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Suburra 1×04: la mendace scorciatoia offerta dal Diavolo porta all’inferno

Suburra
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La quarta puntata inizia esattamente come la terza. Un uomo corre, il suo carnefice lo insegue. Il buio incentiva l’orrore di uno scenario desolato. Talmente opprimente da suscitare claustrofobia … eppure siamo all’aperto. L’inseguimento è impacciato, surreale e inspiegabile se consideriamo i due protagonisti: Tullio Adami scappa da Gabriele. Come ciò possa essere stato reso possibile è solo il frutto dell’ennesima macchinazione di Suburra, dove stavolta l’innocente, la vittima, diviene il cacciatore.

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Solo poche ore prima Lele cementificava il rapporto con il figlio della sua futura preda. Perché si deve giungere a un epilogo del genere dunque? Aureliano decide di aiutare il suo giovane salvatore a sfuggire alla morsa del suo maledetto debito, anche se ciò significa derubare il padre. E mentre l’ennesimo accordo tra due improbabili soci viene stretto, Samurai subisce la paura del tramonto. Il giovane interlocutore siciliano è bramoso di mettere le mani sull’ambito tesoro. È minaccioso, è diretto … talmente diretto che persino l’utilizzo di una velata metafora diviene palese minaccia. I cavalli vecchi non meritano rispetto, il passato è nullo e gli allori sono scomodi per sorreggere un peso così grande. Tullio è un vecchio campione, ma ormai è finito il suo ciclo.

Si è ammorbidito, è stanco, è apprensivo nei confronti di un amore familiare che fa la forza di un uomo ma la debolezza di un criminale. Samurai capisce tale principio, lo rispetta, ma deve comunque abbattere il suo campione finito. In quest’ottica una giovane rampante promessa può essere sottoposta al suo battesimo.

Due giovani fanno di tutto per liberarsi dalle catene di un mondo marcio e crudele che vuole inglobarli nella sua infamia.

Dalle regole di Suburra non si può scappare! E Gabriele sta per capirlo a sue spese!

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Il debitore spaventato e remissivo diventa la soluzione a un problema più grande di lui. Inconsapevole dei malevoli effetti della sua scomoda situazione debitoria il braccato Gabriele stipula l’accordo più difficile della sua vita: testa di Tullio Adami in cambio della vita di suo padre.

Anche Cinaglia sta adempiendo agli obblighi del suo contratto. Non è più lo stesso, è frustrato, arrabbiato e tremendamente determinato a raggiungere il suo scopo, a ogni costo. Da una parte è facile empatizzare con il frustrato politico. Si vede che agisce perché  è stanco e demoralizzato dal losco sistema in cui opera. Lui è la voce del popolo ma deve familiarizzare con il tumore della società se vuole emergere e valorizzare la sua etica. Correttezza morale sepolta ma non cancellata nella sua coscienza. Motivo per il quale Cinaglia rabbrividisce davanti la confessione di Finucci.

La mafia arriverà a Roma! E come i soccorsi in tempi di guerra essa lo farà dal mare .. quello di Ostia. Suburra ramifica la sua malvagità in ogni dove.

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Che sia un politico importante, un boss tramontato o un giovane voglioso di evasione non importa. Per vivere bene spesso bisogna scendere a compromessi e farsi domare. Lo stanno facendo tutti. Samurai sta piegando al suo volere ogni persona minimamente utile alla buona riuscita del suo affare. E stavolta ha arruolato un innocente.

Gabriele diventa l’assassino impacciato e inefficiente che abbiamo già visto … ma ora capiamo il perché.

Cosa si è disposti a fare per amore? Oltre quale limite ci si può spingere? Egli sta per scoprirlo. Il salvatore si trasforma in carnefice, la preda diventa cacciatore, un innocente diviene colpevole e un vecchio campione diventa un animale vecchio da uccidere.

Suburra  accosta la caduta di Tullio Adami a quella del cavallo prediletto di Samurai. Due campioni, che meritano rispetto, non più funzionali, il cui ultimo tributo consiste in una morte onorevole.

Un vecchio boss intoccabile ucciso da un giovane attentatore. Destino crudele e iniquo che, a insaputa di Samurai, legherà i due amici di vecchia data.

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