Asher e Whitney si sono presentati agli occhi del mondo, compresi i nostri, come i buoni samaritani della porta accanto ma se nel primo episodio di The Curse sentiamo che qualcosa sotto sotto stona, nel secondo episodio ne abbiamo ormai assoluta certezza. I due sposini da “solo un anno”, come ci tiene a precisare Whitney stessa nel pilot, ammiccano alla telecamera mostrandosi come una coppia affiatata, unita e forte negli affari così come nella loro vita privata. Ma a telecamere spente le cose sono ben diverse da come appaiono. Innanzitutto perché, lungi dall’essere affiatati, i due sono dissimili nel carattere e nel modo di pensare. E chi ha detto che gli opposti si attraggono, forse ha preso il proverbio un po’ troppo alla lettera. Perché un discorso è essere diversi e in qualche modo completarsi, un altro trovarsi ai due poli opposti del globo. Nel caso della coppia di protagonisti è abbastanza evidente come tutto, nella loro relazione, sia una messa in scena. Allo stesso modo di quella che mettono in piedi ogni giorno per vendere le loro echohouse e il loro programma.
Del duo è poi Asher quello a uscirne sempre più malconcio. La sua presenza sullo schermo è un susseguirsi di situazioni grottesche e paradossali durante le quali risulta quasi istintivo volgere lo sguardo altrove. Dalle puzzette al furto di dati in versione poraccia di Ocean’s (in una recente intervista George Clooney ha rivelato tutti gli attori che rifiutarono un ruolo nel film) passando per quella Gatorade versata addosso all’ amico ed ex collega Bill (David DeLao), ogni azione di Asher è una farsa che fa più piangere che ridere. Ci troviamo di fronte a una rappresentazione moderna del Satyricon, in cui uomini e donne vengono brutalmente ridicolizzati mettendone in luce difetti e ipocrisie.
The Curse è proprio questo, un ritratto assurdo delle miserie umane.
Accanto all’inetto Asher troviamo gli altri due protagonisti di questa tragicommedia. Una è Whitney, falsa fino al midollo e che incarna perfettamente lo stereotipo della donna bianca modello Karen, l’altro è Dougie, il regista fanfarone solo e illuso. Proprio in questa puntata veniamo a sapere qualcosa di più sul suo passato, gettato così in mezzo all’episodio tra una scena all’altra. Eppure anche questa scelta narrativa non è affatto casuale, colpendo gli spettatori dal nulla con una notizia sconvolgente e terribile. In stato di ebrezza, Dougie ha avuto un incidente d’auto che ha ucciso la moglie. Un’informazione che ci viene data in pasto senza possibilità di prepararci e lasciandosi anche un po’ interdetti e confusi all’inizio. Un altro assurdo siparietto che non fa ridere per nulla e non ha nessuna intenzione di farlo.
Tocca anche a Whitney fare la sua parte in questa serie tv allucinata e allucinante disponibile su Paramount+. Dopo una cena con una sua “amica”, Cara, in cui la protagonista non fa altro che mettersi sempre più in ridicolo, raggiungiamo il culmine del cringe di questo episodio durante l’installazione dell’amica artista. Whitney non riesce a capirla e questo la manda in crisi, sentendosi esclusa e tagliata fuori da qualcosa considerata per lei di vitale importanza. Ecco quindi che viene sottilmente inserita un’ulteriore critica alla società moderna e alle asticelle che ci vengono imposte ogni giorno.
Se non appartiamo a qualcosa, se non facciamo gruppo, se costruiamo una nostra individualità che vada magari in controtendenza con il periodo diventiamo (quasi) matematicamente degli outsider.
Al termine dell’installazione, Whitney si avvicina a Cara e a un gruppo di altre donne con un sorriso smagliante, nel tentativo disperato di partecipare alla conversazione anche se non ha nulla da dire. Cate non la considera una sua pari ma Whitney non vuole accettare questa semplice verità preferendo mettersi in ridicolo nel cercare impaziente l’approvazione di completi estranei.
Lei, Asher e Dougie sono stelle che brillano della luce riflessa degli altri, soli nel loro sconfinato silenzio anche quando si trovano nella stessa stanza con altre mille persone. E persino nell’intimità di una stanza da letto, Whitney e Asher sono divisi nei loro mondi e nella loro ricerca personale del piacere. Uniti nel fregare il prossimo ma separati da un vuoto incolmabile. Ed è su questa nota che si chiude l’episodio. Seduti in macchina, lei riflette su un nuovo tipo di facciata della casa e lui si concentra su quando potranno provare di nuovo ad avere un bambino. “Lo sai che puoi dirmi qualsiasi cosa, vero?” lui chiede. “Certamente”, risponde, ma senza alcuna convinzione negli occhi.
Partner sì, ma solo di nome.