Dopo due episodi che avevano fatto discutere ancor prima di poter essere visti da tutti, The Idol aveva bisogno di rompere il ghiaccio, oltre che di dimostrare di avere realmente qualcosa di interessante da dire. Non possiamo dire che la terza puntata della serie targata HBO abbia ribaltato completamente il gioco, però ci sono stati dei passi in avanti sotto diversi punti di vista, e perfino The Weeknd è riuscito a correggere leggermente il tiro. Ancora non convince del tutto, forse non lo farà mai, ma dall’altra parte c’è una Lily-Rose Depp sensazionale, capace di reggere da sola la baracca e di alzare l’asticella puntata dopo puntata. Non si può cantare vittoria, ma il terzo episodio di The Idol ci ha fatto capire che sotto la veste violenta ed esibizionista della serie ci sono anche motivazioni, storie e, soprattutto, persone vere che si fanno simbolo di un problema, quello di un’industria potente che, come tante altre, passa sopra le esigenze umane e calpesta le proprie vittime e le utilizza come giocattoli da buttar via. La nostra recensione.
Il seguente articolo contiene SPOILER sulla terza puntata di The Idol.
Fino all’ultima goccia di sudore
Il terzo episodio di The Idol sputa in faccia a tutti una sentenza che non dovrà soltanto motivare e rendere in qualche modo autorevoli le scelte artistiche su un determinato argomento: dovrà far riflettere e parlare una volta per tutte, in questo modo così esplicito, di un argomento ricorrente come quello delle violenze, psicologiche e fisiche, nell’industria musicale internazionale. Non è politica, non si tratta di una mera denuncia sociale letta e riletta. The Idol, nel suo modo di fare così brusco e inappropriato, ha deciso di costruire su un tema drammatico e delicato, un intero immaginario composto dai personaggi e dalle emozioni che questi trasmettono al pubblico, attraverso l’immedesimazione in storie di qualcun altro, storie di tutti i giorni. Questo perché il campo è molto largo, e il discorso può essere generalizzato a molti altri ambiti. Ma ripetiamo, non è un discorso politico. Anche perché la parte istituzionale, se vogliamo, dell’industria in questione, è pressoché una macchietta. I manager di Jocelyn non hanno alcun potere sulle scelte artistiche della cantante, le minacce, le intimidazioni e la fretta non scalfiscono nemmeno lontanamente il volto impassibile della ragazza. Si ritrovano lì, a indagare sulla figura di Tedros, parlandone come di un possibile capro espiatorio che motiverebbe il loro stesso fallimento lavorativo, perché di questo si tratta: Jocelyn è solo un numero, una delle tante, e se questa macchina da soldi dovesse incepparsi tanto vale trovare una scusa, una copertura per evitare di ammettere che, in quanto parte integrante del sistema, è proprio quest’ultimo che dovrebbe ricalibrarsi a misura d’uomo. Jocelyn, portavoce generazionale, non deve far altro che sottomettersi, fingere di vivere una vita desiderata da tutti e farsi continuare a spremere fino all’ultima goccia di sudore.
Infatti, la troupe di Jocelyn, capeggiata dal manager Chaim (il bravissimo Hank Azaria), dopo il confronto con Tedros, lascia al misterioso soggetto campo libero. Non c’è alcuna valutazione, si tratta di un gesto irreale ed inverosimile, ma che rappresenta chiaramente le intenzioni delle parti in causa, che più che della carriera di Jocelyn si preoccupano del proprio tornaconto personale e di riuscire a ricavare il più possibile da lei. Chaim non parla mai di emozioni e di testi, ma cita insistentemente le hit che la cantante deve riuscire a sfornare per mettere tutti d’accordo. Nella terza puntata di The Idol lo ripete più volte: servono tre hit perché il disco arrivi a essere un successo. Non si parla mai del come, del perché, delle motivazioni di un’artista e delle emozioni che questa vuole esprimere: sono solo parole a caso su un foglio bianco, parole a caso che finiranno per diventare numeri, quelli che Jocelyn deve fare per restare in piedi, perché a nessuno interessa realmente qualcosa di lei. E per Tedros, che nella catena alimentare rappresentata dall’industria musicale americana è un predatore solitario, si tratta di un territorio di caccia molto fertile. Questi si muove nell’oscurità, come un felino, astutamente seduce la sua preda, la coccola e la fa sentire al sicuro, per poi azzannarla e finirla una volta per tutte. Il personaggio interpretato da The Weeknd non fugge di fronte allo scontro con la sua controparte, anzi, fiuta la possibilità di agire anche alla luce del sole, cosa utile per introdursi ancora più in profondità nella mente di Jocelyn.
La spazzola rossa
Il terzo episodio di The Idol mette in evidenza, più di quanto visto fino ad ora, i due tone of voice che la serie intende sfruttare: da una parte una linea scandalistica che si sostituisce alla comicità da drama che in questo contesto sarebbe stata soltanto inappropriata, e decide di prendere quei canoni di comicità ed esasperarli, portandoli ad un livello di assoluta volgarità, che continua ad essere il tallone d’Achille della serie. Dall’altra parte però, in questa terza puntata, viene finalmente fuori la linea profondamente drammatica di The Idol, quella che riguarda la sua protagonista. Attorno al tavolo, insieme alla sua nuova squadra artistica, Jocelyn ha uno scambio di sguardi con Tedros, dopo aver raccontato a tutti i presenti dei suoi drammi più orribili e privati, in cui ancora una volta Lily-Rose Depp si supera. In ogni lacrima dell’attrice c’è una parte di Jocelyn, che da quello sguardo addolorato e spento cerca in tutti i modi di tenere viva la scarsa luce dentro di sé. La piega che The Idol prenderà resta comunque preoccupante, perché sembra che non ci sia limite al peggio nell’esibizionismo dei due protagonisti. Masturbazioni e fellatio in luoghi pubblici e la minaccia di una copertina esplicitamente mirata a creare scandalo (o a umanizzarlo, dipende dai punti di vista), potrebbero schiacciare tutte le buone volontà della trama. L’apoteosi sta nella scena finale, in cui Jocelyn si ricongiunge con sua madre, la sua prima aguzzina, porgendo la stessa arma, una spazzola rossa con cui la donna la picchiava, al suo nuovo, violento padrone. The Idol ha cominciato un gioco pericolosissimo, in cui la catastrofe è sempre a due parole sbagliate di distanza, ma ora ci è dentro fino al collo e non può far altro che giocare, fino all’ultima goccia di sudore.