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The Big Cigar e la strampalata fuga di Huey P. Newton – La Recensione della miniserie AppleTV+

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su The Big Cigar, la miniserie disponibile su AppleTV+!!

Già il trailer di The Big Cigar prometteva una serie tv movimentata, sfacciata e anticonformista. E in parte lo è davvero, con i suoi continui salti temporali, i suoi personaggi bizzarri, quelle atmosfere un po’ glamour con cui raccontare gli anni Settanta. The Big Cigar è il racconto della storia di Huey P. Newton, leader del partito dei Black Panther, attivo negli Stati Uniti tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta. O meglio: è il racconto di una piccola porzione di questa storia, forse quella più assurda e avventurosa. Come specificato anche nella scena di apertura della serie, tutto quello che vediamo è tratto da una storia vera.

Negli anni Settanta, il partito dei Black Panther aveva un peso notevole sull’opinione pubblica americana. Si parla di culture war e guerre per i diritti delle persone di colore. I Black Panther sollevavano temi di carattere sociale e culturale. Pattugliavano le strade della California armati per difendere le persone afrodiscendenti dalle aggressioni ingiustificate della polizia. Il razzismo era qualcosa di molto radicato nel tessuto sociale americano ed è a quella fase storica che appartengono le battaglie dei più grandi leader afrodiscendenti della storia americana. I Black Panther avevano un modo tutto loro di agire, che comprendeva anche il ricorso frequente a soluzioni estreme e talvolta violente. Il loro leader, Huey P. Newton, divenne per un certo periodo il nemico numero uno da stanare per la polizia americana. Fermato a più riprese dagli agenti, venne incriminato per un omicidio che non aveva commesso.

The big cigar

Huey P. Newton non aveva però nessuna intenzione di tornare in galera, né tantomeno di lasciare la leadership del partito. Per cui, ideò uno stratagemma per sfuggire ai federali e scappare dagli Stati Uniti.

Il piano di fuga per portare il leader dei Black Panther da Los Angeles a Cuba è il fulcro su cui è incentrata la serie. È una storia che ha del rocambolesco, anche se lo show riesce a trasmetterne solo una parte.The Big Cigar è il nome in codice per indicare Cuba, la patria della Rivoluzione, specie in quel frangente storico. Ed è per questo anche il titolo di una pellicola di Hollywood che doveva servire da diversivo alla fuga spericolata di Newton. Una pellicola ideata da Bert Schneider (Alessandro Nivola) e Stephen Blauner (P. J. Byrne), due produttori californiani sensibili alla causa dei Black Panther e pronti a sacrificare la propria vita agiata per aiutare Newton. Fingendo di star girando un film in perfetto stile hollywoodiano, Bert e Stephen provano invece a portare Newton lontano dal Paese.

Costose piste di atterraggio, lunghe traversate in barca, travestimenti ed espedienti strampalati servono a nascondere il vero intento della produzione di The Big Cigar: mettere in salvo il leader del Black Panther Party. Vi ricordate Argo, il film di Ben Affleck che gli valse un Oscar? La serie Apple TV+ (ecco le migliori della piattaforma secondo IMDb) fa qualcosa di molto simile. Non sarà un caso forse, che entrambi i prodotti abbiano preso spunto da un articolo giornalistico di Joshuah Bearman. The Big Cigar è però una miniserie, suddivisa in sei episodi nei quali la storia si perde più volte. L’ottimo materiale di partenza sarebbe stato uno spunto interessante su cui girare una pellicola.

The big cigar

Le vicende di The Big Cigar si adattano infatti molto meglio a un prodotto cinematografico che al formato serie tv.

Nonostante gli episodi siano un numero piuttosto ridotto – solo 6 -, la storia sembra smarrirsi all’interno del suo stesso intreccio. I continui cambi di ritmo danno l’idea di un costante start and go, che alla fine si rivela più controproducente che funzionale alla trama. The Big Cigar si sviluppa sostanzialmente su due fronti: da un lato, racconta la fuga spericolata di Newton, aiutato da Bert e Blauner; dall’altro, prova a ripercorrere con brevi flash la storia del partito dei Black Panther. In mezzo, ci sono tutte le relazioni del protagonista con il mondo che lo circonda. I suoi guai giudiziari, il rapporto con Gwen (Tiffany Boone), le rivalità interne al movimento, il confronto costante con suo padre e così via.

La serie ha sicuramente il merito di aver tirato fuori una storia poco conosciuta (soprattutto per il pubblico non americano), lanciandoci qua e là qualche nozione storica interessante. Malgrado i flashback siano molto brevi e movimentati, questi salti temporali ci aiutano a capire l’evoluzione del partito delle Pantere Nere, dalle prime istintive reazioni alle prevaricazioni dei poliziotti bianchi fino allo sviluppo di importanti programmi sociali che, nel corso degli anni a venire, avrebbero salvato migliaia di persone dalla povertà assoluta, soprattutto bambini. Sul racconto della fuga in stile Argo invece, emerge qualche punto debole.

The Big Cigar sembra mancare di concretezza, nonostante si concentri su una vicenda molto intrigante da raccontare.

La performance di André Holland (The Knick, una seri per palati fini) è trainante. L’attore si carica sulle spalle il personaggio e cerca di svelarne una certa profondità. Anche gli altri membri del cast sono convincenti, ma l’impressione è che lo spazio loro concesso sia un po’ privo di saldi punti di riferimento. Il tono generale della serie è in linea con quello di altri prodotti usciti di recente. Tante sono ad esempio le analogie con Il Simpatizzante, una serie tv ibrida che ha provato a raccontare la Guerra in Vietnam dal punto di vista degli asiatici. Il contesto storico è lo stesso, così come simili sono alcune scelte registiche e di sceneggiatura. L’utilizzo di flashback continui, l’umorismo di fondo, il racconto di un mondo patinato in cui spesso fanno la comparsa personaggi caricaturali e così via, sono altri punti di contatto tra le de recentissime produzioni.

Anche i riferimenti metatelevisivi sono frequenti e costituiscono un ulteriore elemento di raccordo. Ma la forza narrativa di The Big Cigar è attutita fondamentalmente dal suo essere una serie tv, che perde e acquisisce vigore troppo spesso. Forse le due ore scarse di durata di un film avrebbero saputo raccontare con più incisività una storia che, comunque, è interessante da conoscere e ha dei risvolti assolutamente bizzarri che conquisterebbero facilmente l’attenzione del pubblico. Per quanto abbia saputo offrire degli spunti realmente interessanti, però, The Big Cigar è uno di quei prodotti di Apple TV+ che non entreranno mai nella classifica delle migliori miniserie della storia e che facilmente dimenticheremo.