Dopo circa un mese e mezzo dalla sua uscita nelle sale cinematografiche internazionali, a causa di una serie di ritardi dettati dall’emergenza della pandemia globale, The King’s Man è ora finalmente disponibile su Disney+. The King’s Man: Le origini si unisce dunque agli altri due film della saga incentrata sull’agenzia di spionaggio britannica più bon ton di sempre, rispetto ai quali funge da prequel. La storia di questo film non vede infatti il ritorno degli amati Eggsy (Taron Egerton) e Harry (Colin Firth), protagonisti delle due prime pellicole del franchise, ma si colloca un secolo prima, agli albori e durante il corso della Prima Guerra Mondiale, cosa che ci dà modo di scoprire le origini dietro alla nascita dell’organizzazione.
The King’s Man ci avrà saputo convincere? Quali sono i pregi e i difetti del film? Per rispondere a queste domande vi lasciamo qui la nostra recensione NO SPOILER: buona lettura!
Era il 2014 quando nelle sale usciva Kingsman: The secret Service, pellicola dalla regia e sceneggiatura di Matthew Vaughn (Kick-Ass, X-Men: First Class) ispirata all’omonima run fumettistica di Mark Millar. Amato da pubblico e critica per il suo approccio ironico ma al contempo pulp in un film d’azione, Kingsman aveva raccontato brillantemente le avventure di un giovane scapestrato che ritrova il senso del proprio essere diventando un perfetto agente segreto, elegantemente operativo e dai modi impeccabili. Un’ottima sceneggiatura, una regia con guizzi di grande originalità, humor e tanto azione assicurarono al film un grande successo che venne ripetuto solo in piccola parte dal suo sequel Kingsman: Il cerchio d’oro, reputato in generale come più debole ed eccessivamente sopra le righe rispetto al primo capitolo.
Nonostante i risultati al di sotto delle aspettative, Fox, poi acquistata da Disney, decise comunque di proseguire con il franchise, puntando questa volta su una pellicola prequel dai toni meno ridanciani dei precedenti e in parte anche molto più adulta e matura.
In The King’s Man infatti, seppur senza scomparire del tutto, gli elementi comici e surreali si fanno all’osso lasciando spazio a tematiche più adulte e approfondite e i personaggi assumono toni più tragici: la fotografia si tinge di colori opachi e l’idea di un’imminente catastrofe si fa sempre più vicina, conferendo al film una maggiore solennità. Se, approcciandovi al film, speravate di ritrovare le atmosfere dei primi due capitoli della saga, potreste infatti rimanere in parte delusi perché la peculiare dose di comicità presente in Kingsman, condita da dark humor e da scene volutamente esagerate e “caciarone” qui sono state molto ridimensionate. Nonostante non manchino elementi grotteschi e stravaganti, la pellicola in questione pare concentrata piuttosto sul raccontare altro: il rapporto tra un padre e un figlio e il senso della lotta.
Dopotutto, il film si ambienta durante le cupe atmosfere della Prima Guerra Mondiale: giocando con la storia e i suoi più celebri personaggi, miscelando finzione e realtà, The King’s Man racconta come il conflitto globale sia frutto di un piano perseguito dai peggiori tiranni e dalle più malate menti criminali della storia, contro i quali solo pochi guerrieri di élite oseranno schierarsi per salvare il mondo.
131 minuti densi di avvenimenti in cui succede davvero di tutto: fatti che, ripercorrendo in maniera anomala il susseguirsi degli eventi più importanti della Grande Guerra, con improvvisi e inaspettati colpi di scena, continuano a ribaltare le carte in tavola in complicati giochi di potere. Tante location, tante scene tra loro anche parecchio slegate e tante riflessioni su tematiche diverse: forse un’eccessiva mole di contenuti che alla lunga non fanno altro che rendere la visione un filo troppo densa. Il film infatti, seppur godibile nel suo insieme, non pare avere una struttura sufficientemente equilibrata e finisce per raccontare troppi avvenimenti senza lasciare il tempo allo spettatore di far sedimentare quanto appena verificatosi.
Nonostante questo difetto, il film rimane però comunque capace di accattivare il pubblico sotto tantissimi punti di vista.
Le scene d’azione non sono preminenti come si potrebbe pensare circa un film d’azione, ma quelle presenti sono davvero spettacolari. Menzione d’onore va alla sequenza, mostrata nei trailer e nel materiale promozionale del film, che vede i protagonisti scontrarsi con nientepopodimeno che una versione ancora più grottesca di Grigorij Rasputin. Una regia linda e precisa riesce infatti a trasmettere con chiarezza tutti gli elementi della spettacolare e volutamente esagerata coreografia, accompagnata a una colonna sonora assolutamente perfetta per l’occasione, che riesce a fomentare ed entusiasmare il pubblico. Il comparto tecnico del film, che poteva contare su un budget di circa 80 milioni (senza contare le spese di marketing), è di ottimo livello e contribuisce notevolmente a far calare lo spettatore nelle atmosfere del film, soprattutto nei riguardi delle scene ambientate sui campi di battaglia.
Le interpretazioni degli attori (principali e non) sono di ottimo livello: menzione d’onore va al qui irriconoscibile Rhys Ifans nei panni di Rasputin, in grado di incutere un senso di mistero e di solennità e al contempo di divertire lo spettatore per il suo lato grottesco. Non possiamo poi non parlare anche delle performance del carismatico Ralph Fiennes e del giovane e promettente Harris Dickinson, rispettivamente nei ruoli del Duca Orlando di Oxford e di suo figlio Conrad. I due attori riescono infatti a restituire molto bene il sentimento di affetto ma anche di reciproca incomprensione tre due generazioni diverse, che vedono il mondo in maniera diametralmente opposta. Tra gli altri attori emergono Djimon Hounsou, Gemma Arterton e Tom Hollander, qui nella geniale triplice parte dei cugini, nonché sovrani europei, Re Giorgio V, Guglielmo II e Nicola II.
The King’s Man: le origini è una storia composita che avrebbe tutte le potenzialità per continuare così da permettere allo spettatore di cogliere l’evoluzione della famosa agenzia segreta prima dell’approdo alla nostra contemporaneità. Il film è infatti stato palesemente pensato per avere un seguito, cosa che ci viene confermata dalle parole stesse del regista, ma anche dalla scena post-credit a termine del film, che introduce una grande e nuova minaccia per i protagonisti. Nonostante queste dichiarate intenzioni, noi non possiamo però essere certi del fatto che il film avrà un sequel: al cinema la pellicola non ha infatti ottenuto il risultato sperato dalla compagnia e, economicamente parlando, può già essere considerato un flop.
Speriamo che la Disney decida comunque di continuare a investire in questo franchise perché le potenzialità sono ancora tante!
The Kings’ Man: Le origini, giocando tra ucronia e azione, tra sprazzi di humor e picchi improvvisi di emotività, pone lo spettatore e i protagonisti di fronte a dilemmi morali e fissa l’accento su come le scelte dei singoli possano influenzare l’andamento del mondo intero. Un film visionabile a sé stante, che non necessita la visione delle altre pellicole del franchise per essere compreso e che permette allo spettatore di immergersi nelle sue interessanti atmosfere e viaggiare con la mente senza però spegnere il cervello. Consigliatissimo!