ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER sulla 7×07 di The 100.
Dopo una serie di episodi estremamente interessanti, avvincenti e coinvolgenti, The 100 ha toppato per la prima volta: in “The Queen’s Gambit” l’energia è sembrata sparire dalla sceneggiatura, nonostante l’egregio debutto alla regia dell’attrice Lindsey Morgan (Raven Reyes nella serie).
Senza ulteriori indugi, ecco cosa è successo in questa puntata.
Iniziamo malissimo con un’accoppiata tanto assurda quanto debole: Octavia ed Echo sono state rinchiuse assieme in una cella dopo essere state catturate su Bardo. Le due non hanno mai avuto un ottimo rapporto – un eufemismo per ricordare il tradimento di Echo e l’attentato alla vita dell’altra ragazza – ma in queste scene condivise il passato sembra essere irrilevante.
Nonostante entrambe stiano elaborando la perdita di Bellamy – creduto morto ormai da tutti – l’unica che cerca di essere empatica e comprensiva è Octavia: questo nuovo modo di reagire è sì sintomo della totale evoluzione del suo personaggio, ma la redenzione non è sinonimo di santità. Il loro confronto risulta troppo civile, una pallida imitazione di quello che sarebbe dovuto essere: Echo ha perso forse l’unica persona davvero importante nella sua vita e il dolore l’ha completamente accecata, motivo per cui è possibile che il suo personaggio non arrivi in vita alla fine della serie.
Vista la limitata presenza dell’attore Bob Morley sul set (ne abbiamo parlato anche qui) sembra assurdo che Bellamy si ripresenti in un flashback che ci informa della genesi della storia d’amore: questa scena risulta completamente fuori tempo massimo poiché illustra cose che già avevamo immaginato e che riguardano ormai i tempi morti di 3 stagioni fa. Non è per niente utile alla narrazione, se non per illustrarci con quanta forza la ragazza si sia aggrappata unicamente a questo legame.
Se Bellamy dovesse davvero risultare morto – e sarebbe, bisogna ripeterlo, una delle morti più anticlimatiche e deludenti di tutto The 100 – Echo non avrebbe più nulla per cui vivere, quindi la volontà di fare pazzie salirebbe alle stelle. La spia dell’Ice Nation è così senza scrupoli ormai da essere l’unica capace di capire cosa vogliano veramente i cittadini di Bardo: trasformare lei, Octavia, Diyoza e Hope in discepoli per combattere la Grande Guerra.
Negli stessi momenti anche madre e figlia hanno un confronto che, al contrario, risulta molto più sentito e realistico: la paura più grande di Diyoza si è avverata e anche Hope è diventata un’assassina. È interessante vedere come la ferocia e l’intraprendenza dell’ex Marine siano così facilmente adattabili al suo ruolo di madre. La rabbia per essere tornata prigioniera dopo una fuga architettata per settimane (ne abbiamo parlato qui) si somma dunque alla consapevolezza di aver perso gli anni di formazione di Hope: ormai ha davanti una donna che, da lei, ha ereditato la capacità di adattarsi e la forza.
In The 100 i personaggi femminili sono sempre stati il vero fulcro della serie: dalla protagonista Clarke alle molteplici figure di potere, tutte queste donne hanno sempre rappresentato le complicate sfaccettature di carattere che molto spesso non vengono approfondite a livello di scrittura quando si parla di donne. È ora il tempo di vedere cosa Bardo ha in serbo per le nostre quattro guerriere e come l’allenamento sul pianeta le cambierà.
D’altro canto l’alternativa è quella di rimanere chiuse in una cella, o peggio di essere giustiziate: questa scelta poco piacevole è posta anche all’uomo responsabile del fallimento del loro piano di fuga, ovvero Gabriel.
Il Prime ha voluto salvare la vita a tutti non permettendo loro di recarsi in superficie, ma questo suo ambiguo gesto poteva rappresentare anche una forma di tradimento. In questo episodio, infatti, ha iniziato a collaborare con gli scienziati del pianeta per capire gli innumerevoli poteri dei misteriosi Monoliti che permettono il viaggio tra i pianeti, un quesito che Gabriel ha cercato di risolvere per più di 150 anni. Chissà cosa riuscirà a scoprire tramite le avanzate tecnologie di Bardo.
Alla fine della puntata, dunque, è lui che accoglie l’arrivo di Clarke e i suoi amici sul pianeta. Dopo aver comunicato la tragica notizia della morte di Bellamy – con un focus particolare sulla nostra amata protagonista – finalmente riusciremo a capire perché Wanheda è la tanto agognata “chiave” che permetterà la vittoria della Grande Guerra.
Nel frattempo, su Sanctum, le figure carismatiche e capaci di mantenere il controllo sembrano sparire sempre più velocemente: dopo essere diventata la nuova Comandante, Indra è sparita alla ricerca di Clarke e dei suoi amici lasciando la situazione in mano a Emori e Murphy. Queste scelte sono estremamente inconciliabili con le abilità strategiche e politiche dei personaggi: è in casi come questi che la scrittura risulta più debole e, in questo episodio, è palese che il ritmo sia meno fluido.
Ora, i due non sono degli sprovveduti e hanno le capacità di mantenere la pace sul pianeta, ma sono comunque una minoranza rispetto alle molteplici fazioni pronte a ribellarsi. I figli di Gabriel hanno unito le forze con i galetti dell’Eligius che hanno preso possesso delle armi da fuoco di Wonkru, il tutto sotto l’attento occhio di Sheidheda.
Anche il suo personaggio risulta pedante e deludente in questa puntata: per tutto il tempo coinvolge Murphy nel partecipare ad una partita a scacchi con lo scopo di tenerlo lontano dalla sua ragazza. Una mossa così prevedibile che tuttavia riesce nel suo intento e ci dà la possibilità di vederlo arrabbiarsi per la prima volta davvero in The 100: quando Murphy, che come ben sappiamo è un provocatore eccezionale, minimizza i suoi sforzi nel riunire i clan a favore dell’ex-Comandante Lexa Sheidheda perde la sua solita compostezza. È quindi palese come il suo sia un personaggio che, in una maniera assolutamente contorta e distorta, crede di poter ottenere ciò che vuole e lo fa per il bene della sua comunità.
È il caos davvero ciò che serve a Sanctum? Lui pare essere l’unico a crederlo.
Emori, d’altra parte, passa l’intero episodio a organizzare una festa per riunire i figli di Gabriel con i loro effettivi genitori, ma come possiamo benissimo immaginare la situazione degenera: nonostante sia comprensibile che il suo personaggio, presentatoci come un’emarginata sin dalla prima puntata, abbia voglia di portare dell’armonia a Sanctum, la sua ingenuità porta al compimento della ribellione ordita da Nelson, i galetti e Sheidheda. Chissà cosa dovremo aspettarci nelle prossime puntate.
Una delle poche parti davvero importanti e avvincenti è il finale: scopriamo finalmente che il famoso e ampiamente nominato Shepherd è un personaggio che già conosciamo, ovvero il carismatico capo del culto della Seconda Alba Bill Cadogan. Come è riuscito a raggiungere Bardo? E come è possibile collegare quello che è successo sulla Terra ormai centinaia e centinaia di anni prima con la Grande Guerra introdotta in questa stagione finale?
Le risposte potremo ritrovarle nel prossimo episodio intitolato “Anaconda” in cui ritorneremo indietro nel tempo fino alla prima apocalisse nucleare, momento da cui tutto è davvero iniziato (e, molto probabilmente, momento da cui partirà anche il prequel in lavorazione). Siamo ormai a metà di quest’ultima stagione e sono ancora tanti gli interrogativi che meritano una risposta. Forse tornare indietro è solo un espediente per prendere una rincorsa e concludere The 100 in bellezza.