ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulla terza stagione di The Bear.
Chicago è insolitamente tranquilla e rassicurante nell’orario di chiusura del ristorante The Bear, quando la frenesia della tanto attesa inaugurazione cede il posto al silenzio, alla decompressione, ai bilanci. Carmy Berzatto, rimasto ormai totalmente solo, si assicura che tutto sia perfettamente pulito e in ordine per la riapertura del giorno successivo. Domani. È questo il titolo dell’episodio che apre la terza stagione di The Bear, un poema sinfonico quasi totalmente privo di dialoghi che ci conduce direttamente nella psiche del suo protagonista, catapultandoci ora a New York, Copenaghen, Yountville, per poi far di nuovo ritorno a Chicago, passando per ogni singola cucina in cui Carmy abbia mai lavorato.
Per parlarci del futuro, il primo episodio di The Bear 3 sceglie infatti di mostrarci il passato, attraverso un alienante, spettacolare e suggestivo flashback di circa 40 minuti. Come la cicatrice sul palmo della mano del protagonista, su cui la regia di Christopher Storer indugia nei primi istanti di apertura della serie, le esperienze passate sono infatti rimaste indelebilmente impresse sul corpo di Carmy e nella sua mente. Una mente che vaga senza sosta tra ricordi, rimpianti e speranze, e che necessita di far pace con i propri traumi per poter guardare finalmente avanti. Più che sulla riconciliazione con il passato, il focus di The Bear 3 è però sulle sue dirette conseguenze. Tutti i protagonisti della vicenda fanno in questa stagione i conti con le proprie azioni, pagandone un caro prezzo o raccogliendone i dolci frutti.
Costantemente in bilico tra le differenti linee temporali che la compongono, The Bear 3 è una poetica transizione tra ciò che è stato e ciò che sarà.
Carmy Berzatto (il sempre più artisticamente maturo Jeremy Allen White) è chiamato a fronteggiare le conseguenze del suo involontario soggiorno nella cella frigorifera del suo ristorante durante la serata d’inaugurazione. Le parole che lo chef ha pronunciato in quell’occasione in preda allo sconforto e alla frustrazione, hanno infatti allontanato la sua ragazza Claire dalla sua vita, e indispettito suo cugino Richie (Ebon Moss-Bachrach). Mentre con quest’ultimo lo scontro è diretto e costante nel corso degli episodi di The Bear 3, il protagonista evita totalmente il confronto con Claire, definita – non a caso – la sua “pace”, rassegnandosi alla sua mancanza.
Il passato che tormenta lo chef ha però radici ancor più profonde, che risalgono agli anni del suo stage a New York con il brillante e violento David Fields (Joel McHale). Oltre a essere causa diretta del suo disturbo d’ansia e dei suoi frequenti attacchi di panico, lo chef stellato ha tuttavia trasmesso a Carmy il gene dell’ambizione e del perfezionismo. Il nuovo scopo del protagonista di The Bear è infatti ottenere la sua prima stella Michelin, anche se quest’obiettivo implica sacrificare nuovamente la sua salute mentale e l’affetto di chi lo circonda.
Accecato dal suo nuovo e ambizioso proposito, Carmy ignora completamente i suggerimenti della sua sous chef Sydney (Ayo Edebiri), rivoluzionando totalmente il menù che entrambi avevano accuratamente pianificato, e rischiando così di perdere anche la sua più fedele amica e collaboratrice. Ecco che l’apparente staticità della terza stagione di The Bear comincia a rivelarsi perfettamente in linea con la caratterizzazione e con il dramma del suo protagonista, bloccato da quei traumi nei quali finisce per identificarsi senza trarre da essi alcun insegnamento.
Le scene ripetute, la musica che accompagna ininterrottamente talvolta interi episodi, enfatizzano infatti il ciclico ripetersi degli errori commessi da Carmy, raffigurandone i pensieri ossessivi.
Carmy, come la narrazione frammentata e immobile della nuova stagione di The Bear, è bloccato dall’ansia ereditata dal passato, e dalla paura del futuro. Il protagonista teme il successo che insegue, finendo per auto-sabotarsi non appena si avvicina a esso abbastanza da poterlo finalmente afferrare. La ricerca del successo – o della pace (quella reale e quella simboleggiata da Claire) – è infatti solo il mezzo attraverso cui Carmy sopperisce alla mancanza di controllo sulle sue emozioni, non il suo fine ultimo. Il protagonista è dipendente dal suo stesso caos e dal tentativo di sedarlo. Ve ne abbiamo parlato qui.
Il passato che impedisce una reale progressione di Carmy si riversa inevitabilmente su Sydney, vittima collaterale dei traumi irrisolti del suo mentore. I legami tra i singoli protagonisti sono infatti centrali in questa terza stagione di The Bear, ancor più di quanto lo siano stati nelle stagioni precedenti. L’eredità, titolo dell’ottavo episodio e tematica cardine di The Bear 3, va infatti intesa come influenza tangibile delle gesta di ciascun personaggio sugli altri. Il filo conduttore che lega i protagonisti – tra di loro e con il primissimo ristorante The Beef – si snoda tra i numerosi flashback che arricchiscono la narrazione, chiarendo l’evoluzione che ciascuno di essi ha avuto dalla prima alla terza stagione.
Emblematico in tal senso è il sesto episodio, Fazzoletti, incentrato su Tina (Liza Colón-Zayas) e sul destino che l’ha condotta al The Beef. Dopo aver perso il lavoro che svolgeva da ben 15 anni, la donna si ritrova alla difficilissima ricerca di una nuova occupazione, resa impossibile dalla sua non più giovanissima età e dalla mancanza di titoli di studio. Guidata dal caso (o dal destino) finisce per prendere un caffè nel caotico The Beef, dove un giovane Richie le offre un panino.
Seduta da sola al tavolo del ristorante, Tina si abbandona totalmente allo sconforto, richiamando l’attenzione di Michael Berzatto.
Il bellissimo, toccante e profondo dialogo tra i due, racchiude in pochi minuti l’intera essenza dei due personaggi. La gratitudine che Tina prova nei confronti di Michael spiega infatti la sua riluttanza ad accogliere i cambiamenti proposti da Carmy nella prima stagione, sottolineandone quindi la progressione avvenuta nei due capitoli successivi. Le parole di Michael dimostrano invece il suo disagio interiore, mascherato dal subdolo e ingannevole sorriso della depressione, in contrapposizione alle lacrime della donna. Lo smarrimento di Michael si oppone inoltre alla determinazione di suo fratello Carmy, la cui strada nel mondo della ristorazione sembrava segnata da sempre ed ereditata dal cielo.
Altra influenza centrale nel passato e nel presente del protagonista è quella di sua madre Donna (Jamie Lee Curtis) che torna in questa terza stagione nell’episodio dedicato a Sugar (Abby Elliott) nel delicato momento del suo parto. Il lascito emotivo di Donna si materializza in Sugar sotto forma di paura, quella che la giovane ha provato durante la sua infanzia di fronte ai crolli psicofisici di sua madre, e che ora teme di trasmettere alla creatura che sta per dare alla luce.
La ciclica eredità del trauma che Sugar tenta di interrompere per il bene di sua figlia, e da cui Sydney fatica a divincolarsi, è anche ciò che immobilizza Carmy alla vista di David Fields, l’uomo che l’ha privato del sonno e della serenità, e che collega il passato e il futuro del protagonista, nonché la prima e l’ultima di puntata di The Bear 3. Ciò con cui Carmy è chiamato davvero a fare i conti non è però l’ansia scaturita dallo stress a cui Fields l’ha sottoposto a New York, ma i sensi di colpa derivati dal suo trovarsi proprio a New York durante momento in assoluto più difficile e drammatico per suo fratello.
Attraverso una progressione pressoché nulla della trama, The Bear 3 dimostra tutta la potenza della sua scrittura, raccontandoci praticamente tutto.
Dall’origine della depressione di Michael alla causa dei traumi di Carmy, toccando i punti che accomunano uno ad uno tutti i protagonisti della vicenda e ne motivano la progressione, la terza stagione di The Bear pone retroattivamente le fondamenta della serie tv nella sua interezza. Il suo essere proiettata contemporaneamente nel passato e nel presente, priva The Bear 3 della potenza di singoli episodi stand-alone che abbiamo potuto apprezzare nelle precedenti stagioni. Nonostante risulti da questo punto di vista meno incisiva, The Bear 3 è probabilmente il capitolo più significativo della serie tv: una premessa necessaria e irrinunciabile per apprezzare e comprendere meglio la sua storia e il suo futuro. Un antipasto delicato ma ricco di sapori che prefigura una cena da stella Michelin.