Ryan Murphy torna, un mese dopo l’esordio di Mostro – La Storia di Jaffrey Dahmer, con una nuova Serie Tv che si divide tra il thriller e l’horror. Soltanto fino a qualche giorno fa tessevamo le lodi della sua opera descrivendola come uno dei prodotti più validi della piattaforma streaming Netflix. Tutto in Dahmer era filato liscio: recitazione impeccabile, sceneggiatura attenta, equilibrio tra storia e finzione. Ogni cosa meritava le nostre lodi, ogni cosa meritava ciò che ha ottenuto, perfino le polemiche. D’altronde, un grande prodotto porta con sé diverse responsabilità, e questo raccontava un evento estremamente delicato. Non era infatti soltanto la storia di un serial killer davvero esistito, ma anche la storia di un’America che non era stata ascoltata al momento giusto e che ha pianto su dei morti che avrebbero potuto non esserci se le autorità fossero intervenute quando richiesto. Per queste ragioni la trasposizione seriale di questa inquietante e angosciante storia vera si è rivelata un vero e proprio piccolo capolavoro. L’equilibrio tra la storia e i processi narrativi della serialità è stato qui raggiunto in modo quasi sublime, restituendoci una narrazione che ci ha fatto sia arrabbiare che commuovere. Insomma, ci ha provocato qualcosa. Ci ha fatto sentire qualcosa. Per questa ragione, rivedere un mese dopo una nuova Serie Tv ispirata a fatti realmente accaduti creata dallo stesso regista ci ha fatto brillare gli occhi. Avevamo la possibilità di rimanere di nuovo piacevolmente sorpresi. Erano tante le cose che ci aspettavamo ma che, purtroppo, non sono arrivate. The Watcher è prima in classifica nella top 10 della piattaforma, e le ragioni sono ovvie: tutti l’abbiamo guardata con la stessa speranza, salvo poi rimanere lì, di fronte allo schermo, pietrificati. E non per il terrore. Non sempre almeno.
The Watcher – durante la sua narrazione – produce tanto rumore. Ma soltanto arrivando alla fine della sua storia si comprende che alla fine, quel rumore, non ha portato a nulla.
Come anticipato, The Watcher racconta una storia realmente accaduta non troppi anni fa. Una famiglia decide infatti di trasferirsi in una tranquilla cittadina americana in una casa da sogno, ma le cose diventano presto un incubo. Una volta trasferiti ricevono infatti diverse lettere minatorie firmate da qualcuno che si soprannomina The Watcher (l’osservatore). Nonostante l’intervento (tardivo) della polizia e le diverse indagini, la famiglia non riuscirà mai a scoprire chi si celi dietro quelle minacce, decidendo così di mettere fine a questa terribile storia trasferendosi in una nuova casa. Ryan Murphy sceglie di raccontare fedelmente sia l’inizio che la fine di questa storia, lasciando così invariato il finale di questa storia. Fin qui nulla di strano, ma il problema risiede proprio nello svolgimento della storia.
Chiariamoci: è ovvio che, essendo una Serie Tv, Murphy dovesse inventarsi degli espedienti narrativi capaci di mantenere vivo il nostro hype, ma il suo è un lavoro che si distrugge una volta che il finale si palesa e la storia volge alla sua naturale conclusione. Per tutta la durata della serie ci faremo infatti spazio all’interno di un quartiere in cui tutti sembrano nascondere dei segreti. I vicini di casa sembrano ambigui e, soprattutto, sembrano conoscere le risposte che la famiglia vorrebbe ottenere. Per questa ragione più andiamo avanti nelle puntate e più i nostri sospetti sui vicini si amplificano. In un episodio crediamo che la strana coppia nasconda qualcosa, e poi che a nasconderla sia l’anziana signora con le treccine. Più andiamo avanti e più crediamo che tutti, in un modo o nell’altro, facciano parte di un complotto contro la famiglia e nei confronti della casa, ed è lo stesso Murphy a convincerci di ciò.
I vicini, la polizia, l’agente immobiliare, l’investigatrice privata e perfino gli stessi componenti della famiglia: ognuno dei protagonisti diventa per noi un sospettato, un possibile colpevole. Non ci siamo mai davvero fidarti di nessuno durante la narrazione, raggiungendo così lo scopo di Murphy. Ognuno dei sospettati parlava utilizzando gli stessi termini, elemento che veniva sottolineato dalla coppia protagonista stessa facendoci così pensare che fosse davvero tutto frutto di un complotto di cui saremo presto venuti a conoscenza, ma così non è stato.
Il problema centrale di The Watcher è che Ryan Murphy ha scelto di utilizzare degli espedienti narrativi che acquisiscono un senso soltanto se ad attenderli c’è un finale che restituisce risposte. Senza questo, tutto perde valore facendoci semplicemente dire, alla fine della storia, uno sbalordito e deluso: tutto qua? L’idea alla base è ovviamente valida, ma il punto è lo svolgimento di questa. Ryan Murphy ci fa credere che ci sia qualcosa sotto di assurdo, ma alla fine ci lascia con un pugno di mosche in mano. Capiamo che la storia reale si fosse conclusa davvero in questo modo, ma avrebbe dovuto cercare altri mezzi per narrarla. In questo modo non ha fatto altre che alzare troppo le aspettative per poi deluderle. Nessun vicino, nella storia reale, si era dimostrato ambiguo. Questa parte della storia è stata aggiunta dal regista con lo scopo di tenerci sulle spine, ma a posteriori era qualcosa di evitabile.
Nulla da ridire, però, sul piano tecnico. Chi conosce e ama American Horror Story, l’opera horror che lo ha reso un asso nel genere, ha sicuramente avvertito la sua firma. I rimandi alla Murder House erano infatti qui presenti tra gente che accedeva liberamente all’abitazione e personaggi che sembravano nascondere un terribile segreto proprio dentro quelle mura. I momenti di puro terrore non sono mancati e, soprattutto, ci sono piaciuti tutti. Ed è proprio questo il dettaglio che, durante l’epilogo, ci fa arrabbiare. Molte cose sono infatti adesso considerabili come un in più dato il finale, e questo non va bene. Perfino la finta confessione dell’investigatrice privata stona con tutto quello che è accaduto. Questa scelta narrativa sembra infatti un ennesimo (finto) colpo di scena che ci ha fatto credere qualcosa che alla fine non si è concretizzato, così come in tutto il resto della narrazione.
Apprezziamo la storia nel suo complesso, e l’intrattenimento ci ha fatto passare delle ore più che godibili, ma il finale in una Serie Tv fa sempre la sua parte, e in prodotti come questi è praticamente tutto. Dato come sono andate le cose, avremmo potuto vedere la prima e l’ultima puntata insieme saltando tutte quel del mezzo e non ci sarebbe stata differenza perché tutto quello che accade nel frattempo è, in sostanza, totalmente inutile. Dopo una grande Serie Tv come quella di Dahmer le aspettative per il nuovo horror di Ryan Murphy erano altissime, ed è un dispiacere dover affermare che le cose non sono purtroppo andate come avremmo voluto.