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Taylor Swift: The Eras Tour – La Recensione: cuori spezzati, amori dorati e notti insonni

The Eras Tour
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“It’s been a long time coming but”

– Miss Americana and the Heartbreak Prince

Un sogno lungo tre ore e mezza, quello in cui ci trasporta Taylor Swift e che ha nome “The Eras Tour”. Flashback a quando hai tredici anni e stai vivendo il tuo periodo punk tra Avril Lavigne e i teschietti sulle magliette. Il ciuffo è rigorosamente laterale. La matita nerissima e sbavata per scelta, non perché la vita ti ha presa a pugni in faccia come capiterà tra qualche anno. In città trovi ancora negozi per ascoltare la musica con le cuffie giganti, quelle che ti sembrano un po’ roba da gente che di musica se ne intende davvero e non un accessorio di tendenza.

Anche qui, lo vedrai tu stessa tra qualche anno. Adesso hai 16 anni.

Quel negozio ha chiuso ma ti capita ancora di chiuderti alla Feltrinelli e passare i pomeriggi tra un libro e un CD nuovo. Nel vasto assortimento che hai a disposizione e che fa sentire la te adolescente una critica musicale, ti capita anche un album in cui campeggia una tizia bionda vestita con un abito viola di cui non sai assolutamente nulla. L’album è Speak Now, lo fai partire ed è nuovo, diverso. Ti piace un sacco, così lo compri e lo inizi ad ascoltare a ripetizione, senza neppure accorgertene, in quel lettore CD che adesso chissà in quale scatolone è finito.

Flashforward. Torniamo al presente. Sono passati quattordici anni e ben 7 album da quel giorno. Non hai mai smesso di ascoltarla tanto che Taylor Swift è diventata una costante nei momenti belli e brutti, nelle conquiste e nelle sconfitte, nelle cotte non corrisposte e negli amori che fiorivano. Hai scritto una tesi durante una pandemia con Folklore in sottofondo. Hai vissuto la solitudine e la paura di un futuro incerto con Midnights nelle cuffie. Adesso non sei più una ragazzina che veste di teschietti ma lo smalto nero lo porti ancora con fierezza e i drammi adolescenziali ci sono solo che non li chiama più così. Taylor Swift arriva quest’estate in Italia, non sai se potrai vederla. Molto probabilmente no ma una piccola, magra consolazione te la regala Disney Plus con The Eras Tour, il film evento del tour mondiale della pop star (che potete vedere qui nel catalogo).

The Eras Tour è un viaggio attraverso la carriera musicale di Taylor Swift: da star country in ascesa a icona pop di fama mondiale, dall’incursione nell’elettro pop al cantautorato folk.

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Cruel Summer

“Snakes and stones never broke my bones”

– You Need to Calm Down

Lover – l’era della gioia e dei colori pastello

Taylor apre The Eras Tour con l’era dell’amore ritrovato. Tra paillettes luccicanti e ventagli coloratissimi, la cantante mette subito in chiaro le sue intenzioni. Regalare ai fan uno show emozionante in cui la gioia per la vita e per la musica sono al centro di tutto. L’era di Lover è arrivata come una luce dopo anni nel buio. Dopo un periodo in cui la reputazione della cantante era ai minimi storici e le malelingue e i gossip all’ordine del giorno. Tra “Miss Americana e the Heartbreak Prince” e “The Man”, Taylor diventa di nuovo padrona della propria vita e della propria carriera tornando così a un pop più gioioso (pronta a sbarcare anche in televisione come potete leggere qui). Il palcoscenico diventa il luogo deputato per celebrare l’amore in tutte le sue forme, per parlare di diritti e di parità.

Non c’è quasi traccia delle canzoni d’amore dedicate a Joe Alwyn e, quelle che ci sono, vengono declinate in favore del pubblico. La ballad “Lover”, forse la canzone d’amore più bella scritta da Taylor Swift, si trasforma in una lettera d’amore ai fan che l’hanno sostenuta e apprezzata anche nelle sue svariate sperimentazioni musicali. Mentre si esibisce, la cantante sfoggia un sorriso che illumina lo stadio più del corpetto luccicante che indossa. Dietro di lei la casa scenografica si anima e riempie di vita. La stagione dell’estate prende vita sul palco. Taylor illumina la scena, scegliendo di portare in scaletta canzoni pregne di significato e di messaggi positivi. Un ottimismo coinvolgente che ci fa subito ballare e cantare a squarciagola, anche nelle nostre stanzette al buio. Con buona pace dei vicini.

“Ladies and gentlemen, will you please stand?
With every guitar string scar on my hand
I take this magnetic force of a man to be my lover
My heart’s been borrowed and yours has been blue
All’s well that ends well to end up with you
Swear to be overdramatic and true to my lover
And you’ll save all your dirtiest jokes for me
And at every table, I’ll save you a seat, lover”

– Lover

Fearless – l’era del country e dei primi amori

Via i colori pastello, è il momento dell’oro. Una cascata dorata accompagna l’ingresso in scena di Taylor Swift con una chitarra in mano. Abbiamo fatto un piccolo viaggio nel tempo, a quando Taylor era una cantante country in ascesa che si stava facendo un nome nell’industria. Sulle note di “Fearless”, la cantante emoziona il suo pubblico facendo appello ai ricordi dell’adolescenza di tutti. Quando l’amore era una scoperta continua e si rimaneva svegli a tarda notte sognando a occhi aperti. Anche se quel genere è stato ormai messo da parte da anni, Taylor Swift non ha mai rinnegato le proprie origini prendendosi anzi del tempo, durante The Eras Tour, per ringraziare i fan che la seguono fin dagli inizi.

Così “You belong to me” e “Love story”, le due canzoni più rappresentative dell’album, brillano nella scaletta di The Eras Tour strizzando l’occhio a chi era un adolescente inesperto la prima volta che le ha sentite e, adesso, magari le sta facendo ascoltare ai propri figli. C’è una vera e propria storia dietro la scelta della cantante. Un viaggio nelle emozioni e nei ricordi. Tra ieri e oggi. Siamo ancora nell’estate, quella dei tramonti in riva al mare e delle canzoni davanti a un falò. Ogni canzone rimanda a un immaginario preciso che unisce il pubblico pur con storie personali diverse le une dalle altre. Taylor riscrive persino la storia d’amore per eccellenza per darle un lieto fine e far trionfare l’amore.

“Romeo, save me, I’ve been feeling so alone
I keep waiting for you, but you never come
Is this in my head? I don’t know what to think
He knelt to the ground and pulled out a ring
And said, “Marry me, Juliet
You’ll never have to be alone
I love you and that’s all I really know
I talked to your dad, go pick out a white dress
It’s a love story, baby, just say, “Yes””

– Love Story
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Champagne Problems

“Life was a willow and it bend right to your wind”

– Willow

Evermore – l’era del cottage core e l’ora delle streghe

Il secondo album scritto durante la pandemia è quello scelto da Taylor Swift per iniziare idealmente la seconda parte di The Eras Tour. L’autunno prende il posto dell’estate, con un’esibizione di “Willow” che non lascia spazio ad alcun dubbio. Sul palco Taylor sfila con un abito fiabesco accompagnata da diverse donne vestite con cappucci neri. È una danza delle streghe che ha luogo a tarda notte. La cantante intona un sortilegio che racconta diverse storie d’amore, tutte dall’esito diverso.

Se “Marjorie” celebra l’amore che supera persino la morte, “Champagne Problems” racconta delle aspettative sociali che spesso regolano il nostro cuore. L’era si chiude con “Tolerate it”, una storia di amore non corrisposto tra una lei che è pronta a dare persino la vita e un lui che, a stento, tollera la sua presenza. Storie di cui Taylor si fa portavoce come la narratrice di un romanzo d’altri tempi ma che, in qualche misura, riecheggiano esperienze di vita affrontate dalla cantante.

“Break free and leave us in ruins?
Took this dagger in me and removed it
Gain the weight of you, then lose it
Believe me, I could do it
If it’s all in my head, tell me now
Tell me I’ve got it wrong somehow
I know my love should be celebrated
But you tolerate it”

– tolerate it

Reputation – l’era del serpente e dell’ira

La tristezza lascia così il posto alla rabbia. La cantante si spoglia dell’abito per indossare una tuta aderente che richiama le spire del serpente. L’album più controverso e discusso della carriera di Taylor Swift prende vita sul palco di The Eras Tour con esibizioni da brivido che lasciano lo spettatore a bocca aperta. Risulta impressionante la differenza tra l’era raccontata prima e questa. Le scene di vita familiare e il luogo raccolto del pianoforte sembrano già un lontano ricordo. Taylor, accompagnata da un corpo di ballo da applausi, si scatena sulla scena tra blocchi in movimenti e lampi di fuoco.

“Ready for it”, “Delicate”, “Don’t blame me” e “Look what you made me do” sono cantate una dopo l’altra. Taylor sfoga la frustrazione di una vita personale spesso data in pasto ai giornalisti. Dietro di lei si stagliano copie di sé stessa, rinchiuse in teche di vetro come fossero oggetti di una mostra grottesca. Taylor canta l’autunno della rabbia, quello che la porterà a cercare uno stile completamente diverso per parlare di sé. Reputation ha segnato una parentesi nella sua carriera musicale, necessaria per poter andare avanti e riprendere potere sulla propria persona.

“I’m sorry, the old Taylor can’t come to the phone right now
“Why? Oh, ’cause she’s dead”

– Look What You Made Me Do
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Look What You Made Me Do

Speak Now – l’era delle confessioni e del diventare grandi

Con mio sommo dispiacere, Taylor ha deciso di dedicare a Speak Now solo due canzoni in scaletta per l’Eras Tour. Due canzoni, tra l’altro, diversissime l’una dall’altra. La prima, “Enchanted” introduce l’era che la stessa Taylor ha sempre descritto come un periodo di svolta nella sua vita e che racconta di un incontro magico di notte. Una favola in stile Cenerentola che accompagna la performance della cantante vestita di un abito principesco. La seconda è invece “Long Live”, tra le canzoni più belle e commoventi dell’album che parla di amicizia, di traguardi e vittorie.

Scritta tra i 18 e i 20 anni, in un periodo in cui Taylor era famosa si ma non così famosa, “Long Live” acquisisce di colpo un significato completamente diverso. Arricchita dei traguardi sorprendenti che la cantante ha raggiunto in questi anni e che, con la scelta di questa canzone, vuole celebrarli insieme alle persone che l’hanno aiutato a raggiungerli.

“If you have children someday
When they point to the pictures
Please tell them my name
Tell them how the crowds went wild
Tell them how I hope they shine”

– Long Live

Red – l’era dei cuori spezzati

Se Speak Now ha ancora in sé un po’ di animo country, Red segna la svolta decisiva in direzione del pop. Gli unici due album che seguono effettivamente un ordine cronologico all’interno dell’Eras Tour. Un album che racconta di amori strazianti, di cuori spezzati e di relazioni che sarebbero potute andare in maniera decisamente diversa. Qui i protagonisti maschili silenziosi sono gli uomini che la cantante ha frequentato in quel periodo, con particolare menzione d’onore a Jake Gyllenhaal, musa di “We Are Never Ever Getting Back Togheter” e “All Too Well”. Esclusa l’allegra “22”, infatti, Taylor sceglie di omaggiare il cuore infranto che le ha fatto compagnia in quegli anni.

Una rottura è sempre accompagnata da alti e bassi. Momenti in cui ti senti incredibilmente indipendente, fiero e capace di cavartela da solo e momenti in cui il terreno cede sotto i piedi e il vuoto ti assale impedendoti di immaginare un altro momento felice. Tutte queste miriadi di sensazioni ed emozioni trovano spazio nella seconda era che celebra idealmente la primavera. Ma la più grande impresa viene raggiunta con “All Too Well”, un’esibizione di dieci minuti in cui Taylor Swift ci fa commuovere e piangere come agnellini senza mai perdere l’attenzione del suo pubblico.

“Well, maybe we got lost in translation, maybe I asked for too much
But maybe this thing was a masterpiece ’til you tore it all up
Runnin’ scared, I was there
I remember it all too well
And you call me up again just to break me like a promise
So casually cruel in the name of bein’ honest
I’m a crumpled-up piece of paper lyin’ here
‘Cause I remember it all”

– All Too Well
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The 1

Folklore – l’era della reinvenzione e della favola

Dopo dieci anni a parlare della propria vita, Taylor decide di farsi portavoce delle storie di altri. Siano essi personaggi reali o fittizi, i protagonisti delle canzoni di Folklore vengono raccontati attraverso immagini vividissime e tangibili. Lo sfondo è la capanna nel bosco. Un luogo magico, immerso nella foresta, in cui Taylor Swift diventa narratrice dalla veste angelica. Folklore è dunque un’esperienza immersiva che, già ai tempi dell’uscita dell’album nel 2020, ci aveva trasportato in questo bosco incontaminato, antico e magico, lontanissimo dalla pandemia.

“I knew you
Tried to change the ending
Peter losing Wendy, I
I knew you
Leavin’ like a father
Running like water, I
And when you are young, they assume you know nothing”

– cardigan

Le canzoni scelte da Taylor Swift per la scaletta di The Eras Tour raccontano storie di personaggi realmente esistiti, di fantasmi che non hanno trovato riposo e la storia d’amore del famoso “Teenage Love Triangley”. Composto da “betty”, “august” e “cadigan”, il trittico parla di una classica storia d’amore giovanile in cui ogni parte ha modo di dire la sua ed esprimere i propri sentimenti. L’amore viene così narrato tra musica e poesia, trovando un modo nuovo per arrivare al nostro cuore e al nostro spirito. Nella confusione di James, nel dolore di Betty e nel desiderio di Augustine ritroviamo le stesse insicurezze che provavamo anche noi non molto tempo fa. Una storia che viene quindi raccontata da tre punti di vista diversi e in diversi momenti nel tempo.

“I’m only seventeen, I don’t know anything
But I know I miss you”

– betty

1989 – l’era della nostalgia e degli anni Ottanta

“Got a long list of ex-lovers
They’ll tеll you I’m insane”

– Blank Space

Il locus amoenus della capanna viene sostituito dalle luci a neon della metropoli. È New York, la città che non dorme mai, la città che ha accolto Taylor Swift e che ne ha consacrato definitivamente la fama (ma anche la città che ha visto più gossip, come Sophie Turner ospite da lei dopo il divorzio). 1989 continua a essere uno degli album più riusciti della cantante nonché forse quello più amato dalla stessa. I sintetizzatori e i bassi ci riportano a quei nostalgici anni Ottanta. Sono canzoni dance come “Shake it off”, sognanti come “Wildest Dreams”, agguerrite come “Bad Blood” e persino funk come “Style”.

“I go on too many dates
But I can’t make them stay
At least, that’s what people say”

– Shake it Off

L’amore raccontato in 1989 non è più quello adolescenziale né quello totalizzante ma non è ancora nemmeno l’amore dorato di cui Taylor parlerà in Lover e in Midnights.

Stavolta siamo di fronte a storie d’amore piene di alti e bassi, ragioni e torti. Storie d’amore in cui non c’è qualcuno a cui dover per forza puntare il dito. Per questo motivo, forse, Taylor evita di portare in scaletta le canzoni dell’album più inequivocabilmente romantiche e fragili come “Out of The Woods” o “I Wish You Would”. Non c’è tempo per guardare troppo al passato con recriminazione. Un album interamente dedicato a Harry Styles diventa, adesso, un inno alla vita, alla voglia di combattere e sognare in grande.

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Lavander Haze

Midnights – l’era delle notti insonni

Taylor chiude l’era di 1989 e si tuffa in una piscina digitale. Il mondo della realtà viene abbandonato in favore di quello del sogno. Salendo una scala tra le nuvole, Taylor ci trasporta nell’ultima e più recente era, quella di Midnights. Stavolta il colore scelto è il lilla, che abbraccia ogni cosa e ci fa sentire come all’interno di una fantasia onirica in cui tempo e spazio hanno perso ogni significato. Taylor ci racconta delle sue lunghe notti insonni in cui i fantasmi degli amori passati vengono a farle, di tanto in tanto, compagnia. L’ora prescelta è sempre la stessa: mezzanotte in punto.

Dall’idillio di “Lavander Haze” all’incompatibilità di “Midnight Rain”, Taylor canta di due amori drasticamente opposti. Se il primo è il “the one” che riesce ad accettarla nel bene e nel male, il secondo si aspetta qualcosa che lei non è in grado di dargli. “Bejewelded” è, invece, una canzone empowering dedicata a tutti e tutte coloro che sono stati dati per troppo tempo per scontato.

“Familiarity breeds contempt
Don’t put mе in the basement
Whеn I want the penthouse of your heart”

– Bejewelded

La Swift canta poi ai suoi e ai nostri demoni con la hit “Anti-Hero” mentre tutto il palco attorno a lei si trasforma e si adatta alla dimensione immaginifica di Midnights.

Ci sono persino riferimenti a film come Godzilla, in cui il mostro che terrorizza la città è la stessa Swift, o Chicago, che viene immaginato infatti durante la performance di “Vigilante Shit”. Vestita di un corpetto blu, la cantante si esibisce su una sedia aggiungendo un tocco di sensualità che sottolinea quel “ehi, non sono più la ragazzina che imbracciava la chitarra e aveva i capelli ricci”. A chiudere questo caleidoscopio di luci e colori ci pensa “Karma”, in cui la cantante si rivolge a diverse persone del passato e trae una lezione finale importante. Insomma, la canzone perfetta per riassumere il viaggio di The Eras Tour , attraverso i 17 anni di carriera di Taylor Swift.

“Ask me what I learned from all those years
Ask me what I earned from all those tears
Ask me why so many fade, but I’m still here”

– Karma