La nostra cultura letteraria è una delle cose a cui siamo più legati. I personaggi che la abitano sono diventati, in qualche modo, dei nostri punti di riferimento. Ogni volta che veniamo a conoscenza del fatto che – tramite una serie o un film – vengono rimessi in campo le reazioni che abbiamo sono due: felicità incontenibile nel pensare a quanto bello sarà rivivere la storia da un nuovo punto di vista, o il terrore di qualcosa che non sarà mai all’altezza di tale fenomeno. Purtroppo la nuova Serie Tv di Netflix – Gli Irregolari Di Baker Street – ha avverato la nostra paura, e lo diciamo subito: stiamo ancora tremando.
Perché ci sono capolavori che vanno lasciati stare e Sherlock Holmes è assolutamente uno di questi. La serie, fin dal suo annuncio, ha basato tutto sulla presenza del noto personaggio utilizzando quello che sicuramente è stato l’asso vincente per conquistare la curiosità dei telespettatori.
Il primo passo, dunque, viene studiato bene: Gli Irregolari Di Baker Street entra subito in tendenza e diventa uno degli show più visti a pochi giorni dal suo esordio. Ma adesso che la curiosità si è trasformata in conoscenza, la serie è davvero riuscita a rispettare le aspettative che aveva alzato con questa decisione?
La trama segue le vicende di un gruppo di ragazzi (Jessie, Bea, Willy e Spike) orfani e senza tetto. Insieme vivono in uno dei quartieri più malfamati e pericolosi di Londra ma la cosa non li spaventa perché quello che per molti è un’accozzaglia di case sporche e delinquenza per loro non è altro che l’unica dimora che hanno. Un giorno il loro ordine viene destabilizzato da un coetaneo che vive una vita completamente diversa: è un principe (ma non rivela ai quattro di esserlo fingendosi povero) che inizia a star stretto dentro le mura del suo palazzo, posto in cui è perennemente rilegato anche a causa della sua malattia che non gli permette di avere una corporatura forte. Da quel momento il quartetto diventa un quintetto che – dopo aver fatto la conoscenza del Dottor Watson – si impegna nel risolvere i casi che spaventano Londra.
Da questo momento i problemi della serie iniziano e ci rivelano un comandamento che dovrebbe essere rispettato rigorosamente da tutti: non nominare il nome di Sherlock Holmes invano.
I ragazzi, così, vengono a conoscenza non solo di Watson ma anche di Sherlock che, per quanto ci riguarda, poteva anche chiamarsi Giovanni.
Quello che la serie sembra fare – infatti – è scomodare la geniale anima dell’investigatore per semplicemente farla esistere dentro la serie senza, però, affrontarla veramente. In un certo senso gli sceneggiatori sembrano dirci: questo è Sherlock, fidatevi sulla parola.
I ragazzi, insieme a Watson e Sherlock, avranno a che fare con qualcosa di più grande di loro. Un varco molto pericoloso è stato aperto, ed è compito loro cercare di chiuderlo per riportare la pace all’interno della città di Londra. Tramite questo evento e tramite i poteri di Jessie – capace di entrare dentro la mente dei mostri – la serie oltrepassa tutti i confini e diventa a tutti gli effetti un racconto paranormale che dominerà tutta la prima stagione de Gli Irregolari Di Baker Street.
Questo aspetto – insieme all’ambientazione vittoriana – sembra voler ripercorrere in qualche modo il successo di Penny Dreadful ma con una trama completamente diversa. L’obiettivo poteva essere raggiunto, soprattutto senza Sherlock.
In questo senso è come se Gli Irregolari Di Baker Street si fossero scavati la fossa da soli: quando chiami in causa un personaggio così noto l’attenzione – ovviamente – sarà sempre rivolta verso di lui. Sbagliare con lui, così, significa sbagliare almeno l’80% delle cose. Come è successo.
Il suo personaggio viene utilizzato per creare un varco tra quello che è il passato e quello che è il presente. Lui c’era prima e lui c’è adesso. Colui che dovrebbe sorreggere i ragazzi e la trama diventa solo un tramite, un mezzo per arrivare dove da soli non possono arrivare. Lui sostiene loro e fa un passo indietro, lasciandoci in pasto un’interpretazione che non rende onore a nulla di tutto ciò che abbiamo letto.
Nulla di tutto quello che vediamo identifica l’investigatore nel grande ruolo che in realtà ha. Poteva essere chiunque, e ciò che lo rilega a quel che è non è altro che il nome. Questa scelta è stata davvero distruttiva per la serie perché – tolto questo inconveniente – alla fine tutto riesce a funzionare.
I ragazzi sono ben identificabili: hanno una propria peculiarità, sono maturi nella loro immaturità, sono svegli e brillanti. La loro forza è tangibile e il modo che hanno di affrontare i casi è entusiasmante. La loro disperazione – nonostante sia tanta – non viene mai esasperata riuscendo a dare alla trama un tono si, serio, ma mai drammatico. Lo svolgimento delle puntate è lento, ma non noioso. Questo apre la strade a una sola probabile visione della serie che non pretende di aprire le porte a un possibile big watching.
Se durante la serie, appunto, doveste ritrovarvi senza voglia di una sana maratona, state tranquilli. Tutto normale.
Ci sono prodotti che scelgono di essere scorrevoli, e altri – come Gli Irregolari Di Baker Street – che decidono di essere qualcosa da coltivare in maggior tempo, pieno di dettagli che potrebbero stancare la nostra concentrazione ma non demolirla. Una pausa dopo una o due puntate sarà più che lecita per una Serie Tv come questa.
In conclusione possiamo definire Gli Irregolari Di Baker Street un esperimento riuscito a metà che senza quella forzatura di riportare in vita un personaggio difficile da mettere in scena non avrebbe chissà quali pecche. Riesce perfettamente a sviluppare una propria identità, una firma propria che non si vuole soffermare solo sulla tipica storia di cinque ragazzi che cercano di salvare il mondo.
Non è il capolavoro Netflix, ma non è neanche ciò che speriamo di non vedere mai più. Tutto, nonostante il finale conclusivo, sembra richiamare un’altra stagione che stavolta – vista la morte di Sherlock nell’ultima puntata – potrebbe andare oltre spaziando da sola, senza il supporto non richiesto di qualcosa di troppo grande.