Era il 1997 quando il nome di Monica Lewinsky faceva tremare gli Stati Uniti: la stagista 22enne raccontò a un’amica come trascorreva i pomeriggi nello Studio Ovale della Casa Bianca… e no, non parliamo di fare fotocopie. L’allora Presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, si trovò nel bel mezzo di un uragano perchè, tentando inutilmente di difendere la sua immagine, mentì in tribunale dichiarando di non avere avuto alcuna relazione con la Lewinsky. Il commettere spergiuro pregiudicò la sua carriera politica e, dopo 20 anni, il Sexgate è ancora un argomento “caldo” tanto da essere protagonista di una delle Serie tv di maggior successo degli ultimi anni, “The Good Wife“.
Nonostante il grande scandalo, alle ultime elezioni politiche, la moglie, Hillary, è stata a un passo dal diventare il primo Presidente donna degli Stati Uniti d’America: un orgoglio, direte voi, eppure c’è ancora chi, dietro al suo rimanere accanto al marito fedifrago, ci ha visto un tornaconto, la voglia di raggiungere uno scopo. Ma cosa è scattato nella mente di una donna come la Clinton, avvocato di successo, mamma e first lady del 42esimo Presidente Usa?
Cosa ha pensato quando il marito le ha confessato di aver approfondito argomenti non del tutto politico/filosofici con la Lewinsky? Saranno volati piatti e bicchieri nella cucina della Casa Bianca?
Parliamoci chiaro, di donne che perdonano i propri mariti dopo un tradimento ce ne sono tante e tante ce ne saranno ma quando il tradimento è pubblico e assume una tale risonanza (tanto da essere scritto e raccontato nei libri di Storia e di Diritto di tutto il Mondo) la situazione è ben diversa.
I fratelli King (Robert e Michelle) hanno deciso di approfondire il tema ideando la Serie “The Good Wife” che, dopo sette stagioni, ha da circa un anno chiuso i battenti. La Serie, trasmessa in Italia su Rai2 e negli Usa sulla CBS, parla di Alicia Florrick (Juliana Margulies), moglie del Procuratore di Stato Peter Florrick (Chris Noth), che si trova ad affrontare uno scandalo degno del caro vecchio Sexgate. L’affascinante Procuratore, infatti, ha tradito la moglie con una serie di prostitute di lusso e, non contento, ha svolto la sua attività politico/legale evitando accuratamente di seguire la legge.
Si trova, quindi, a doversi scusare in pubblico e a trascorrere un periodo in carcere per corruzione. La scena che ci troviamo difronte è la stessa del 1997: un uomo su un podio che chiede scusa e una donna, al suo fianco, vestita come una bambolina in una vetrina di un negozio di ceramiche.
Ma se Hillary ha rialzato la testa, può farcela anche Alicia. La “brava moglie” non divorzia ma non dimentica.
A 40 anni, e con due figli adolescenti da proteggere, Alicia riprende a fare l’avvocato e trova lavoro nello studio legale del suo primo amore del college, Will Gardner, famoso avvocato di Chicago. Per sette stagioni, lo spettatore si trova a immedesimarsi con Alicia: diventiamo tutti forti e autorevoli in aula, fragili e insicuri in amore, mamme chiocce con i figli.
I personaggi secondari, che sono tantissimi, diventano coprotagonisti: la scelta di renderli quasi tutti personaggi ricorrenti ci permette di seguire il filo della storia senza risentire di tempi morti. L’aspetto del legal/drama non è abbandonato, le cause sono tante e tutte magistralmente rappresentate. Si affrontano tematiche importanti quali le regole dei social network e l’uso delle armi ma l’esplorazione dell’animo umano, in ogni sua caratteristica, rimane centrale. La presenza di attori del calibro di Alan Cumming, Christine Baranski, Jeffrey Dean Morgan e del magnifico Michael J.Fox completa un quadro ben dipinto.
Insomma, penso che, dopo 156 episodi, il numero delle donne che ha guardato Hillay Clinton con occhi diversi sia ben cambiato: in barba ai più restrittivi ideali di femminismo, “The Good Wife” ci insegna che la vera donna non è colei che lascia la barca che cola a picco gridando slogan sulla dignità ma quella che lotta per arrivare a riva sana e salva portando con sè ciò che più conta.