ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER sulla 7×11 di The 100.
Far uscire di scena un personaggio così importante e vitale per The 100 con una semplice esplosione (ne abbiamo parlato qui) sarebbe stato un grosso errore di scrittura per l’ultima stagione. D’altro canto, Bellamy è l’eroe maschile della serie e, con la sua presenza in quasi ogni signola scena dell’episodio, le scelte che compie – tranne una – ci ricordano perchè è molto amato da tutti gli spettatori.
Introdurre nuovi personaggi e nuove domande non è stata una buona idea perchè così si rischia di spazientire il pubblico e, soprattutto, di non riuscire a prendersi il tempo e lo spazio necessario per arrivare a una conclusione degna di essere chiamata tale. Allora perchè continuiamo a brancolare nel buio a ormai 5 puntate dall’epilogo?
Cerchiamo di capire cosa è successo in questo episodio.
A scoprire cosa sia successo al fratello di Octavia è proprio Levitt che, nell’episodio precedente (di cui abbiamo parlato qui), era stato torturato da Echo e abbandonato al suo destino dalla Bloodreina che sembrava amare.
Vederlo di nuovo a lavoro così presto è comprensibile conoscendo il modus operandi dei discepoli di Bardo: una situazione del genere avrebbe lasciato seri traumi nella vita di chiunque, ma l’abnegazione a cui queste persone sono abituate aiuta a compartimentalizzare e superare determinati avvenimenti con una facilità chiaramente utile alla collettività. È comunque una promessa ad aspettarci altro da Levitt o un addio definitivo? Per ora non ci è dato saperlo.
Il focus centrale della puntata è, comprensibilmente, cosa è successo a Bellamy dopo essere stato risucchiato dall’Anomalia. Sebbene fosse stato dichiarato morto, la possibilità che fosse vivo non ha mai abbandonato gli spettatori, anche se tutti questi episodi di nulla ci stavano portando a dubitare sul suo destino.
È certo, però, che la sopravvivenza di Bellamy implica che molto di ciò che Echo ha fatto per vendetta sono state azioni vane: questa volontà di punire e commettere addirittura un genocidio sono prove lampanti di come l’unione tra la spia e il maggiore dei fratelli Blake è di per sè instabile e infruttuosa. Se d’altronde il lutto della donna ha avuto conseguenze catastrofiche – a partire dalla morte di Diyoza e Anders – sia Octavia che Clarke non hanno avuto il tempo di esprimere il proprio dolore: hanno appreso la notizia e hanno dovuto poi cercare di reagire e contenere il lutto di un’altra persona.
Questa scelta, che non è assolutamente in linea coi due personaggi, ci permette però di notare una diversa reazione davanti alla comparsa di Bellamy su Bardo: se Echo rimane assolutamente immobile di fronte a questa rivelazione, le altre due invece sono visibilmente felici e sollevate. Sicuramente le azioni della spia avranno delle conseguenze non indifferenti sulla loro relazione e il dubbio su cosa avrebbe fatto Bellamy in una situazione di questo tipo potrà essere fugato dal diretto interessato anche se, sappiamo già tutti, che il genocidio non è nelle sue corde.
Il modo migliore per sopravvivere è non avventurarsi sul pianeta da solo: dopo una breve colluttazione con un discepolo che è stato catturato come lui dall’Anomalia il nostro protagonista decide non solo di salvargli la vita, ma si impone di rimetterlo in sesto e farsi aiutare per tornare dai suoi cari.
La prima parte della puntata di The 100 è essenzialmente incentrata su ciò il ragazzo ha appreso durante le lezioni di sopravvivenza di Pike delle scorse stagioni e, nella completa solitudine di chi non può parlare con il proprio nemico, Bellamy non abbandona mai la speranza di poter fuggire dal pianeta sconosciuto. In queste scene ci viene ricordato non solo che grande combattente è, ma anche e soprattutto le sue abilità di stratega: durante la convalescenza riesce non solo a curarlo, ma procura anche del cibo, delle pelli per proteggersi dalle intemperie e costruisce delle corde per scappare.
Nel momento in cui Douchette, il discepolo ormai guarito, dovrà aiutarlo a fuggire Bellamy dovrà anche avere un po’ di fede in lui: così i due iniziano a viaggiare verso l’Anomalia che li riporterà su Bardo e via da Etherea.
È in questo viaggio – che Douchette vede più come un pellegrinaggio – che i due modi di pensare si andranno a scontrare: se i discepoli di Bardo crescono in un ambiente che non permette di formare individuali legami con le persone e consente in questo modo di fare ciò che si deve in nome della comunità, Bellamy rappresenta un tipo di amore diverso.
Sin dalla prima stagione il motore e il fulcro di questo personaggio è l’amore assoluto per sua sorella e poi per i suoi amici. Questo tipo di egoismo è ciò che lo ha portato a dover fare scelte difficili per sopravvivere, ma è anche il motivo per cui molti spettatori si sono affezionati a lui. Le relazioni formate nell’arco di tutta The 100 si basano sempre su una contrapposizione noi-loro e i conflitti che nascono riguardano il bisogno di soppravvivere, di avere spazio. Tutto questo è assente da Bardo, ma in questa mancanza si viene effettivamente a perdere quella scintilla che li rende umani.
Col passare del tempo i due raggiungono la caverna in cui, a suo tempo, Cadogan si è rifugiato durante il suo viaggio su Etherea: qui si trovano delle forme di vita strane che manifestano la propria esistenza tramite una luce dorata. L’implicazione aliena – che dai discepoli viene vista come un segno religioso – non convince lo scettico Bellamy. O almeno, non all’inizio.
Il punto di maggiore pathos della puntata infatti riguarda una “visione” che il nostro protagonista ha nel momento di maggiore disperazione dopo mesi di bufera: non solo vede Cadogan, ma perfino sua madre. Questa comparsa ha un impatto non indifferente: è dalla prima stagione che Aurora Blake rappresenta la spada di Damocle che pende sulla condotta morale ed etica del ragazzo. Seguendo il consiglio della madre il più grande dei fratelli Blake decide di attraversare le luci aliene e, con sua grande sorpresa, si ritrova di fronte all’Anomalia e ormai lontano dalla tempesta che gli impediva di raggiungere il proprio obiettivo.
Il mistero che ruota attorno questa scena instilla dei dubbi riguardanti la veridicità delle parole di Cadogan non solo in noi spettatori, ma anche e soprattutto in Bellamy: in un ultimo letterale “salto di fede” che richiama molte scelte fatte nelle scorse stagioni il nostro protagonista torna su Bardo. È ormai un uomo cambiato da ciò che ha vissuto e sembra essersi convertito: nonostante sia comprensibile questo cambio di rotta, il modo in cui ci si arriva è estremamente fallato.
Il suo personaggio è sempre stato assolutamente altruista e la sua forza risiede del saper fare scelte difficile per l’amore che nutre nei confronti dei suoi cari. Allora perchè ora li tradisce senza una minima esitazione? Perchè rivela a Cadogan che Clarke non è la chiave tanto importante alla sopravvivenza dell’intera umanità?
Queste domande si spera otterranno risposta in queste ultime puntate di The 100 anche se, con ormai solo 5 puntate da aspettare, la situazione non sembra procedere verso un finale felice. La curiosità di sapere se la conversione di Bellamy è sincera o un altro modo di vincere la fiducia dei bardoniani mantiene in vita l’hype per una stagione che sta deludendo molte aspettative.
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