Cosa significa per voi avere una vita perfetta? Credo che la risposta a questa domanda sia diversa non solo per ognuno di noi, ma anche nelle diverse fasi della vita di una persona. A 8 anni avrei risposto che la vita perfetta è quella in cui si può giocare con le Barbie tutto il giorno, a 14 che è quella in cui il ragazzetto carino del quinto anno vuole uscire con me. In questo momento risponderei che nella mia vita perfetta scrivo dalla mattina alla sera e a fine giornata torno a casa da una persona che mi ama. Niente di più semplice. Eppure ci sono idee di vita perfetta che la semplicità non sanno neanche cosa sia. Idee fatte di vite patinate, sorrisi di circostanza e tanta, tantissima puzza di falsità. Idee come quella che vediamo rappresentata in tutta la sua insostenibilità in The Perfect Couple.
All’ideale della vita perfetta si accompagna spesso e volentieri – aggiungerei platealmente nel caso specifico – quello di coppia perfetta: due persone che si amano alla follia e vivono la loro favola nell’universo fatato fatto di ricchezza e felicità che hanno con più o meno sforzi costruito. L’universo fatato che immaginiamo abbiano, ma che spesso e volentieri altro non è che una montatura. Ma cosa succede quando un evento tanto tragico quanto improvviso come una morte sospetta irrompe nel bel mezzo della serena beatitudine della coppia perfetta con una famiglia perfetta e una vita perfetta? Succede praticamente di tutto, come raccontato nella miniserie diretta da Susanne Bier, disponibile dal 5 settembre su Netflix. Una serie che per storia e attrici presenti è stata parecchio attesa. E allora cominciamo un po’ a scoprirla insieme. Ma attenzione: ci saranno un po’ di piccoli spoiler qua e là.
The Perfect Couple: la trama (allerta spoiler media)
Amelia Sacks e Benji Winbury sono una giovane coppia prossima alle nozze. Lei è una ragazza dalla vita semplice: ama gli animali, ha un lavoro allo zoo ed è cresciuta in una famiglia che potremmo definire – passatemi il termine – normale. Lui invece è il secondogenito di una famiglia che definire ricca sarebbe riduttivo, una di quelle che frequentano solo le persone che contano e possiedono ville giganti in ogni dove, comprese le isole più esclusive. Ed è proprio nella residenza familiare sull’isola di Nantucket che deve celebrarsi il matrimonio dei due giovani innamorati. Famiglie e amici arrivano sull’isola e, come tradizione americana vuole, festeggiano insieme il giorno prima delle nozze. All’alba del giorno del matrimonio, però, il corpo morto di una ragazza viene ritrovato sulla spiaggia.
La ragazza in questione non è un’invitata qualunque: è Merritt Monaco, migliore amica della sposa nonché sua damigella d’onore. Un ruolo che, chiaramente, non potrà mai ricoprire. Merritt è uno di quei personaggi che vengono raccontati in modo estremamente diverso a seconda che si tratti delle scene prima o dopo la sua morte. All’inizio della serie dipinta come la classica influencer non proprio simpaticissima che ha bisogno di documentare ogni passo che fa, puntata dopo puntata ne vengono svelati segreti e fragilità, rendendola il personaggio forse più approfondito dell’intera serie. Il che è tutto dire, essendo ormai Merritt impossibilitata ad avere un vero e proprio sviluppo futuro.
La morte di Merritt mette in moto una serie di eventi che vanno ben oltre il semplice annullamento del matrimonio.
Ci vuole poco a capire che quella che alcuni vorrebbero dipingere come una morte accidentale o addirittura autoinflitta altro non è che un omicidio. Ma questo significa che qualcuno all’interno di una cerchia abbastanza ristretta deve averla uccisa. Le indagini cominciano allora a far venire fuori una serie di altarini dei quali tutti, chi più chi meno, diventano protagonisti. E al centro di tutto c’è proprio quella che viene definita a gran voce la coppia perfetta, il vero nucleo della serie fin dal suo titolo. A comporla però, a differenza di quanto si possa immaginare prima di cominciare la visione, non sono i futuri sposini: sono Greer e Tag Winbury, i genitori dello sposo. Famosa scrittrice lei, semplicemente ricco lui.
Greer e Tag sono gli architetti di un castello – ma che dico, di un vero e proprio universo – basato sulla perfezione, loro e di chi gli sta intorno. Davanti agli inviati ai loro eventi e alle telecamere dei media sono innamorati persi da ventinove anni, hanno tre figli belli e realizzati, una casa e una vita da sogno. Nel privato vivono però una relazione fatta dei continui tradimenti di lui ma anche di un amore che è diventato praticamente un’ossessione. Un rapporto malato dal quale non può che generarsi un mondo altrettanto malato.
Il primogenito Thomas non fa altro che imbottirsi di pillole e tradire sua moglie, perché buon sangue non mente. L’ultimogenito Will è un diciassettenne pieno di fragilità che sono il preciso riflesso di una vita familiare piena di bugie. E a completare il quadretto c’è poi la nuora Abby, moglie di Thomas, che sembra essersi abituata piuttosto bene alle dinamiche dei Winbury. Dinamiche che la morte di Merritt cominciano a venire a galla. E una volta scoperchiato il vaso di Pandora, richiuderlo non è una possibilità contemplata.
Tante trame, poca profondità.
The Perfect Couple riprende una dinamica abbastanza tipica dell’intrattenimento giallo e poliziesco, quella per cui a un certo punto tutti i personaggi vengono sospettati di essere l’assassino. Gelosia? Soldi? L’uno e l’altro insieme? I moventi che possono aver spinto il colpevole a uccidere Merritt sono numerosi, e quasi tutti i Winbury – e non solo, anche qualcuno dei personaggi che le orbitano attorno – ne hanno uno. È un classicone, la struttura che ci permette di restare con il dubbio fino all’epilogo finale e, ça va sans dire, di continuare a guardare la serie fino all’ultimo episodio. E l’espediente regge, dato che anche nel caso specifico il vero colpevole non è scontato né banale.
Ma c’è palesemente un ma. Anzi, ce ne sono due. Il primo è che la volontà di puntare l’attenzione su tutti non permette di focalizzarsi mai davvero su nessuno. La narrazione si sofferma puntata dopo puntata sulle motivazioni e sugli intenti prima di un personaggio, poi di un altro, senza mai darci la possibilità di andare oltre quel singolo momento. Cosa li ha resi ciò che sono? Cosa vogliono davvero? In alcuni casi non è dato sapere; in altri, come nel caso di Greer, viene raccontato in maniera tanto repentina e inaspettata da dare la sensazione di essersi persi qualcosa.
Il secondo Ma è anche un altro piccolo spoiler alert: basta fare la conta dei personaggi ai quali non è stata ancora data la colpa per capire chi è l’assassino. Gira che ti gira, il cerchio si restringe attorno a uno, l’unico ancora troppo poco raccontato. E in una serie in cui il dubbio è tutto, non avere l’occasione di doversi ricredere su qualcuno che si era ingiustamente difeso con successo è un elemento che, col senno di poi, manca.
Il responso di The Perfect Couple è quello che si dà a una serie che ci prova, ma che non sempre ce la fa.
Una serie che sembra fondere elementi presi altrove in un potpourri che serve al suo obiettivo se questo è il semplice intrattenimento, ma che non mette mai in gioco quel qualcosa in più che la rende memorabile. La sigla, con un appeal stranamente bollywoodiano, dà il via a episodi dalla struttura piuttosto statica che non lasciano spazio a grandi colpi di scena. Per quanto continuiamo a porci fino alla fine la fatidica domanda “Chi ha ucciso Merritt?”, tutto il resto sembra già scritto fin dall’inizio. Sospetteremo di chiunque? Lo sappiamo già. Merritt aveva una relazione che non avrebbe dovuto avere? Lo sappiamo già. La futura sposa – e qui nuova allerta spoiler – ha una palese attrazione per il bell’amico di famiglia? Questa risposta non c’è neanche bisogno di fornirla.
E nemmeno l’interpretazione che Nicole Kidman dà di Greer riesce a salvare la situazione. Anzi, non sembra poi troppo distante da quella che aveva messo in atto come protagonista di The Undoing, pur trattandosi di due donne estremamente diverse. Sintomo, questo, di un’assenza di profondità dalla quale The Perfect Couple purtroppo soffre senza riuscire a riprendersi.
La verità è che il tema non basta
Fin dal suo titolo e dai primissimi minuti del racconto, The Perfect Couple vuole farsi portatrice di un tema oggi più che mai attuale: la voglia – o meglio l’ossessione – di raggiungere una fantomatica perfezione. Se ne parla da sempre soprattutto per quanto riguarda le persone famose, ancora di più da quando quello dell’influencer è diventato un mestiere ben remunerato. Quanto sono vere le vite che ci vengono raccontate? Quelle in cui tutto è al posto giusto, la pelle è liscia come la seta e i capelli sono sempre in ordine. E soprattutto, quanto è giusto che le vite così raccontate siano per noi persone normali una fonte di ispirazione?
Alla grande importanza di queste tematiche, questa miniserie targata Netflix non riesce a far coincidere un’altrettanto grande capacità di racconto. Dopo aver visto piccoli gioielli come La caduta della casa degli Usher – qui la recensione – sappiamo che si può, e forse si dovrebbe, fare di meglio. Che la suspence vera è un’altra cosa, anche quando nella pratica sai già cosa succederà. Ma ci sono due cose per le quali a The Perfect Couple va dato merito. La prima è che dimostra per bene, dal primo all’ultimo secondo, che la perfezione non esiste. La seconda è che siamo tutti bravi a dire che nessuno è perfetto, ma lo siamo molto meno a dimostrare un tale livello di imperfezione. E se le cose stanno così, dai rampolli delle famiglie milionarie farò bene a tenermi alla larga.