Warner Bros ci ha invitati all’anteprima del film The Conjuring – Per ordine del diavolo. Ecco la nostra recensione.
Sembrerebbe impossibile riuscire a commuoversi per un film horror. Eppure, The Conjuring – per ordine del diavolo riesce in questo e anche molto di più. Certo, non si tratta del classico film dell’orrore fatto esclusivamente di jump scare e dedicato al puro e semplice intrattenimento. Ma d’altronde, queste sono caratteristiche di tutti i film della saga.
The Conjuring – l’evocazione, primo film della saga, non era infatti da meno.
Fin da subito la saga si pone come qualcosa di più di un semplice horror. Non c’è la classica combriccola di ragazzi, o la famiglia, che si trova in una casa isolata dove avvengono fenomeni paranormali. O meglio, c’è anche questo, ma già il primo film si prefigge l’obiettivo di essere anche molto altro.
La saga The Conjuring, infatti, segue le vicende dei coniugi Ed e Lorraine Warren (rispettivamente interpretati da Patrick Wilson e Vera Farmiga, che abbiamo già visto in Bates Motel), fra i più celebri ricercatori del paranormale. Per quanto romanzati, dunque, i film si rifanno a fatti realmente accaduti e presentano un taglio parzialmente documentaristico. Nonostante abbiano molto dell’horror tradizionale, come, appunto, i classici jump scare, o le atmosfere particolarmente lugubri, il tentativo è quello di ricostruire i fatti nella maniera più fedele possibile a quanto realmente accaduto. E proprio per questo, nei titoli di coda sono sempre presenti registrazioni e fotografie originali, come a dare un’impronta di autenticità al tutto.
Certo, cercare di conferire realismo a simili storie non è impresa facile
Ma i tre film di The Conjuring, bisogna ammetterlo, riescono nell’impresa. Ogni episodio fa riferimento a una vera indagine dei coniugi Warren, secondo una progressione cronologica. Inoltre, viene accuratamente raccontato il loro modus operandi. Prerogativa dei due investigatori del paranormale non era partire dal presupposto che i fatti fossero autentici, bensì delle truffe ben congegnate.
Motivo per cui, se venivano chiamati per indagare su un caso di possessione, o su una casa infestata andavano molto a fondo. Innanzitutto, si facevano accompagnare da addetti ai lavori scettici, come psichiatri, assistenti sociali, scienziati e poliziotti. In modo da dare sempre spazio all'”altra campana”, insomma. Inoltre, alloggiavano presso la famiglia in questione per qualche giorno, in modo da tenere d’occhio la situazione e verificare se ci fossero delle dinamiche relazionali che potessero giustificare un imbroglio.
Certo, le indagini dei coniugi Warren rimangono comunque casi estremamente controversi
Non sono pochi coloro che li hanno accusati di essere dei ciarlatani e di servirsi di scrittori esperti per poter ingigantire le loro storie a scopo di lucro. Tuttavia, il giudizio sta poi al pubblico. Ciò che conta è che la saga di The Conjuring, per quanto voglia mostrare il paranormale, lo fa con uno che stile narrativo realistico e apparentemente distaccato che certo non rientra nei classici canoni del genere. Ma che, paradossalmente, mette ancora più inquietudine allo spettatore. Sì, perché se si osserva qualcosa che è dichiaratamente falso, è più semplice creare la giusta distanza da ciò che si sta guardando. E in questo caso non è possibile farlo.
Nel caso di The Conjuring- per ordine del diavolo, è ancora più difficile mantenere la giusta distanza (SPOILER DA QUI IN AVANTI! Poi non vi lamentate)
Innanzitutto, salta subito all’occhio il cambio di regia. I primi due film sono infatti stati diretti dal medesimo regista, James Wan. Il terzo capitolo, invece, è firmato da Michael Chaves. Un cambiamento così importante non risulta evidente tanto nell’estetica, che rimane uniforme, quanto nel modo di raccontare.
I primi due capitoli della saga, infatti, seguono un climax ascendente che, a partire dalle prime manifestazioni, di piccola entità, diventano eventi sempre più gravi e spaventosi, fino a giungere all’esplosione finale. Il crescendo di tensione diventa dunque caos completo, come un pianto piccolo e contenuto che cresce fino a diventare singhiozzi e poi grida disperate. Si tratta certo di una formula molto efficace, ma non più d’impatto di quella invece proposta da The Conjuring- per ordine del diavolo.
Il terzo film parte subito con il botto: i coniugi Warren, infatti, sono già alle prese con un caso di possessione demoniaca. il figlio più piccolo della famiglia Glatzel è infatti posseduto da un demone e deve essere liberato il prima possibile attraverso un esorcismo. Simile procedura e l’agghiacciante visione del bambino che si contorce disperato e grida sono fra le prime immagini della sequenza d’apertura. Ve l’avevamo detto che si andava subito sul pesante, no?
Risulta subito chiaro che non c’è nulla della narrazione graduale che aveva caratterizzato i predecessori di The Conjuring- per ordine del diavolo. Ma vi possiamo assicurare che questa scelta stilistica non è affatto meno efficace, anzi. Il pubblico viene subito gettato in quella che sarà l’atmosfera del film e il messaggio è chiaro: non vengono fatti sconti a nessuno. Chi sceglie di andare al cinema a vedere The Conjuring, d’altronde, sa che cosa lo aspetta: ansia a non finire, tensione e balzi dalla sedia. Quello che però non si aspetta è il fatto di arrivare a commuoversi ed emozionarsi. Eppure è proprio quello che accade man mano che la storia va avanti.
In questo caso, viene portata maggiore attenzione alla relazione che c’è fra i Warren. Già nei film precedenti era chiaro che il loro forte legame andasse ben oltre il rapporto professionale. Ed e Lorraine si amano profondamente, con tenerezza e devozione. Cosa che emerge più che mai in The Conjuring- per ordine del diavolo. Marito e moglie sono innamorati e uniti anche grazie alla comprensione reciproca. Entrambi credono fermamente nell’esistenza di qualcosa di superiore. Lorraine vede cose che altri non vedono. Ma Ed, anziché giudicarla pazza, le ha creduto fin dal principio, ascoltandola e convincendola a mettere il suo dono al servizio di un bene superiore.
E l’amore è un po’ il filo conduttore di tutta la vicenda
Parallelamente alla relazione dei Warren c’è quella che lega Debbie Glatzel (Sarah Catherine Hook) al fidanzato Arne (Ruairi O’Connor) . Il ragazzo è di casa dai Glatzel ed è molto affezionato alla famiglia. Motivo per cui quando il fratellino della sua ragazza comincia ad avere strani comportamenti, Arne è in prima fila per dare una mano. Il giovane è lì anche quando viene eseguito l’esorcismo sul bambino, evento che risulterà decisivo. Il demone, infatti, sembra entrare in Arne, inducendolo ad uccidere brutalmente l’amico e padrone di casa Bruno Sauls.
Il caso di Arne Johnson, effettivamente, sconvolse l’America degli anni Ottanta
Si trattò infatti di uno dei pochissimi casi in cui l’imputato venne condannato per omicidio colposo, con le attenuanti del condizionamento psicologico dovuto a possessione demoniaca. E i coniugi Warren, effettivamente, accertarono la possessione. Ora, è chiaro che un simile caso, nella realtà, suscitò moltissime polemiche e non poche perplessità, oltre a innumerevoli accuse contro gli investigatori del paranormale.
Il film, ovviamente, racconta i fatti in modo romanzato, focalizzando appunto l’attenzione sulla straordinaria devozione di Debbie verso il fidanzato Arne. Nel racconto è infatti lei che si rivolge a gran voce ai Warren, supplicando di trovare una scappatoia per salvarlo dalla quasi certa pena di morte.
Nel terzo capitolo della saga, dunque, sono maggiormente approfondite le psicologie dei protagonisti della vicenda, con un conseguentemente maggiore coinvolgimento emotivo da parte del pubblico.
E non solo: altra differenza sostanziale dai film precedenti è il “cattivo”
In The Conjuring- l’evocazione, l’entità malvagia era un poltergeist. Ne The Conjuring- il caso Enfield, il fantasma che infestava la casa era manovrato dal demone Valak nelle iconiche vesti di una suora dal volto mostruoso (poi protagonista dello spin-off The Nun, decisamente meno coinvolgente e d’impatto). In questo caso, i Warren non devono scontarsi con un’entità, bensì con un essere umano, fatto di carne, sangue e ossa. Ma non per questo non pericoloso, o meno crudele. Si tratta comunque di un elemento sorprendente, soprattutto per gli habitue della saga. Eppure, nonostante questo cambiamento, il film risulta comunque appassionante e non lascia affatto delusi.
Nel complesso, dunque, The Conjuring- per ordine del diavolo si conferma come un prodotto di qualità, che emerge in un genere dove spesso e volentieri (purtroppo) la cura del dettaglio non è fra le priorità. Ma d’altronde, la saga in questione viene considerata una pietra miliare, fonte d’ispirazione per molti altri film e serie tv in tema. Una su tutti? The Haunting of Hill House, giusto per fare un nome.
Certo, non è tutto oro quello che luccica. Il film presenta comunque qualche ingenuità, come la morale sull’amore che vince sopra ogni cosa, forse un po’ troppo spicciola e scontata. Eppure, il messaggio di fondo, benché rischi di cadere nello stucchevole, riesce a commuovere. Vuoi perché si è riusciti ad entrare molto in empatia con i protagonisti, vuoi perché è abbinata a delle scene visivamente molto d’impatto. E qui ci riconduciamo alla frase d’apertura: di solito non ci si emoziona per gli horror. Si prova paura, ansia, a volte terrore puro, ma è difficile che ci vengano gli occhi lucidi. Eppure, nonostante il messaggio finale possa risultare scontato, l’obiettivo viene raggiunto. Dopo una buona dose di angoscia e paura, viene garantito anche un sorriso e un sospiro di sollievo. Cosa che non è da poco.