso, costruito in quel modo proprio per suscitare l’effetto opposto: ricondurci alla semplicità estrema delle cose. Siamo lontani dagli altri lavori di David Harmon: pur essendo una serie animata, Strange Planet ha poco in comune con uno show come Rick and Morty (uscito dal catalogo insieme ad altri pezzi da novanta), a parte il suo co-creatore. Ma l’intento degli showrunner era proprio quello di veicolare le sequenze che spopolano sui social attraverso un canale – quello delle serie tv su piattaforma – che abbracciasse un pubblico molto più vasto. Chi conosce già i lavori di Nathan W. Pyle, sa come orientarsi all’interno della serie. Chi invece non ne aveva mai sentito parlare, si trova davanti ad un prodotto che va consumato a piccole dosi per poterne estrapolare il nutrimento buono e l’ispirazione ottimista e speranzosa che dà colore a tutto.