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The Crown 6A: Siete tutti assolti, andate in pace – La Recensione della prima parte

The Crown 6
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E’ l’estate del 1997 la protagonista della prima parte di The Crown 6. Il sole, uno yacht in mezzo al nulla, una Parigi che per la prima volta, forse, si ferma mettendo fine ai suoi rumori perpetui. Sullo scenario di un’estate calda ma non troppo, The Crown racconta gli ultimi giorni di Diana Spencer generando quasi un sottilissimo what if. Cosa sarebbe successo se la Principessa avesse deciso di prendere quel volo di linea, se non fosse andata a Parigi, se non fosse stata coinvolta in un gioco al potere che la vedeva, di nuovo, come un burattino nelle mani di chi decideva ancora una volta per lei, per il suo destino, per la sua vita. Il primo episodio della prima parte di The Crown parte da otto settimane prima dalla morte di Diana. Da quel momento, ogni scenario sembra sempre quello giusto per il disastro, per la fine annunciata. Le corse lontane dai paparazzi, raccontate attraverso un caos mai visto prima di quel momento in The Crown, vengono sempre restituite in modo frenetico. Diana fugge, corre, si nasconde. Inconsapevolmente, sta dando ancora un’ultima occasione alla sua esistenza. Non è dai paparazzi che va via, ma da quello che purtroppo, a un certo punto, metterà un punto alla sua storia. E’ d’altronde su questo che la prima parte di The Crown 6 si concentra. Nessuno spazio per la Regina Elisabetta, per la Famiglia Reale in generale. Tutto gravita attorno a Diana Spencer, per l’ultima volta.

The Crown 6 comincia la sua narrazione partendo dall’evento che più ha sconvolto la Famiglia Reale mettendola in discussione in tutti i suoi aspetti. Ma, come ultimo regalo, la Serie Tv dona l’assoluzione a tutti, regalandogli qualcosa che non avevano mai potuto ottenere. Perché non esiste potere contro i rimpianti

Il confronto immaginario tra la Regina Elisabetta e Diana Spencer (640×360)

The Crown non ha fretta. Anticipando la morte della Principessa Diana attraverso la primissima scena, si prende tutto il tempo prima di arrivare al fatto compiuto. Respirando, facendo attenzione alle pause e ai silenzi di chi nel frattempo si contorce dal dolore creato dalla solitudine, The Crown ci regala l’ultimo spaccato di vita di Lady Diana. Si sofferma sulla sua fama, sulla natura delle sue contraddizioni, sul suo non essere mai da sola pur essendolo, sulla lotta sfrenata che i paparazzi hanno fatto contro di lei pur di ottenere una prima pagina dal valore di sterline e sterline. Per loro seguirla ovunque andasse, scoprire i suoi interessi amorosi dopo Carlo, spogliarla di qualsiasi azione politica a vantaggio dei più sfortunati per far vivere, di lei, solo la parte più intima e privata, era la chiave giusta. The Crown per questo non fa sconti dedicando ampio spazio anche a chi, in quel momento, stava dietro la macchina fotografica. Li divide tra buoni e cattivi, tra spietati e accondiscendenti. Non gli dà un volto preciso, confinandoli a essere nulla di più che quel che sono stati: caos e disordine. Sono gli ultimi su cui lo sguardo di Diana si è posato prima della fine, gli unici testimoni della sua ultima parola.

Nonostante non accada nulla di succulento fino alla fine della terza puntata, The Crown 6 non fa mai perdere l’attenzione su di sé. Ogni scena appare come un conto alla rovescia, ma senza mai alcun utilizzo di una decadente tv del dolore. Non si spettacolarizza mai la sofferenza, non si riduce tutto a un pianto disperato urlato attraverso un primo piano ben stretto. Chiunque avesse dei rimpianti, ha avuto modo di intrattenere un dialogo fittizio con la Principessa. Carlo ed Elisabetta su tutti. Non è un caso che il nome della Regina e del futuro Re non vengano anticipati da un appellativo. In quel momento poco conta la Corona. Di fronte al dolore di un rimpianto, siamo tutti la stessa persona. Attraverso poche parole, il ricordo di Diana permette ai due di affrontare tutto quello che prima non erano mai stati in grado di pronunciare. In questo modo, The Crown concede alla Famiglia Reale l’assoluzione, la via d’uscita da un tunnel in cui prima o poi finiamo tutti, e che dice a chiare lettere che con quel rimpianto dobbiamo camparci fino alla fine dei nostri giorni.

Non è un caso che il ricordo di Diana non appaia di fronte ai suoi figli: con loro era già tutto chiaro. Non c’èra bisogno di aggiungere altro. I tre sono stati protagonisti di un legame in cui le parole non servono e tutto è già chiaro solo attraverso uno sguardo. La più grande fortuna di Diana è stata essere la loro madre, ritrovare in loro l’opportunità di non doversi giustificare, azione ritenuta come dovuta da qualsiasi altro essere umano accanto a lei. A loro non doveva dire niente di più, perché per fortuna una vita insieme era già stata sufficiente per non doverlo fare. In modo delicato, sofisticato ed elegante come solo The Crown sa fare, la serie permette questa possibilità anche al resto della Famiglia Reale, anche a Diana, con l’obiettivo di restituirle l’assoluzione. Un po’ come a voler dire: siete tutti perdonati, adesso andate in pace.

The Crown 6A (640×360)

Non vi sono altri eventi in questa prima parte di The Crown 6. Nessun accordo politico, nessuna guerra familiare. Il riflettore rimane acceso su Diana senza mai spegnersi, arrivando fino a quel tunnel in cui, il 31 agosto 1997, Diana perde la vita. Forse chi ha amato la parte più storica della serie potrebbe sentirsi qui disorientato in quanto, per la prima volta, tutto il palco viene occupato da un solo personaggio, da una narrazione più emotiva e meno distaccata. In modo elegante, The Crown 6 ha rispettosamente deciso di dividere la propria narrazione in due parti ben distinte. Per tutto quello a cui siamo sempre stati abituati ci sarà, molto probabilmente, la seconda parte. Per la morte di Diana, invece, la prima. E’ un compromesso, l’ennesimo e ultimo accordo che The Crown ha fatto per mediare il suo valore storico e quello seriale, restituendo ancora una volta un prodotto ibrido che non fa sconti alla realtà tanto quanto alla parte più umana dei suoi protagonisti.

In questa parte più che mai, i protagonisti di The Crown 6 non svestono i panni da Famiglia Reale per indossare quelli da persone comuni. Al contrario, ci dimostrano che si possa essere entrambe le cose anche se ci si ritrova stampati sulle banconote del proprio paese. Di fronte alla perdita, al lutto, all’imperfezione umana che ci porta a cadere a a vivere di non detti, siamo tutti uguali. Tutti, soltanto, esseri umani. Lo dimostra Carlo, lo dimostra Elisabetta. Lo dimostrano William e Harry quando si chiedono perché degli sconosciuti piangano la loro madre e Filippo, con un tono basso e gli occhi sull’asfalto, risponde che le lacrime sono per loro. Perché hanno perso una madre.

The Crown ha raccontato la vita della Famiglia Reale per sei stagioni. Lo ha fatto con elegante sincerità, mettendo al centro della narrazione tutte le glorie e le disgrazie che si sono abbattutte su una della istituzioni più importanti a livello mondiale. Lo ha fatto senza sconti, trovando – come detto – quel compromesso che non aveva altro obiettivo se non quello di annullare quel distacco tra l’essere umano e la Regina, tra il potere e la perdita di controllo di fronte ai meccanismi naturali della vita. Perché non esistono agevolazioni di fronte alla natura, che di noi fa quel che vuole quando vuole. Che noi possediamo una Corona o che non la possediamo, la vita continuerà a prendersi gioco di noi senza guardarci in faccia. Ma almeno qui, The Crown ha potuto giocare di di fantasia e generosità, restituendo ai protagonisti quel che tutti vorremmo avere quando non c’è più nulla da fare: l’assoluzione, un ultimo saluto che sappia finalmente dire ti ho amato tanto, ti voglio bene, perdonami.

La nostra guida informativa su tutto ciò che c’è da sapere della seconda parte di The Crown 6 (data, trama, cast e news)