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The Bad Guy – La recensione del finale di una serie stupefacente

The Bad Guy
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The Bad Guy è arrivata su Amazon Prime Video con i suoi primi tre episodi l’otto dicembre, riuscendo a conquistare fin da subito il consenso della critica e del pubblico. La storia, che trae spunto da una tematica classica e già sdoganata in altre produzioni, si concentra sulla vita di Tonino Scotellaro, un magistrato che da sempre ha usato tutte le sue forze e il suo potere nella lotta contro la mafia. La serie, creata da Giuseppe G. Stasi e Giancarlo Fontana (gli stessi di Metti la Nonna in Freezer) apre le proprie danze attraverso una scena criptica ed enigmatica che vede un gruppo di poliziotti pronti ad irrompere all’interno di una villa in cui c’è un certo Baldaccio Remore, un uomo dalle sembianze trasandate che ci riporta indietro di otto anni. Fin dal primo momento scopriamo dunque che in realtà quel viso sporco e quei capelli scombinati non sono di Baldaccio Remore, ma di Tonino Scotellaro, il protagonista di questo grande e italiano racconto Amazon Prime Video.

Perché The Bad Guy, come abbiamo già detto nella recensione dei primi tre episodi, non è soltanto una buon prodotto. E’ il colpaccio di Amazon Prime Video.

The Bad Guy (640×360)

Il racconto che ci viene fatto di Tonino Scotellaro è quello di un magistrato che sta cercando di fare il possibile per porre fine alla latitanza del boss Surro, uno dei principali protagonisti della malavita che ogni giorno il magistrato tenta di disintegrare definitivamente. Ed è proprio durante la prima puntata che il sogno sembra quasi diventare realtà: Surro deve essere obbligatoriamente operato e Scotellaro sa dove. Tutto è pronto, ma una volta giunto sul posto di lui non vi è traccia. Una soffiata ha permesso al criminale di salvarsi di nuovo, lasciando il magistrato con niente in mano. Ma quello che inizialmente sembrava un ennesimo fallimento, presto si trasforma in una vera e propria tragedia.

Tonino viene infatti accusato di aver collaborato con il boss e di averlo, così, aiutato a fuggire. Tutto grida complotto, tutto urla tradimento. Tonino Scotellaro per tutti è diventato il braccio destro della mafia, l’anello di congiunzione tra le aule di tribunale e tutto quello che si consuma all’interno della malavita. Quindici lunghi anni di reclusione lo attendono, ma l’incidente avvenuto sul ponte sullo stretto di Messina (esistente nella serie) gli permette – qualche anno dopo – di fuggire e diventare, almeno all’apparenza, ciò contro cui aveva sempre lottato.

La sua fuga diventa così un’occasione per mettere a segno la sua vendetta. Tonino è pronto a inventarsi una nuova vita in cui interpretare un boss mafioso con l’obiettivo di agire e distruggere questo sistema direttamente dall’interno. Attraverso questo espediente narrativo la serie riesce così a raccontare una storia di mafia come non l’avevamo mai vista. Il punto focale della serie è infatti il connubio tra il dark comedy e il thriller, tra la leggerezza e la poeticità, tra il dramma e la vivacità inventiva. Perché i due registi non si sono risparmiati in niente, restituendo a The Bad Guy qualsiasi cosa volesse e potesse essere. Non esistono dei limiti, e questo è visibile anche grazie all’utilizzo che la serie fa dei suoi personaggi, soprattutto nei tre episodi finali arrivati sulla piattaforma il 15 dicembre.

The Bad Guy (640×360)

I tre episodi conclusivi di The Bad Guy mantengono infatti le premesse e le promesse delle prime puntate. La storia, ancora una volta, viene gestita attraverso uno sguardo intimo e vicino che ci permette di entrare all’interno della psiche di questi personaggi che fanno parte di un prodotto atto a raccontare la mafia come se fosse un dramma shakesperiano, un’opera teatrale in cui – dandosi il cambio – si alternano delle interpretazioni in cui tutti, chi più chi meno, indossano una maschera. Per tutto il resto della serie ci chiediamo se la maschera di Tonino/Baldaccio a un certo punto cadrà e, soprattutto, se il male continuerà a essere una facciata e non la sostanza.

Perché tutto in The Bad Guy assume un valore equilibrato, una sfumatura in cui è presente sia il bianco che il nero, sia il male che il bene. Gli ultimi tre episodi mettono così a fuoco questa continua alternanza, l’assoluta certezza che niente in The Bad Guy possa venir fuori in modo scontato o già visto. L’obiettivo di questi tre episodi è chiaro: l’esigenza della serie è quella di andare fino in fondo cercando di tirar fuori, da questa caccia tra il gatto e il topo, un futuro distopico in cui l’Italia perde comunque ciò che attualmente non possiede. Il ponte sullo stretto di Messina in questo senso rappresenta uno dei tanti fallimenti accumulati fino ad adesso, la parentesi di un secondo che preannuncia come il cambiamento potrebbe non concretizzarsi mai davvero.

I tre episodi conclusivi scavano così a fondo di questa realtà inesistente in cui, paradossalmente, ciò che viene raccontato attraverso una metafora esiste davvero. Il fallimento in tal senso è uno dei principali protagonisti di quest’opera italiana, e con questo anche la disillusione. Perché tutto in The Bad Gay è disilluso, cinico, spento. Il sarcasmo, utilizzato durante un interrogatorio e ricorrente nella trama, fa da sfondo a una realtà che non fa ridere, ma che in The Bad Guy riesce a toccare un genere diverso che dal dramma passa alla satira. Le ultime tre puntate sono una fonte di adrenalina pura che mette finalmente a segno quanto narrato fin adesso: la vendetta di Tonino è infatti pronta per essere consumata.

The Bad Guy (640×360)

Il finale di The Bad Guy chiude la storia nel modo che più ha contraddistinto questo nuovo grande prodotto italiano. La vendetta che Tonino è pronto a consumare viene messa a punto e poi conclusa nel modo più bizzarro ed enigmatico che, ancora una volta, rivendica lo spirito del nuovo successo Amazon Prime Video. The Bad Guy termina infatti attraverso l’utilizzo di un colpo di scena che si conforma perfettamente a quanto raccontato fino a questo momento. La vendetta di Tonino non va infatti come molti di noi avrebbero pensato lasciando alla serie un retrogusto amaro e disilluso che, ancora una volta, fa comprendere la sua potenza.

Chiudere la narrazione in modo positivo sarebbe stato troppo semplice, e troppo poco da The Bad Guy. Il metodo attraverso il quale siamo giunti alla fine della storia è stato invece quello vincente, quello che più ci ha permesso di capire che tipo di cattivo sia davvero diventato Tonino. L’ultima scena vede in onda, sul televisore, quello che sembrerebbe un film sulla sua vita. Ancora una volta, dunque, le cose non sono cambiate e, il massimo che abbiamo saputo farci, è stato un film che raccontasse la vicenda. Attraverso un espediente che rimanda l’opera dentro un’altra opera, così, The Bad Guy giunge a conclusione, imponendosi non solo come una perla della piattaforma streaming Amazon Prime Video, ma anche come una delle migliori Serie Tv italiane del 2022 che di certo farà ancora parlare di sé.

The Bad Guy è il colpaccio di Amazon Prime Video – La Recensione dei primi 3 episodi della nuova serie italiana