ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulla terza stagione di Sweet Tooth e sui capitoli precedenti della serie Netflix
Dopo tre stagioni si è conclusa la corsa di Sweet Tooth. La serie Netflix, tratta dal fumetto di Jeff Lemire edito da Vertigo (qui le altre migliori serie tv tratte dall’etichetta), ha esordito nel 2021 e ha raccolto nelle sue due prime stagioni pareri globalmente positivi sia dalla critica che dal pubblico. Sweet Tooth 3 aveva il compito, dunque, di chiudere alla grande le avventure di Gus e, come vedremo presto, ci è riuscita.
In questo terzo atto tornano le vibes da viaggio on the road della prima stagione, dopo quel filone carcerario che aveva un po’ strozzato il respiro del racconto nella scorsa stagione. Cambia però lo scenario, visto che la meta stavolta è rappresentata dalla fredda Alaska. I ghiacci progressivamente prendono il posto della campagna sterminata e proprio tra il gelo e la neve si consuma l’epilogo del racconto, lo scontro finale tra umani e ibridi, che si tramuta in un misericordioso trionfo della natura.
Sweet Tooth 3 si muove, dunque, tra passato e futuro. Affonda le radici nelle premesse del racconto, proponendosi finalmente di svelare le origini dell’Afflizione. Allo stesso tempo, però, spiana la strada per l’avvenire, mettendo la parola fine allo scontro tra umani e ibridi che in questa terza stagione è diventato più spietato. Uno scontro che però si è tramutato in una ribellione della natura, che ha assorbito il colpo e ha reagito, in modo inaspettato. Ci sono diverse cose di cui parlare relativamente a questa stagione finale della serie Netflix: cominciamo anche noi il nostro viaggio, prima di giungere alla valutazione definitiva sulla terza stagione di Sweet Tooth.
L’inesauribile topos delle colpe degli umani
Come in moltissimi racconti distopici o post-apocalittici, anche in Sweet Tooth emerge il tema della colpa degli umani. Nelle prime due stagioni questo elemento rimane più in ombra, ma qui sopraggiunge con forza, affermandosi come un nodo primario della narrazione. Di chi sono le responsabilità dell’Afflizione? E se la vera malattia fossero gli esseri umani? Questa tesi viene avanzata più volte. Prima dall’uomo caribù, poi da Birdie. Infine anche le parole di Gus la sottintendono. È impossibile non ragionarci sopra, anche, e soprattutto, alla luce del deprecabile comportamento della Signora Zhang. Da una parte la serie sembra spingere verso una risposta positiva alla domanda. Ci sono tantissimi esempi negativi tra gli esseri umani, dalla Zhang ad Abbott nelle stagioni precedenti, fino allo stesso Singh, massimo esempio dell’ambivalenza umana.
Ci sono, però, anche tanti esempi positivi. Jep su tutti, ma a seguire Beckie, Aimee, Birdie e via dicendo. Insomma, Sweet Tooth non fornisce una risposta netta alla domanda e infatti la lascia cadere col finale che sancisce la fine degli esseri umani, ma anche l’estinzione dell’Afflizione. Tirando le somme, la serie fornisce una descrizione mista dell’umanità, che poi è quella che più si avvicina alla realtà. Gli uomini sono complicati, un miscuglio di sentimenti positivi e negativi. A ben vedere, però, si salva chi riesce a entrare in contatto con la natura (in questo caso gli ibridi). E qui sta il cuore del finale di Sweet Tooth.
Sweet Tooth 3 sancisce il misericordioso trionfo della natura
L’episodio conclusivo è sicuramente il più emozionante e intenso dell’intera stagione. Dopo il critico scontro nella grotta, in cui perdono la vita Birdie e Singh e anche “Uomo grande” va molto vicino a lasciarci le penne, Gus brucia l’albero e mette la parola fine all’Afflizione. Cosa rimane di tutto ciò? Resta il trionfo, misericordioso, della natura. Uno dei grandi temi della serie prodotta da Netflix è proprio la ribellione della natura. Attingendo a un altro grande topos del genere, l’umanità stessa causa la propria rovina sfidando apertamente le forze naturali. Il simbolo della “hybris” umana è quell’accetta nel cuore dell’albero.
La natura risponde all’attacco scatenando un male capace di cancellare per sempre quella razza superba, ma al contempo generandone una nuova destinata a prenderne il posto. Gli ibridi sono la risposta alla ribellione dell’uomo contro la natura. Un nuovo genere, estremamente connesso alla natura, capace di mitigare così gli esuberanti tratti umani che hanno causato questo scontro. Non si profila mai, però, una lotta aperta tra il nuovo e il vecchio. Per tutte le tre stagioni, sono gli umani a cacciare gli ibridi, la cui ingenuità e spontaneità viene accentuata dalla giovane età. È fisiologico, dunque, il loro trionfo. Ma la natura, nel finale, non è spietata. Salva anche gli uomini, condannandoli a una pacifica estinzione. Viene fuori il lato misericordioso della natura, che mette per sempre la parola fine all’Afflizione, ma anche al genere umano. A vincere, alla fine di tutto, è la natura.
Un’emozionante favola oscura
Sweet Tooth 3 riesce a esaltare anche una delle caratteristiche più affascinanti dell’intera serie. Viene preservato il peculiare tono che ha da sempre contraddistinto la narrazione e che mescola il punto di vista ingenuo e fanciullesco con la violenza di ciò che accade. Sweet Tooth è un’emozionante favola oscura, perché racconta una storia piena di atrocità attraverso gli occhi dei bambini ibridi. Questo particolare tono è funzionale alla valorizzazione della natura e alla colpevolizzazione degli esseri umani, ma è anche un orpello estetico che dà quel tocco di unicità alla serie. Uno dei grandi successi di Sweet Tooth è quello di essere riuscita a rimanere sempre se stessa, non perdendo il proprio spirito innocente e fanciullesco anche quando il racconto si faceva sempre più oscuro.
Regge parecchio bene in Sweet Tooth 3 anche la trama. Questa stagione conclusiva aveva il compito di far luce sul passato e di spianare la strada per il futuro e ci riesce alla grande, non lasciando praticamente nulla di aperto. Trovano il loro compimento anche le parabole dei personaggi, con una menzione speciale per quella di Jepperd, la più emozionante di tutta la serie. Abbiamo visto tante tante cose belle in questa ultima stagione di Sweet Tooth, per cui il giudizio complessivo non può che essere positivo.
Questa è una storia che merita di essere vissuta
Arrivati, dunque, alla fine della narrazione, e anche della nostra recensione, è tempo di stendere un bilancio. Sweet Tooth è, secondo chi scrive, una piccola gemma. Un racconto emozionante e ricco di tensione, capace di generare continuamente spunti, di regalare svolte e colpi di scene e soprattutto di valorizzare quei sentimenti positivi di cui abbiamo molto bisogno. Anche al centro di Sweet Tooth 3 rimane l’intolleranza degli umani verso gli ibridi. Un tema attualissimo, ovviamente, trattato in una maniera che dovrebbe far riflettere. Per tutti questi motivi, Sweet Tooth è una storia che merita di essere vissuta. Dalla prima alla terza stagione, la serie visibile per intero su Netflix regala tantissimi spunti positivi e offre allo spettatore un viaggio davvero straordinario.
Siamo sicuri che ci mancherà moltissimo Gus. Tuttavia, questo è stato il finale ideale per la serie. Arrivato coi tempi giusti, questo epilogo rende giustizia alle due precedenti stagioni, andando a confezionare una serie tv davvero di alto valore. Giudizio molto positivo, dunque, per Sweet Tooth 3 e per l’intera narrazione, destinata a rimanere una perla nel vasto catalogo di Netflix.