ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER sulla 7×03 di The 100
In questa puntata di The 100 abbandoniamo momentaneamente la storyline dell’Anomalia (ecco la recensione della scorsa puntata) e riprendiamo la trama principale che interessa l’armonia politica di Sanctum, ritrovandoci all’alba dell’esecuzione di Russel Prime. Nonostante l’indecisione, Clarke sente che la scelta giusta sia commettere questo ultimo atto di violenza per il bene della comunità che vuole formare.
Come può la violenza essere il terreno fertile per la pace: è questo un dubbio che attanaglia da sempre i protagonisti della serie.
Pur sforzandosi nel mantenere il controllo e cercare di essere più “umani” e moralmente retti, nell’arco della serie è stato più volte evidenziato come l’uso della violenza sembri in un certo senso inevitabile. Soprattutto quando questi atti vanno a coincidere con il senso di giustizia.
Su Sanctum la situazione è complicata: in maniera molto simile alla terza stagione, Clarke si ritrova a dover gestire le volontà diverse e molto spesso contraddittorie di gruppi eterogenei che fino a poco tempo prima erano in conflitto tra loro. Mantenere la calma e la diplomazia tra i cittadini di Sanctum e i figli di Gabriel è di per sè una sfida estremamente complessa e delicata.
Durante questa puntata, infatti, ci rendiamo conto come in The 100 l’innocenza sia molto spesso una dote sfruttata e abusata a vantaggio dei più furbi: il modo in cui gli apparentemente pacifisti credenti dei Prime riescono a mettere in atto il piano di Russell è al contempo sconvolgente e intrigante.
Jordan, nonostante sia stato tradito da queste persone nella scorsa stagione, decide di fidarsi della cieca fede degli abitanti di Sanctum e, sfruttando il proprio rapporto con Clarke, permette a Russell Prime di rivolgersi ai suoi fedeli al fine di convincerli a non cercare vendetta per la sua morte. Durante questo discorso, però, un uomo irrompe e tenta di ucciderlo, permettendo così di scatenare il caos.
L’esecuzione di Russell finirà per essere rimandata anche per evitare che la sua morte venga presa come un martirio. A fine puntata scopriamo che il tutto è stato un piano finemente orchestrato dai credenti dei Prime senza che i nostri protagonisti se ne rendessero conto. Hanno forse abbassato la guardia perchè ormai sicuri di essere in controllo della situazione? In The 100, come ben sappiamo, gli avvenimenti più tragici succedono quando nessuno se li aspetta.
A peggiorare il tutto è la consapevolezza esclusiva dello spettatore che l’orchestratore di tutto ciò non è Russell, ma il temibile Sheidheda (scoperta avvenuta nel primo episodio). Dopo averne sentito parlare per tutta la scorsa stagione, abbiamo potuto avere un assaggio delle sue famose tattiche di manipolazione politica. Si prospetta un cattivo davvero temibile, proprio perchè ancora sconosciuto ai nostri protagonisti.
La situazione si complica ulteriormente anche con gli altri due gruppi presenti in questo momento sul pianeta, ovvero Wonkru e i prigionieri dell’Eligius.
Durante il malfunzionamento della tecnologia di raffreddamento del reattore nucleare, Raven ed Emori scoprono che la temperatura del reattore si sta alzando pericolosamente, rischiando di distruggere tutta la vita presente sul pianeta. Per evitare che ciò accada bisognerà lavorare a stretto contatto con le pericolose radiazioni.
Se per la parte riguardante direttamente il reattore nucleare sarà Emori ad assumersene le responsabilità – perchè, ricordiamo, è divenuta immune a determinate radiazioni in seguito al trapianto di midollo della scorsa stagione che l’ha resa una Nightblood -, tutt’altro lavoro riguarda la sistemazione dell’impianto di raffreddamento del reattore.
In un primo momento Raven vorrebbe affidarsi ad alcuni volontari di Wonkru, ma dopo l’ennesima richiesta fatta a nome del Comandante da parte di Indra, le tribù iniziano a mettere in dubbio la leadership della guerriera e richiedono la presenza di Madi. È in questo momento che Gaia, assumendosi le sue responsabilità da Flame-keeper, decide di confessare ciò che è successo nello scorso finale di stagione: la Fiamma è stata distrutta per non permettere a Sheidheda di prendere il controllo della povera Madi e il Comandante è perso per sempre. Questa rivelazione sconvolge e fa adirare il gruppo che la considera come un vero e proprio tradimento adoperato da parte di Gaia, distruggendo l’unità dei Wonkru così duramente mantenuta fino a quel momento.
Importanti, a questo punto, le parole di Indra che commenta:
“Faith may be blind, but loyalty isn’t”
La fede è cieca, ma non la lealtà.
Dovendo risolvere in fretta questo problema, Raven si trova costretta a dover collaborare con i criminali dell’Eligius chiedendo loro aiuto nella riparazione dell’impianto. Da questo momento in poi, le cose non vanno come sperato: Emori riesce ad aggiustare il reattore nucleare, ma la temperatura continua comunque a non scendere.
Notando quanto siano visibilmente più alti di quanto previsto i livelli di radiazione nelle stanze, Raven è posta davanti a un dilemma morale: lasciare lavorare i criminali dell’Eligius – nonostante fosse stato assicurato loro che il tutto sarebbe stato senza pericoli – e farli morire o dir loro la verità e rischiare l’ammutinamento.
Il sacrificio di un manipolo di persone a favore del bene superiore è tema molto presente in The 100, ma ha quasi sempre coinvolto la leadership di Clarke: in questo caso, Raven scopre sulla sua pelle che non è facile comportarsi in maniera retta. Nonostante il consiglio di Emori di avvisare comunque i criminali dei pericoli e permettere loro di sacrificarsi volontariamente, la ragazza decide di tenerli all’oscuro condannandoli a morte.
Questa scelta, estremamente difficile, provocherà la morte dei quattro criminali volontari e un enorme peso sulla coscienza di Raven. È in questo senso positivo vedere la costruzione di una storyline dedicata a Raven in questa stagione, ma notare la difficoltà che hanno i personaggi nel non incappare nei loro tipici errori è oltremodo frustrante.
In questo caso noi spettatori non possiamo che dare ragione ai comportamenti di Murphy ed Emori cercando dunque di dare fiducia anche a chi, in passato, è stato un criminale. A questa consapevolezza, probabilmente, deve essere arrivata anche Raven in quanto non ferma la compagna di uno dei criminali e si fa pestare senza opporre resistenza.
Questo episodio in generale ha ulteriormente complicato una serie di situazioni estreamemente pericolose, pronte a esplodere da un momento all’altro: senza l’unità di Wonkru Clarke non sarà in grado di mantenere la pace tra i gruppi che compongono Sanctum. È fondamentale quindi cercare un nuovo modo di unire e ispirare fiducia, un modo che non richieda la cieca obbedienza e la fede con cui si è mantenuto fino a questo momento l’ordine.
Saranno in grado di raggiungere questa utopica convivenza o rischieranno l’anarchia? È forse uno dei grandi interrogativi che costella questa ultima emozionante stagione di The 100.