ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER sulla 7×08 di The 100.
Un episodio interamente ambientato nel passato (e strutturato per presentare il prequel che uscirà dopo la fine di The 100) che avrebbe dovuto rispondere ad alcuni quesiti, ma ha più che altro aumentato il carico di domande da risolvere entro la fine della serie.
Ad aprire e chiudere l’episodio abbiamo la timeline di Bardo, ma per il resto del tempo veniamo catapultati in un mondo pericolosamente simile al nostro e assistiamo alla prima vera apocalisse. Vediamo nel dettaglio cosa è successo.
Clarke è ancora sconvolta per la morte di Bellamy, una sottolineatura così enfatica da farci venire qualche dubbio: è davvero morto così? Tutti lo danno quasi per scontato, in primis la nostra protagonista e i suoi amici.
La reazione che abbiamo da parte del gruppo è molto meno “ammazziamo-qualsiasi-cosa-si-muova” come quella di Echo, ma è più razionale, raccolta, comprensibile. In questo la differenza tra i personaggi è lampante: se la spia dell’Ice Nation si è lasciata andare a una furia cieca (che probabilmente sarà anche la motivazione più grande dietro il suo potenziale tragico epilogo), Clarke decide subito che la giusta cosa da fare è onorare la memoria di Bellamy portando a casa sua sorella e le altre prigioniere di Bardo.
Questa consapevolezza costringe i Discepoli a lasciare la stanza del Monolite e chiamare Bill Cadogan in persona – appena uscito da un sonno criogenico – per accogliere i nuovi arrivati. L’unico che rimane nella stanza è Gabriel.
Il suo personaggio mantiene alcune ambiguità di fondo, ma è chiaro sin dall’inizio come sia pronto a mediare tra due mondi che ha avuto la possibilità di osservare bene: quando Cadogan chiede a Clarke se sua figlia è nella Chiave, è il nostro amato Prime che interviene prontamente aiutando la protagonista a fingere di avere ancora in sé la Fiamma. Questa informazione, manipolata ad arte, permetterà un po’ di pace e di tempo per comprendere le reali intenzioni degli abitanti di Bardo ancora misteriosamente incentrare su una Guerra di cui non abbiamo visto nessun accenno reale. Il mistero si infittisce.
Cadogan, a fine puntata, fa rientrare nella stanza del monolite le prigioniere per accontentare Clarke. Octavia, Echo e Diyoza varcano l’entrata vestite come veri e propri Discepoli. Sono state convertite durante il loro allenamento? Fingono fedeltà per poter sopravvivere? E, soprattutto, perché tra di loro non c’è Hope? Domande che speriamo troveranno una risposta il prima possibile.
D’altro canto questo breve sviluppo nella trama principale non è che una minima parte dell’episodio. “Anaconda” ha una funzione di backdoor pilot che, in gergo, indica una puntata di una serie in cui vengono esplorati temi e personaggi secondari per sondare le acque di un possibile spin-off o prequel. Ecco dunque il motivo per cui veniamo catapultati sulla Terra per assistere alla prima disastrosa apocalisse seguendo le orme di una potenziale protagonista ed eroina: Calliope Cadogan.
Callie, come viene chiamata amorevolmente nel passato, è in aperta ribellione col padre e con le sue idee: sicura di poter ancora salvare la Terra, è un’attivista facente parte del gruppo Tree Crew (il cui nome ricorda troppo la futura tribù di Trikru per essere una coincidenza). È testarda, estremamente intelligente ed empatica, un mix interessante che rivela tanto potenziale.
Rispettando le notizie che vengono dette nelle precedenti stagioni di The 100, la prima apocalisse (o Praimfaya) avviene in seguito al raggiungimento di 11 miliardi di abitanti sulla Terra. Questo ovviamente i nostri personaggi non lo sanno, ma è un tocco di continuità e coerenza che gli spettatori possono apprezzare. Callie e sua madre mettono in atto il piano Anaconda venendo dunque prelevate dalla propria casa per rientrare nel bunker di Cadogan, lo stesso bunker in cui per quattro anni sono sopravvissuti i nostri eroi sotto il comando di Octavia/Bloodreina.
La scelta di seguire, nonostante i suoi errori, la volontà del padre pesa su Callie: nel momento in cui viene a scoprire che il bunker non è pieno, ad esempio, è la prima a voler riaprire le porte per salvare altre persone. La decisione però spetta a suo padre, ormai intento a cercare una soluzione che permetta ai suoi Discepoli di fuggire per sempre dalla Terra.
Come si era immaginato nelle scorse puntate, dunque, viene rivelato che Cadogan è effettivamente in possesso di un monolite che connette i pianeti e la sua intenzione è quella di abbandonare il pianeta per colonizzarne un altro. Il codice utile per attivare il wormhole, però, non è ancora nelle sue mani.
L’arrivo di Becca Franco sulla Terra, dopo due anni da Praimfaya, è l’ultimo tassello di un puzzle che gli spettatori aspettavano con ansia. Molte volte è stata raccontata nell’arco della serie la storia di questo spettacolare personaggio, ma è sempre tutto sembrato un mito e lei una martire. Vedere come il suo personaggio riesca effettivamente nelle imprese spesso raccontate dai Grounders è una piccola soddisfazione che ci offre questo episodio.
Becca è in grado di respirare l’aria della superficie terrestre e il suo obiettivo è semplice: iniettando la propria nuova miscela, tutti gli abitanti del bunker potranno vivere e respirare senza rischiare di morire per le radiazioni. Se Callie ne vede i vantaggi, suo padre è ormai convinto della propria idea di ricominciare dall’inizio su un altro pianeta. Con l’aiuto di Becca trova il codice che, molto probabilmente, lo porterà su Bardo e persuaso che l’idea della donna sia pericolosa la condanna a morte, ma questa prima della sua esecuzione viene trovata da Callie e passa il proprio compito alla ragazza: sarà lei a iniettare nelle persone fidate il Nightblood e a guidarle verso la superficie.
Callie, come personaggio, è un misto tra Clarke e Bellamy: è in conflitto con i propri genitori, si ritrova a capo di un gruppo di giovani pronti a sondare un terreno ormai reso infertile dalle radiazioni, ha un fratello che ama, ma di cui non condivide le idee (e a cui spara in una gamba per riappropriarsi della Fiamma tolta dal cadavere di Becca). Insomma, niente di nuovo.
Ciò che è interessante, però, è come sia lei l’anello mancante che collegava Becca alle tradizioni dei Grounders in The 100: molte volte alcuni dubbi sono stati espressi sulla possibilità che in soli cento anni si sia sviluppata una civiltà e una cultura così diversa da quella ipertecnologica presente sull’Arca. È infatti Callie ad aver inventato la lingua parlata dai Wonkru e, probabilmente, è lei che ha fondato la religione della Fiamma, ad aver tramandato il martirio di Becca Pramheda e aver fondato una società così complessa e allo stesso tempo così semplice.
Se da un lato quindi questo episodio lascia delle premesse interessanti per il prequel che ci sarà – una storia che dovrà illustrare la nascita delle tribù e della loro lotta per il potere, una storia che però sappiamo sin dall’inizio come andrà a finire – dall’altro ha forse fin troppo spazio in una stagione ormai satura di informazioni, misteri e problemi.
In soli otto episodi risolvere tutto per The 100 sarà una vera e propria impresa: che fine ha fatto Bellamy? E Gaia (sparita ormai 4 episodi fa)? Cosa succederà su Sanctum? E su Bardo? Che tipo di finale potremo aspettarci? È evidente che gli spettatori si trovano a brancolare nel buio. Speriamo soltanto che la serie, invece, sappia perfettamente dove andrà a parare.