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The Empress 2 – A volte il dolore sa essere disumano: la recensione della seconda stagione

Elisabetta di Baviera e Sofia di Baviera in una scena dell'ultima puntata di The Empress 2
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Sissi. Sissi la ribelle. La dannata. L’avanguardia. I capelli lunghi. La palestra. Le passeggiate a cavallo. I tormenti. I lutti. Sissi, per il mondo. Elisabetta di Baviera, intimamente. L’Imperatrice. Colei che più di chiunque altro ha imparato a nascondere il rumore di una disgrazia dietro alla bellezza, conservando il ritratto perfetto di un’anima dannata che non si è mai usurata al di fuori. Più interiormente faceva male, più fuori si era straordinariamente perfetti. Perché in mezzo a quell’assordante rumore del dolore, di eventi incontrollabili e di altri che non avrebbero mai potuto avere un destino diverso, Elisabetta di Baviera aveva un unico potere dalla sua parte, ed era la bellezza. La porcellana di un viso che non si è mai scalfito, seppur scomposto da crepe che nessuno avrebbe mai potuto riconoscere. Fino all’inevitabile.

Sono queste le premesse di The Empress 2, la Serie Tv Netflix arrivata sulla piattaforma per raccontare la storia dannata dell’Imperatrice Elisabetta di Baviera. La prima stagione aveva già annunciato i tormenti dell’Imperatrice (come abbiamo detto qui). Aveva già anticipato che quel momento, seppur complicato, fosse solo il preludio della tempesta. Una tempesta che in questa seconda stagione è arrivata davvero, ma che ancora una volta si è trattenuta dall’esplodere completamente. Tanto vento. Tanta pioggia. Ma ancora un accenno di domani è un altro giorno. Ma quel giorno, per Sissi, non arriverà mai. Ne arriveranno altri, e saranno sempre peggio degli altri.

The Empress 2 torna su Netflix ri-costruendo il primo punto di non ritorno di Elisabetta di Baviera. Il primo dolore non incassabile con cui l’Imperatrice ha dovuto imparare a convivere. Non imparando mai a farlo. Perché a volte il dolore sa essere disumano

Elisabetta di Baviera e Franz in una scena di The Empress 2
Credits: Netflix

Arriva quando meno ce lo si aspetta, come un grande dolore sa fare. Facendo una cosa o l’altra. In questo caso, un viaggio con Franz per motivi politici. Qualcosa che non può essere procrastinato, e che volgerà alla fine nel peggiore dei modi. Perché una delle fregature più grandi del dolore è che questo arriva quando gli pare. Senza annunciarsi. E ti cambia la vita, come se ci fosse sempre stato, tanto da farti dimenticare come andasse prima.

Elisabetta di Baviera e Francesco Giuseppe I d’Austria, di fronte a quel dolore, smettono di essere Imperatore e Imperatrice, e diventano solo mamma e papà. Una madre e un padre costretti a fare i conti con la morte di una delle loro figlie. Il primo grande dolore di una vita piena di dolori. Ma per essere solo mamma e papà c’è poco tempo. Per concedersi la tristezza senza tornare ai propri doveri c’è pochissimo tempo. O almeno, è così per Franz, che presto si prepara per andare al fronte.

Non è così per Elisabetta. Per quella Sissi della prima stagione, già sofferente per gli effetti collaterali di una vita che non combacia con la sua indipendenza. Con la sua libertà. Una libertà che si è costruita a forza, pur vivendo in una gabbia dorata in cui ogni comportamento deve essere misurato, approvato, concordato. Con una vita alle spalle che non è mai stata all’altezza delle sue ambizioni, e che pian piano l’ha spenta, facendola diventare il fantasma di se stessa. In questa seconda stagione Elisabetta di Baviera è quella Sissi che conosciamo tutti. Quella Sissi che ci hanno raccontato i libri di storia. Il dolore in una gabbia dorata. Il perdono a una vita disgraziata. E’ Elisabetta di Baviera, l’Imperatrice d’Austria che del mondo conoscerà solo la sua parte più cruda.

The Empress 2 torna su Netflix con una nuova serie di episodi che decidono di fare a meno di troppi esercizi di stile. Il ritratto che ne viene fuori è più intimistico, biografico, più fedele alla realtà. Siamo ancora lontani da una precisione storica importante, ma va bene. Non è questo l’obiettivo di The Empress. Quel che conta davvero in questa Serie Tv è il sapere raccontare l’anima frammentata dell’Imperatrice D’Austria, utilizzando la maggior parte dei personaggi come degli strumenti attraverso i quali conoscerla. Nel suo meglio, nel suo peggio. Nel ritratto ancora adesso vivido di una donna che ha cercato di scongiurare la guerra lì fuori, pur avendola dentro.

Elisabetta di Baviera e Sofia di Baviera in una scena dell'ultima puntata di The Empress 2
Credits: Netflix

Quel che conta, in questa seconda stagione, è il dolore di una madre. L’unica cosa che riuscirà a piegare Sofia di Baviera, qui raccontata tra luci e ombre, devozione per il potere e distacco emotivo per sopravvivenza. Non sembrava esserci nulla che potesse piegarla. Neanche la morte di una nipote. Tutto era destinato a fluire distaccatamente, con gli occhi puntati verso il dovere. Non sembra esserci nulla che possa farla avvicinare a Elisabetta, la persona arrivata al potere senza mai saperlo maneggiare. Almeno, dal suo punto di vista.

Ma tutto si annulla quando si è madri. Quando si scopre il dolore. Quel tipo di dolore. Ed è questa l’unica cosa che piega Sofia di Baviera: il timore che Franz non ritorni più dal fronte. La sola incognita a riguardo la spezza come niente l’aveva mai spezzata prima. Ed è lì che, per la prima volta, accetta Elisabetta. La sua mano, il suo abbraccio, la condivisione dell’unica cosa che finalmente le fa sentire unite da qualcosa: essere delle madri orfane di un figlio. La paura ci cambia. Ci fa sentire parte di qualcosa a cui fino a quel momento non credevamo di appartenere. Ri-scopriamo i sentimenti, in quei momenti. E così, Sofia di Baviera ha potuto ri-scoprirsi madre, e non più solo arciduchessa. Ed è attraverso il dolore di queste due madri che The Empress 2 compie il suo viaggio, mettendo un punto alla sua seconda stagione.

Lo fa nel suo modo più umano. Nell’unico modo che conosce per parlare di Elisabetta di Baviera. Ma lo fa, come nel caso della prima stagione, ancora una volta senza mai enfatizzare. Senza teatralizzare il dolore. Lo racconta in modo intimo, come per rispettare un sentimento che fa parte di Elisabetta e di Elisabetta soltanto. Con pudore. Senza appropriarsene, lasciando a lei, e a lei soltanto, la possibilità di tenerselo per sé, seppur raccontandolo.

Non era facile, ma The Empress 2 lo ha rifatto, facendo a meno di scene da manuale che avrebbero potuto assicurarle maggior impatto. Ha utilizzato gli strumenti della prima stagione, lasciando scorrere nelle sue scene un pianto silenzioso. Il pianto di chi sa che non è la fine del dolore. E che presto ne arriverà un altro. Perché questo è il suo destino. E chissà, forse, dopo tutto questo, magari accadrà: arriverà finalmente la pace, o l’oblio. Ma non per ora. Non per adesso. E’ ancora presto. E i mostri sotto al letto di Elisabetta di Baviera sono solo appena usciti, pronti a spezzare una donna che risponderà silenziosamente con una spazzolata di capelli. Sperando che quella mossa possa bastare per ricordare al mondo che è bellissima. Ma che questa è l’unica cosa che sa di sé.

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