ATTENZIONE: l’articolo potrebbe contenere spoiler su The Gentlemen!!
Un gentiluomo è un lupo paziente. Abito elegante, linguaggio raffinato, modi garbati, e sotto il pelo lucente, la stessa identica fame che accomuna tutti gli animali. The Gentlemen è il nuovo titolo lanciato da Netflix, tra i più attesi di marzo. Un cast niente male (Daniel Ings, Theo James, Joely Richardson, Giancarlo Esposito, il villain giusto al posto giusto) per una serie tv che ci riporta a un film di qualche anno fa, firmato da Guy Ritchie.
Il regista britannico, famoso per aver girato commedie come Lock & Stock e The Snatch, nel 2019 ha portato in sala una comedy con Matthew McConaughey nei panni di un barone della cannabis che deve gestire il suo commercio tra dimore aristocratiche e brutti ceffi da strada. Sulla stessa falsariga del film, The Gentlemen richiama quelle atmosfere per proporci una storia in 8 episodi che sintetizzano lo stile di Ritchie, che qui è sceneggiatore e regista di alcuni episodi.
La trama di The Gentlemen ruota attorno al ruolo del protagonista, Edward Horniman (Theo James, The White Lotus), un capitano dell’esercito mandato al confine siriano che, morto il padre, diviene inaspettatamente il nuovo Duca di Halstead. Messo di fretta e furia su un aereo e catapultato nella dimora di famiglia, Eddie scopre di aver ereditato la tenuta degli Halstead al posto del fratello Freddie (Daniel Ings), a cui, essendo il primogenito, sarebbero spettati di diritto. La pesante eredità del padre però, non consiste solo in debiti da estinguere e antiche tenute da mantenere (che ricordano i fasti di Downton Abbey).
Al di sotto dello strato superficiale, quello elegante e aristocraticamente snob dei primi piani, si nasconde un traffico di individui con poco sangue regale e tante zone d’ombra.
Nei sotterranei della tenuta di Halstead, si gestisce la produzione di cannabis. Che è sotto il controllo di una famiglia di trafficanti spregiudicati e senza scrupoli che ha tenuto in piedi gli affari versando milioni di sterline. Quando Eddie viene messo difronte alla sconcertante realtà, prova a cercare una exit strategy per potersi defilare dai loschi affari del padre e mettere in salvo la famiglia. Solo che uscire da un redditizio traffico di droga non è così semplice. Quando si parla di milioni di sterline di profitto all’anno, la rete nella quale si resta invischiati non è facile da sbrogliare. E, presto o tardi, si finisce per essere risucchiati dal sottobosco criminale che opera ai margini della galante vita aristocratica.
Il The Gentlemen si trasforma in boss della droga, impegnato a fare affari con russi, sudamericani, trafficanti europei e criminali di bassa lega.
L’intento di Guy Ritchie con The Gentleman è quello di creare una sceneggiatura perennemente attraversata da contrasti. L’alto con il basso. L’aristocratico con il plebeo. Il buono con il cattivo. Il gentiluomo con il criminale. E questa lotta tra opposti è ravvisabile anche nei rapporti tra i personaggi. In particolare, in quello tra i due fratelli Horniman. Eddie è il secondogenito responsabile e scaltro, che medita prima di agire e che sembra avere sempre il controllo della situazione. Al contrario, Freddie è il primogenito scapestrato e inaffidabile, pieno di debiti fino al collo, invischiato in situazioni tutt’altro che legali, bruciato dalla cocaina e abituato ad agire d’impulso in ogni situazione. Specie quelle più delicate. Il rapporto fraterno viene messo in crisi sin dall’inizio dalla lettura del testamento, che rovescia ogni aspettativa e rende ancora più irritabile Freddie.
Ma l’esistenza di un contrasto coì forte tra i due personaggi serve anche a dar luogo a situazioni comiche e ai limiti del farsesco. Le antinomie sono leggibili nel rapporto tra personaggi, ma anche nelle scenografie (le eleganti dimore nobiliari messe a contrasto con i sudici laboratori criminali), nel linguaggio, nell’abbigliamento. Guy Ritchie vuole mostrarci come i contrasti possano vivere all’interno della stessa società e, ancor di più, all’interno dello stesso personaggio. Eddie è the gentleman, ma anche un lupo famelico. Un soldato con uno spiccato senso del dovere, ma anche un boss spregiudicato. Un fratello responsabile, ma anche un criminale che prova gusto a gestire i propri loschi affari. Le due anime, quella aristocratica e quella truffaldina, convivono all’interno dello stesso personaggio, coesistendo tra conflitti e compromessi.
Theo James ha dato vita a un individuo interiormente dilaniato dal dubbio, un tipo di personaggio che nelle serie tv ha avuto una certa fortuna da Breaking Bad in poi.
Solo che in The Gentlemen è tutto molto più superficiale. Seppure la sceneggiatura si soffermi molto sull’indagine delle dinamiche dell’alta società, nella serie Netflix non c’è traccia di critica sociale. Le ragioni che spingono il protagonista ad abbandonare la strada della legalità per darsi al traffico di droga non sono rintracciabili in un disagio sociale, in una difficoltà di adattamento alle regole del mondo. Eddie sceglie di prendere parte a un gioco e poi ne resta in qualche modo affascinato. Però tutto sembra solo puro intrattenimento, un diversivo per abbattere la noia più che una missione dettata da una certa visione del mondo. Il tono di The Gentlemen, d’altronde, non vuole essere né troppo drammatico, né troppo demenziale. Il compromesso di Ritchie è dar vita a una dramedy d’azione in cui i tre elementi (dramma, comicità e azione) siano bilanciati in maniera che nessuno prevalga sugli altri.
La serie Netflix è un prodotto di puro intrattenimento, che alterna scena d’azione con situazioni farsesche nelle quali scappa quasi sempre la risata. Il personaggio di Susie Glass (Kaya Scodelario) è la spalla perfetta per il protagonista. La chimica tra i due è l’elemento che dà frizzantezza alla trama. Si avvertono buone vibrazioni quando i due personaggi operano insieme. Ma il loro rapporto non sfocia mai nel romanticismo e resta sempre ancorato alla formula del partner in crime, senza andare oltre.
The Gentlemen è una serie elegante e fascinosa, che non ha particolari messaggi da lanciare, ma che avrà fortuna grazie proprio all’appeal dei personaggi.
Il loro modo di relazionarsi, lo stile con cui si presentano sullo schermo, le situazioni che di volta in volta dovranno sbrogliare, sono il focus della storia. Una serie su lupi famelici travestiti da gentiluomini, sgargiante e burlesca, a volte volutamente esagerata, ma fondamentalmente divertente. Da provare nel weekend!