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The Night Agent non è la solita spy story- Recensione della Serie Tv, ora su Netflix

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ATTENZIONE: proseguendo nella lettura potreste trovare spoiler su The Night Agent

Drin drin. Drin drin. C’era un film, qualche anno fa, nel quale i protagonisti, dopo aver visto una pellicola, ricevevano una telefonata che annunciava la loro morte imminente. Apparentemente potrebbe non c’entrare nulla con The Night Agent se non fosse che anche nella nuovissima serie Netflix, uscita giovedì scorso, 23 marzo 2023, rispondere a una chiamata, nella notte, potrebbe innescare una escalation di morti.
Tratta dall’omonimo romanzo di Matthew Quirk, The Night Agent è un thriller cospirativo adattato per la piattaforma streaming da Shawn Ryan, nome conosciuto soprattutto per The Shield, The Unit, Lie to Me e S.W.A.T. Accanto a lui, nella stanza degli sceneggiatori, ci sono Corey Deshon e Imogen Browder, giovani talenti della sceneggiatura di cui sentiremo sicuramente parlare ancora.
In cabina di regia, a dividersi equamente i dieci episodi, sono stati chiamati Adam Arkin (tra le altre cose regista di episodi di Get Shorty, Sons of Anrachy, Master of Sex, The Americans); Guy Ferland (Chicago PD, Mayor of Kingstown, Tulsa King, solo tra le più recenti); Seth Gordon (The Goldbergs); Ramaa Mosley (Blindspot e Manifest); e Millicent Shelton (Black-ish ed Empire). E ad accompagnare sceneggiatura e regia ci sono le intense musiche di Robert Duncan, già compositore delle colonne sonore di Buffy, The Unit, Castle e S.W.A.T.

Drin drin. Drin drin, dicevamo. In realtà The Night Agent inizia nella metropolitana di Washington D.C, capitale degli Stati Uniti d’America, fulcro della politica mondiale e sede delle più importanti agenzie investigative e di spionaggio. L’agente dell’FBI Peter Sutherland, interpretato da Gabriel Basso (è Adam Jamison in The Big C, dramedy davvero interessante nel quale interpreta il figlio di Laura Linney e Oliver Pratt), è uno dei tanti passeggeri che affollano il treno 2781 (un dettaglio che ritornerà poi più avanti). Mentre compie una gentilezza nei confronti di una donna con figlia piccola e una spesa ingombrante si accorge di un uomo incappucciato che deposita sotto un sedile uno zaino sospetto. Constatato che lo zaino contiene una bomba Peter blocca il treno e fa scendere tutti pochi attimi prima dell’esplosione che provoca, fortunatamente, la morte di una sola persona.
Un anno dopo lo vediamo in giacca e cravatta entrare alla Casa Bianca e raggiungere i sotterranei sistemandosi dentro una stanza vuota dov’è presente un tavolo con sopra due telefoni, di cui uno senza tastierino numerico. Peter, per ingannare la noia, comincia a leggere un importante fascicolo che gli è stato assegnato da Diane Farr (Hong Chau), capo di gabinetto della Presidente. E finalmente il telefono, quello senza tastierino, squilla.

Rose e Peter 640×360

Drin drin. Drin drin. Dall’altro capo c’è Rose Larkin, interpretata da Luciane Buchanan, ex proprietaria e CEO di una startup appena fallita, la quale ha avuto il numero di telefono dallo zio che è stato appena ucciso brutalmente insieme alla zia. Rose è terrorizzata, non capisce cosa stia succedendo, e dopo l’iniziale equivoco tra lei e Peter sul come abbia avuto quel numero e sul perché lo abbia chiamato, i due iniziano un rapporto che li porterà a smascherare un complotto di proporzioni bibliche coinvolgente gli apparati statali più importanti, a essere inseguiti da agenzie di sicurezza senza scrupoli e da spietati killer col rischio di venire ammazzati più e più volte.

Rose e Peter, quest’ultimo in particolare, sono le ultime ruote del carro. Lui, poi, ha un passato doppiamente scomodo: è figlio di un traditore ed è perseguitato da una rete di complottisti che lo accusano di essere l’autore dell’attentato nella metropolitana. Così, questo baldanzoso agente, tende ad affezionarsi e fidarsi ciecamente di chi gli mostra un minimo di comprensione. Spesso sbagliando.
Tra Peter e Rose, inizialmente, manca la fiducia. La ragazza, infatti, ha sentito cose dagli zii che non avrebbe dovuto sentire e per questo, molti intorno a lei, la vorrebbero mettere a tacere per sempre. I due sopravvivono a diversi attentati rendendosi conto che non possono fidarsi di nessuno se non di loro stessi, creando così un legame che è destinato a crescere nel corso delle puntate fino a renderli una coppia perfettamente funzionale. Proprio questa maturazione è uno degli elementi interessanti della serie perché si sviluppa in maniera lenta e costante, del tutto credibile, grazie al concatenarsi di eventi sempre più pericolosi.

Chelsea ed Erik 640×360

I due, inoltre, sono accomunati anche dalla necessità di scoprire il passato dei loro parenti più prossimi. Rose, infatti, sta cercando di capire come mai i suoi zii siano stati barbaramente uccisi da una coppia di spietati assassini (Ellen e Dale, interpretati rispettivamente da Eve Harlow e Phoenix Raei), mentre Peter sta cercando di riabilitare la memoria di suo padre. Questo bisogno impellente di verità li porta a non fermarsi alle apparenze e a dubitare di chiunque stia loro attorno.
Parallelamente a questa storia si sviluppa anche quella di Maddie (interpretata da Sarah Desjardins) studentessa al college e figlia del vicepresidente degli Stati Uniti (Christopher Shyer). Maddie gode della protezione del Secret Service e la sua scorta è comandata dalla giovane agente Chelsea Arrington (interpretata da Fola Evans-Akingbola) alla quale viene affiancato un più anziano ed esperto agente, Erik Monks (D.B. Woodside) reduce da riabilitazione e disintossicazione. Tra i due scoppia subito un conflitto generazionale ben delineato. Hanno, infatti, approcci diversi nella gestione di Maddie ma alla fine devono, giocoforza, fare fronte comune per risolvere un problema che potrebbe rovinare non solo la loro carriera.

The Night Agent è un intricato thriller ben confezionato, con alcune caratteristiche piuttosto atipiche rispetto al genere. Gli schieramenti si delineano piuttosto in fretta; i colpi di scena sono piuttosto pochi e gli inseguimenti e le sparatorie, rispetto al solito, sono in misura minore anche se perfettamente funzionali alla storia. I suoi personaggi sono ben costruiti, con un solido background alle spalle, per altro raccontato a inizio di ciascuna puntata con dei brevi flashback, risultando credibili e per niente stereotipati. Anche Peter, all’apparenza il classico eroe silenzioso, in realtà offre ben di più, e dimostra una crescita personale, caratterizzata dal saper riconoscere i propri errori, interessante e degna di esser seguita.
La trama si sviluppa soprattutto grazie alla psicologia dei personaggi e le motivazioni che li portano a compiere determinate azioni. I protagonisti non hanno quella smania di voler fare tutto loro e lavorano più in coro arricchendo così le puntate che altrimenti risulterebbero noiose e ripetitive.
Un notevole pregio di questa serie è la quasi totale assenza di redenzione così che l’ambiguità di certi personaggi, presente dall’inizio alla fine, accresce o diminuisce secondo il copione ma non si annulla mai evitando quella necessità di confezionare, per forza di cose, un finale buonista.

Hong Chau 640×360

The Night Agent non è certamente un capolavoro. È, semmai, quel genere di serie dinamica e veloce ma anche capace di regalare inaspettati monologhi riflessivi per nulla scontati, costruita come puro intrattenimento, per far passare allo spettatore circa dieci ore senza farsi troppe domande. I buchi di trama o la sparizione di certi personaggi non infastidiscono perché si capisce che non ha la pretesta di aspirare all’Olimpo delle serie, come una Homeland, per fare un esempio. E dalla sua ha anche un po’ di quel fascino retrò tipico di certe serie di inizio millennio senza risultare per questo polverosa né, tanto meno, sorpassata.