ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER sulla 7×14 di The 100.
Pur essendo il terzultimo episodio dell’ultima stagione di The 100, gli sceneggiatori hanno voluto inserire una puntata meno concentrata sulla trama principale (e focalizzata più sui personaggi e i loro rapporti interpersonali) che però soffre alla luce del finale della settimana precedente (recensione qui) con la morte di Bellamy
Quello che voleva essere un momento di quiete prima del tempestoso finale di serie è purtroppo diventato l’ennesimo episodio filler in una stagione che ci sta davvero deludendo.
Vediamo nel dettaglio cosa è successo in questo episodio di The 100.
L’episodio riprende direttamente dal salto nel portale di Clarke che, ancora sconvolta dal gesto compiuto, atterra insieme ai suoi amici in un posto ormai considerato distrutto: la Terra.
Nessuno prova a spiegare come sia possibile che il pianeta sia di nuovo abitabile, e questo particolare fa storcere molto il naso ai fan di The 100: tornando dopo così poco tempo e trovando un luogo pieno di alberi e rigoglioso, si va dunque a vanificare il viaggio di due stagioni fa con l’Eligius e il sacrificio di due personaggi molto amati ovvero Morty e Harper, i genitori di Jordan. Questi dettagli, per quanto apparentemente irrisori, dimostrano per l’ennesima volta la frettolosità con cui questa stagione è stata scritta.
Nel bunker ritroviamo finalmente Gaia, sparita ormai all’inizio della stagione (recensione qui) senza che nessuno se ne accorgesse. La ragazza, dopo aver sconfitto e ucciso il discepolo di Bardo, è sopravvissuta da sola sulla Terra. La gioia con cui viene accolta da Madi e da sua madre Indra è fondamentale nel dimostrarne l’importanza: in questa puntata, infatti, la donna a capo dei Trikru e sua figlia hanno l’opportunità di confrontarsi e raggiungere una sorta di pace.
Momento simile viene condiviso da Indra e dalla sua pupilla Octavia: le due si confrontano sugli anni di sopravvivenza nel bunker dopo la Seconda Apocalisse. Sebbene, in un primo momento, sia stata Octavia a dover impersonare il terrificante ruolo di Blodreina – e assumersene le responsabilità – è in questa puntata che la sua mentore ammette la propria complicità in quel terribile momento:
We did what we had to do to survive […] I am equally guilty about what happened down there. We were all Blodreina.
Abbiamo fatto ciò che serviva a sopravvivere […] Sono colpevole tanto quanto te di quello che è successo là dentro. Eravamo tutti Blodreina.
In The 100 ciò che si è disposti a fare per sopravvivere è sempre stato uno dei temi fondamentali per l’evoluzione della serie: sembra però che alcuni abbiano dovuto pagare molto più di altri, subendo pesantemente le conseguenze delle proprie azioni.
Chi invece, nell’arco della puntata, cerca costantemente di sfuggire a ciò che ha fatto è il personaggio di Clarke: tramite alcune forzature da parte degli sceneggiatori – che sono arrivati a snaturare interi personaggi pur di rendere il tutto quanto più liscio possibile – Wanheda ammette a tutti, ancora sconvolta, di aver ucciso Bellamy.
Sorprendentemente sia Octavia che Echo – che, ricordiamo, solo qualche puntata fa era pronta a commettere un genocidio per vendicarne la morte – accettano le sue giustificazioni senza arrabbiarsi, ma addolorandosi per aver perso una persona così importante. Questo tipo di reazioni non risultano minimamente realistiche, ma anzi rafforzano ancora di più l’idea che la morte di Bellamy sia stata approssimativa e calcolata male: non solo sono tutti pronti a perdonare Clarke, ma l’episodio non permette neanche ai vari personaggi di processare il lutto. Tranne qualche raro accenno, la puntata prende direzioni completamente opposte.
L’unica persona che si rifiuta di accettare ciò che Clarke ha fatto è Madi: stanca di sentirsi addosso il peso di tutte queste morti, l’ex Comandante controbatte con fierezza e ferocia tutte le giustificazioni della madre adottiva. La morte di Bellamy non è un gesto estremo avvenuto in un momento di pericolo, ma l’ennesima decisione drastica presa in completa autonomia che ha però ripercussioni su tutti.
È emblematico che Madi veda in Clarke un lato oscuro che non esita a mietere vittime in nome di un fine superiore: questo tipo di consapevolezza porta la ragazzina ad agire, forse per la prima volta, come un’adulta. Prima lotta per convincere tutti che anche i loro amici su Sanctum meritano di tornare sulla Terra e successivamente decide di affrontare direttamente Cadogan. Nel finale di puntata, infatti, l’ex-Heda scappa per raggiungere Bardo – con una tecnologia mai vista prima nonostante la sua utilità – e decide autonomamente porre fine a questa situazione da cacciatore e preda. Così riusciremo a far partire, dopo tutta la stagione, l’Ultima Guerra.
Un momento molto tenero e ormai invitabile riguarda l’avvicinamento tra Jordan e Hope: i due ragazzi si ritrovano a condividere molte caratteristiche. Entrambi sono stati cresciuti con le storie dei nostri amati protagonisti ed entrambi hanno dovuto sopportare una grande quantità di tragedie e lutti: è in questo attimo di spensieratezza che The 100 ci ricorda come la loro gioventù e innocenza sia stata rubata dal mondo in cui vivono.
Allo stesso modo è fondamentale la scena d’intimità tra Jackson e Miller: The 100 è da sempre una serie con un cast molto vario e che incorpora nella propria storia una rappresentazione LGBT non indifferente. Nelle ultime stagioni, però, questi personaggi sono stati messi da parte per concentrare l’attenzione in maniera esclusiva sui protagonisti. È giusto quindi che la serie si soffermi, prima dell’epilogo, su questi rapporti così importanti. Jackson e Miller sono personaggi che, dalla prima stagione in poi, hanno vissuto tutto ciò che è successo ed è fondamentale vedere le loro emozioni e reazioni di fronte alla morte di un personaggio come Bellamy e la scelta di Clarke di tagliare i ponti con tutti per rimanere sulla Terra.
Alternando scene di violenza con attimi più teneri e di respiro, la puntata riesce comunque a risultare piacevole e malinconica.
Suscita sensazioni contrastanti dover dire addio al personaggio di Gabriel: in una sequenza sempre più ansiogena Sheidheda, dopo essere stato guarito da Cadogan, ha il compito di rapire Madi. Per riuscire nel suo intento, aiutato dalla tecnologica di Bardo che lo rende invisibile, segue Clarke alla ricerca della ragazza. È emblematico veder morire l’ultimo Prime in maniera naturale e volontaria: dopo secoli di reincarnazioni e immortalità, Gabriel può finalmente lasciarsi andare, abbandonare l’umanità sacrificandosi per una ragazza. Una degna fine.
Nelle prossime due puntate vedremo finalmente cosa avverrà nell’Ultima Guerra e tireremo le somme di una serie che, come è già successo per tante altre, sta sempre più deludendo i propri spettatori.