Voto: ★★★★★ (5 su 5)
ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su The Penguin 1×04 e sui precedenti episodi della serie tv HBO
Passano le settimane e The Penguin continua a salire vertiginosamente di livello. Ormai non possiamo considerare più la serie tv HBO una rivelazione, ma dobbiamo trattarla come una solida certezza. Esattamente a metà percorso arriva una puntata pazzesca, forse la migliore finora. Un episodio necessario, incentrato su quel magnifico personaggio che è Sofia Falcone. The Penguin 1×04 scava a fondo nel background della donna, portando allo scoperto finalmente tutto il suo passato tormentato. Lo fa con una crudezza incredibile, non lesinando alcuna sofferenza allo spettatore che inerme assiste alla devastazione di Sofia, dilaniata e frammentata dall’esperienza ad Arkham.
L’episodio raggiunge picchi d’intensità importanti. Oltre a definire meglio il personaggio di Sofia Falcone, offre qua e là spunti di riflessione davvero interessanti. Molto inquietanti, ma stimolanti. La tensione, come nelle precedenti puntate della serie di HBO, si coniuga alla perfezione con la riflessione, e in questa recensione di The Penguin 1×04 vogliamo analizzare proprio questi snodi concettuali, utili sicuramente per inquadrare meglio il personaggio di Sofia, ma interessanti proprio sotto il profilo del libero ragionamento. Gettiamoci, dunque, nel cuore di questa magnifica puntata. Ulteriore consacrazione per una serie che ormai si sta candidando con forza tra le migliori di questo 2024.
La metamorfosi di Sofia
The Penguin 1×04 riparte dalla fine dello scorso episodio. Sofia prende coscienza del doppio gioco di Oz e questo nuovo tradimento innesca la miccia che porta a un lunghissimo flashback, che ci svela, finalmente, il passato della rampolla di casa Falcone. E non è decisamente come lo immaginavamo. Abbiamo visto, infatti, come sia stato suo padre a farla rinchiudere, ingiustamente, ad Arkham, causando la sua completa devastazione. Torneremo su questo punto più avanti. Ciò che ci preme sottolineare, però, adesso è il compimento, che avviene proprio in The Penguin 1×04, della metamorfosi di Sofia. Un cambiamento che non è tanto una maturazione, quanto piuttosto una definitiva frammentazione, che parte dalla reclusione ad Arkham e arriva sino al nuovo, definitivo, tradimento di Oz.
Completamente distrutta, Sofia abbraccia la sua nuova se stessa. Il processo di auto-definizione passa per lo sgretolamento dell’io, che implica il fisiologico rinnegamento della famiglia. Sofia, tradita proprio dalla stessa mano che l’ha nutrita, riesce a ritrovarsi soltanto quando si libera, mentalmente e fisicamente, della sua stessa famiglia. Certo, ritrova una se stessa dilaniata e irrecuperabilmente scheggiata, ma siamo comunque davanti a un’importante presa di coscienza. La prima, probabilmente, dopo l’inferno vissuto ad Arkham.
Particolarmente entusiasmante, in tal senso, è la scena del banchetto, in cui, verso la fine della puntata, Sofia prende la parola e con un monologo da brividi ripercorre ciò che la sua famiglia le ha fatto vivere, prima di uscire di scena e prendersi la sua personalissima rivincita. Un manifesto di questa metamorfosi al centro di The Penguin 1×04, che arriva dopo un dolorosissimo processo di smarrimento personale.
Il racconto dell’inferno di Sofia in The Penguin 1×04
Al centro del racconto, in The Penguin 1×04, troviamo, come detto, l’esperienza di Sofia ad Arkham. La reclusione della donna viene narrata come una sorta di discesa agli inferi. La caduta avviene mediante il più vile dei tradimenti. Per nascondere i propri omicidi, Carmine Falcone fa ricadere la colpa sulla propria figlia. Sul sangue del suo sangue. Sull’erede del proprio Impero. Tra le mura del manicomio, Sofia vive un’esperienza di dannazione, fatta di violenza e sadismo. Con una cura magistrale, The Penguin 1×04 tratteggia le diverse fasi della cancellazione dell’io. Sofia viene progressivamente distrutta. Privata di ogni spessore individuale e ridotta a un guscio.
Nel corso del racconto, la stessa donna sottolinea a più riprese questo processo di distruzione a cui viene sottoposta. È interessantissimo notare come muta la resa del personaggio nell’incedere dell’episodio. Lo sguardo solare e quasi ingenuo di inizio puntata viene sostituito da quello vacuo e allucinato che protegge Sofia dalle torture inflittele. La follia prende progressivamente il sopravvento, annidandosi nei suoi occhi e nelle sue movenze. La metamorfosi della donna è anche fisica oltre che mentale. Viene sottolineata la deformazione che Arkham provoca, simile a quella che le anime dei dannati vivono all’inferno. Questa metafora è particolarmente calzante soprattutto se poi collegata a quella metamorfosi di cui abbiamo parlato sopra. Che, ricordiamo, non è rinascita, ma disintegrazione. Perché dall’inferno non proviene la vita, ma la morte.
The Penguin 1×04 e la malattia mentale
Uno degli aspetti collaterali più interessanti del dramma di Sofia in The Penguin 1×04 è il ragionamento sulla malattia mentale. Prima c’è la morte di sua madre, fatta passare come un suicidio derivante da una sindrome depressiva. Poi c’è chiaramente la reclusione di Sofia, anch’essa mascherata dallo spettro della malattia mentale. L’aspetto più interessante è che questo elemento non viene usato come mera scusante o giustificazione, ma si configura come una vera e propria manipolazione, che finisce per lasciare dei segni profondi ed evidenti. Al pari di una reale malattia.
È come se in The Penguin 1×04 assistessimo a una sorta di “creazione” della malattia mentale. Questa viene instillata nell’inferno di Arkham. Concepito, in teoria, per combattere la malattia mentale. Il luogo di cura diventa luogo di condanna e mentre qui questo aspetto ha un valore narrativo fondamentale, in realtà questo scenario possiede anche dei riferimenti, esterni, molto potenti. Usando la malattia mentale come esempio, si possono riconoscere, nel quotidiano, moltissimi ambienti in cui la lotta contro una problematica finisce per diventare causa della problematica stessa. Il calvario di Sofia, insomma, nasconde una denuncia sociale ben più estesa, che si configura anche in un altro aspetto, ancora più interessante di questo.
“È il mondo a essere malato”
In uno dei passaggi più illuminanti di tutto l’episodio – e probabilmente di tutta la serie – Sofia sostiene che non è lei a essere malata, ma che il mondo lo è. Questa considerazione condensa la sua intera condizione, perché è esemplificativa della dolorosa discesa negli inferi che ha vissuto. E che l’ha distrutta per sempre. Accusata ingiustamente di omicidio multiplo, Sofia è stata talmente tanto manipolata da arrivare ad abbracciare quella stessa violenza che non ha mai perpetrato. Spezzata dopo che le è stato negato il processo, la donna aggredisce la sua compagna di prigione. Diventa quella carnefice che tutti la consideravano. Accoglie quell’etichetta che la società le ha affibbiato e che con tanta forza ha cercato di inculcarle. Riuscendoci, in fin dei conti.
Ora, chiaramente qui in The Penguin 1×04 questo discorso è calato nel microcosmo di Arkham, e ha una valenza ben precisa. Un po’ come per il discorso della malattia mentale, però, dobbiamo un attimo allargare il tiro e ragionare fuor di metafora. Questa sorta di “condizionamento” cui viene sottoposta Sofia cela un rimando a quel meccanismo di “definizione dall’esterno”, per così dire, che caratterizza fortemente la società odierna. Quante volte una voce, al giorno d’oggi, rischia di diventare talmente potente da rimanere per sempre appiccicata addosso? Quanto spesso si parla di etichette e di quanto sia difficile scollarle? Ecco, The Penguin 1×04 mostra proprio questa realtà.
Il condizionamento è qualcosa che esiste nella nostra società. È un fenomeno impossibile da ignorare. In The Penguin 1×04 le conseguenze sono chiaramente estreme, ma è innegabile non vedere nella frammentazione di Sofia quelle piccole e grandi limitazioni individuali cui ogni giorno le persone si sottopongono per seguire i dettami dell’ambiente esterno. Il mondo, oggi, frustra la determinazione dell’io. Senza le conseguenze estreme che ci mostra il caso di Sofia, questo è chiaro, ma ancora una volta osserviamo come lo spunto offerto da The Penguin 1×04 sia concettualmente molto potente.
La straordinaria Cristin Milioti in The Penguin 1×04
Andiamo verso la conclusione di questa recensione di The Penguin 1×04 con una doverosa postille sulla strepitosa performance di Cristin Milioti. Se tutto il calvario di Sofia risulta ben costruito, drammatico ed estremamente convincente buona parte di merito va all’attrice, semplicemente strepitosa in questa puntata. Come lo era stata in quelle precedenti. Cristin Milioti riesce a reggere alla perfezione un episodio parecchio impegnativo. Sa rendere al meglio le diverse fasi della frammentazione della sua Sofia, rimanendo sempre nel personaggio e valorizzando ogni sua sfumatura.
Siamo semplicemente estasiati dalla prova pazzesca dell’attrice, che sta dando vita a uno dei personaggi più interessanti di questa stagione televisiva. Come detto in fase d’introduzione, la serie di HBO, visibile qui da noi su Sky, non è più una sorpresa ormai, ma una solidissima realtà. Dalla prossima settimana entreremo nella seconda parte del racconto, e le cose si faranno ancora più intense (come vi avevamo raccontato anche nella nostra recensione in anteprima senza spoiler). Nel salutarci, dunque, oltre a darvi l’appuntamento a settimana prossima vi lasciamo i link per rileggere le precedenti recensioni della serie: qui potete recuperare il pilot, qui la seconda puntata della produzione HBO e infine qui l’appuntamento di settimana scorsa.